Nella bolla nella quale il virus ci ha costretto a entrare abbiamo cambiato bisogni, stili di vita, esigenze, abitudini alimentari, siamo anche inevitabilmente diventati più pessimisti, ma a una cosa non abbiamo rinunciato: il cibo.
Non è ovviamente un quadro positivo, né troppo ottimistico, sebbene gli italiani abbiano dimostrato una cosiddetta resilienza fuori dal comune, quello che emerge quest’anno nel Rapporto Coop, presentato a Milano da Albino Russo, direttore generale di Ancc Coop insieme a Maura Latini e Marco Pedroni, rispettivamente Ad e presidente di Coop Italia.
Se da un lato, pensando ai consumi alimentari e alla distribuzione, alcune tendenze non hanno fatto altro che consolidarsi, altre hanno completamente stravolto il carrello della spesa e, volendo, non è neanche così facile capire cosa resterà, quando tutto sarà finito, e cosa invece si consoliderà.
Di carne al fuoco ce n’è anche quest’anno in questa prima anticipazione del Rapporto Coop 2020, che oltre alla collaborazione di molti istituti di ricerca, ha arricchito lo studio con due diverse indagini svolte ad agosto, denominate “Italia 2021 il Next Normal degli italiani” e condotte coinvolgendo un campione di 2.000 italiani rappresentativo della popolazione over 18 e 700 opinion leader e market maker fruitori delle passate edizioni del Rapporto.
La lancetta dei consumi torna indietro
Quella che stiamo vivendo è una crisi sostanzialmente senza precedenti, la più dirompente dal secondo dopo guerra a oggi. In alcuni settori, sul fronte spesa, siamo tornati indietro di anni: al 1975, ad esempio, se pensiamo ai viaggi e alle vacanze, al 1990 per quanto riguarda i consumi fuori casa, al 1994 per il Pil pro-capite, solo al 2008 se pensiamo alla spesa per l’alimentazione domestica. Siamo invece balzati in avanti se pensiamo all’utilizzo dello smartworking (+770% rispetto a un anno fa) o dell’e-grocery (+132%).
Una vita homemade
All’interno di questo scenario, gli italiani sembrano aver trovato nelle mura domestiche una sorta di confort zone dalla quale anche nel prossimo futuro sembrano non aver intenzione di abbandonare più di tanto: la survey ci restituisce cittadini che ridurranno le spese destinate a divertimento e spettacoli e che avranno hobby molto casalinghi. Vogliono frequentare gli amici di più a casa, scendere meno in piazza per protestare, muoversi ad un massimo di 15 minuti dalla propria abitazione e fare acquisti sempre più virtuali.
Rinuncio a tutto, ma non al cibo
Se il risparmio, causa crisi, tocca moltissimi settori, su uno sembra non abbattersi ed è quello del cibo. Una scelta che, sottolinea il Rapporto, è in controtendenza con le precedenti crisi economiche di natura finanziaria che abbiamo recentemente vissuto. Se quella dei mutui subprime del 2008 aveva drasticamente fatto scendere la spesa un po’ per tutti gli alimenti, anche quelli basici, questa volta lo scenario sembra opposto. Certo, il carrello è però cambiato: più confezionato e meno sfuso, più ingredienti (vedi l’exploit del caffé e la voglia di cucinare a casa) e meno piatti pronti (vedi il crollo della IV gamma). Alcune tendenze, come il made in Italy, si rafforzano ancora di più, altre, anche un po’ a sorpresa, non diminuiscono, come la ricerca di alimenti sostenibili.
Il green continua a essere una priorità
Il Covid non ha messo, quindi, in soffitta il desiderio di acquistare alimenti green né ora, né lo farà in futuro: il 27% degli italiani acquista più prodotti sostenibili/ecofriendly rispetto al pre-Covid. In questa classifica siamo davanti a francesi e spagnoli. Sono ben 1,7 milioni gli italiani che nel 2021 intendono acquistare prodotti alimentari naturali/sostenibili per la prima volta. Su questo punto, però, secondo Marco Pedroni la politica deve dare delle risposte perché, al momento, il carrello green ha un costo che solo la upper class si può permettere sostenere. “Credo si debba chiedere alle istituzioni, poiché arrivano risorse importanti, di sostenere una domanda di beni sostenibili e etici, ma accessibili a tutti”. Anche Maura Latini invoca un intervento dello Stato sul fronte dell’efficienza. “I consumatori vogliono qualità e benessere dal cibo, ma a prezzo accessibile: per far questo bisogna lavorare sulle inefficienza del sistema Paese”.
Canalizzazione delle vendite: bene discount e e-commerce
Sul fronte dei canali di acquisto il Rapporto mostra uno stato dell’arte già chiaro da mesi: il lockdown prima e la bolla nella quale viviamo ora, stanno facendo soffrire, tanto per cambiare, le grandi superfici, mentre discount e prossimità sembrano cavalcare il momento. Certo la mancanza di turisti ha penalizzato un po’ tutti e l’e-grocery, sebbene sia esploso, sconta ancora il problema dei prezzi, del 25% superiori rispetto al canale fisico. Infine, è diminuita la frequenza nei punti vendita e questo ha fatto sì che i prodotti deperibili soffrano rispetto a quelli a lunga conservazione.
Nessuno ha la sfera di cristallo, pensando al futuro, e oggi questo vale ancora di più. Secondo Pedroni, però, questo periodo di formidabile accelerazione di alcuni trend da una parte e di inversione dall’altra, che nessuno poteva immaginare, può aprire una fase di messa in discussione di passate convinzioni aprendo ad una proficua ricerca. Succederà? Non resta che aspettare.