07 ottobre 2014

Radicchio di Chioggia. Attenzione a quello taroccato

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«In Italia si producono ogni anno due milioni e mezzo di quintali di radicchio. Il Veneto ne produce, da solo, la metà e, di questa metà, quasi l'80%, circa un milione di quintali, è radicchio tondo, ma solo 600mila quintali provengono dai dieci comuni che appartengono all'Igp». La cosiddetta “rosa di Chioggia”, quindi, è uno dei prodotti più contraffatti d'Italia. Queste le dichiarazioni di Giuseppe Boscolo Palo, presidente del Consorzio di tutela del radicchio Igp, riportate dal quotidiano La Nuova di Venezia e Mestre, durante un convegno organizzato da Coldiretti a Chioggia sul tema della contraffazione agroalimentare. E l’eccesso di offerta fa anche crollare i prezzi all’ingrosso secondo il presidente, attualmente intorno ai 12-18 centesimi al chilo, quando i costi di produzione si aggirano intorno ai 40.

Questo surplus di offerta di prodotto non certificato nasce, secondo Palo, da erronee politiche risalenti ad una decina di anni fa, “quando alcuni produttori, dopo aver ricavato il radicchio chioggiotto selezionandolo da una varietà di Castelfranco, hanno venduto il seme «in giro per il mondo» – continua l’articolo – consentendo così la nascita di molte varietà ibride che spesso vengono spacciate per «radicchio di Chioggia», senza esserlo”.

Per correre ai ripari il Consorzio di tutela sta lavorando per aumentare il numero di produttori associati e sulla promozione, “coinvolgendo i ristoranti nella proposta di menù con piatti a base di radicchio Igp e i pasticceri nella “riformulazione” della “ciosota”, dolce tipico base di radicchio che, d'ora in avanti, si vorrebbe fosse solo Igp”.

Fonte news | nuovavenezia.gelocal.it. Crediti foto | Ortoveneto

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