“In base a quali parametri scegliete un fornitore di ortofrutta?”. Isidoro Trovato, giornalista del Corriere della Sera, è andato subito al cuore della questione quando è arrivato il momento di aprire forse uno dei momenti più interessanti e attesi della prima edizione di Fresh Retailer: Show&Conference, l’evento organizzato dal giornalista Eugenio Felice e dalla testata FM a Milano lo scorso 13 novembre.
Vicino a lui, infatti, un ottimo parterre di interlocutori del mondo della Gdo: Claudio Mazzini (Coop Italia), Gianmarco Guernelli (Conad), Giovanni Panzeri (Carrefour), Stefano Favari (Auchan), Luigi Lamontagna (Gruppo Lillo), Giovanni Sansone (Dimar / Selex), Rossella Brenna (Unes) e, infine, Sergio Fessia (Eataly).
Qualità del servizio, capacità di fare marketing, specializzazione, innovazione, continuità. Queste alcune delle risposte più ricorrenti da parte dei buyer ortofrutta delle insegne presenti alla conferenza. Ovviamente, ognuno ha le sue specificità in base alla tipologia di formato e di clientela, ma il tema della “collaborazione” e tornato di frequente in molti degli interventi.
C’è chi apprezza un rapporto quasi quotidiano per riuscire a risolvere e correggere eventuali problemi nel minor tempo possibile, chi sottolinea soprattutto l’esigenza di poter essere seguito da commerciali realmente preparati. Chi ancora apprezza la voglia di mettersi in gioco da parte delle aziende ortofrutticole o chi premia l’investimento in ricerca nonché lo sviluppo delle risorse umane interne alle aziende con le quali collaborano.
Con un avvertimento, anzi due, espressi chiaramente da Claudio Mazzini, responsabile nazionale ortofrutta di Coop, l’insegna leader per quote di mercato in Italia.
Se avete fatto scelte sbagliate a monte non è colpa nostra. In ortofrutta la fiducia va sempre rinnovata e dobbiamo farlo insieme”.
L’innovazione, quindi, secondo Mazzini, è fondamentale nella scelta di un fornitore del settore ortofrutticolo, ma ci deve essere coerenza e programmazione nel farla.
In altri settori nessuno fa investimenti milionari senza prima sapere cosa vuole il consumatore. Nel mondo dell’ortofrutta succede spesso il contrario. Ma non funziona così! Dobbiamo girare il paradigma. Cosa vuole il consumatore? Solo dopo aver risposto a questa domanda possiamo fare innovazione. Noi non possiamo vendere quello che non ci chiede il consumatore.
Si è parlato anche di comunicazione nel punto vendita e chi, in particolare, ha sottolineato con forza questo aspetto decisivo è stato Sergio Fessia, responsabile ortofrutta per i punti vendita del Nord Italia di Eataly. Una realtà particolare quella ideata da Oscar Farinetti, che molti spesso fanno fatica a considerare realmente un attore della Gdo, quanto più un ibrido che fonde le classiche caratteristiche delle insegne del retail con quelle della risorazione.
Se Fessia sogna, a proposito di comunicazione, un mondo nel quale un giorno sia possibile vedere in televisione delle “previsioni della frutta” sulla falsa riga delle più note “previsioni del tempo”, scendendo nel concreto considera la comunicazione il vero tallone d’Achille del mondo dell’ortofrutta: “Noi ci daremo da fare sempre di più da questo punto di vista, in modo ancora più bello di quanto già facciamo ora”. Il motivo?
Se la comunicazione è fatta bene, la bellezza esterna dei frutti non è più così importante e si possono vendere, tranquillamente, per esempio, anche delle pere dalla pezzatura piccola.