Ci sono ancora alcune criticità nella situazione dei trasporti a livello globale. Perché se è vero che va meglio con la riapertura dei porti cinesi, è altrettanto vero che i noli sono ancora alti. Inoltre, in Europa, si aggrava la condizione del trasporto su gomma, per via della carenza di autisti. In Gran Bretagna, addirittura, soffrono gli scaffali della Gdo.
Riapre la Cina
Dopo la chiusura imposta dalle Autorità l’11 agosto scorso per un caso di positività al Covid-19, e dopo la parziale apertura della scorsa settimana, il terminal Meishan (capacità di dieci milioni di container) del porto cinese di Ningbo-Zhoushanin, il terzo porto più grande al mondo in termini di spedizione, ha ripreso l’attività: dovrebbe essere pienamente operativo entro il primo settembre. Tale chiusura si somma a quella di fine maggio del porto di Yantian: i rallentamenti sono inevitabili. Anche la cargocity dell’aeroporto internazionale Pudong (Shanghai), nodo cruciale del trasporto aereo delle merci tra Asia e Europa, ha ripreso l’attività: la chiusura era stata imposta il 20 agosto a causa di due addetti risultati positivi al test. Parte delle merci, negli ultimi dieci giorni, era stata dirottata altrove, ma lo smaltimento di quanto accumulato nei magazzini durerà prevedibilmente ancora alcuni giorni: il rischio è dunque l'aumento ulteriore del costo dei noli. Già il 16 agosto 2021, infatti, le tariffe dalla Cina erano aumentate rispetto al mese precedente del 6%, raggiungendo 8,10 dollari per chilogrammo (fonte Tac Index).
Europa: si cercano 400mila autisti
Nel Vecchio Continente, invece, il problema è su strada. Mancano autisti un po' ovunque, con alcune situazioni più critiche di altre. Il paradosso è che il problema coinvolge anche i Paesi che fino a poco tempo fa esportavano driver. A quantificare il fenomeno è stato Transport Intelligence, secondo il quale, tra tutti i Paesi europei, mancherebbero almeno 400mila camionisti. A essere particolarmente colpite Polonia, Gran Bretagna e Germania. In quest'ultima, sarebbe un crescendo: si stima che entro il 2027, se non ci saranno miglioramenti, la carenza di autisti potrebbe raggiungere le 185mila unità. In Polonia mancherebbero addirittura 124mila autisti di tir, ossia il 37% del totale. Seguono Francia, Spagna e Italia. In Francia (ma i dati sono al 2019) mancano 43mila unità, in Spagna poco più di 15mila. Stessa carenza anche in Italia. Va meglio in Scandinavia: mancano cinquemila conducenti in Svezia, tremila in Norvegia e 2.500 in Danimarca. Lato Est Europa, sempre secondo Transport Intelligence, mancano 4.500 autisti in Bielorussia. C'è poi lo strano caso dell'Ucraina, da sempre fonte di camionisti immigrati: secondo i dati provenienti dal Paese, manca un numero indefinito di autisti, tra i 12mila e i 120mila.
UK: la situazione è grave
Nel Regno Unito, nel 2020, la carenza di driver si attestava tra le 60mila e le 76mila unità, a secondo della fonte considerata. Ma i numeri britannici attuali sembrano essere nettamente superiori, se si pensa agli scaffali dei supermercati vuoti e alla notizia che ha fatto il giro del mondo: McDonald’s ha dovuto interrompere la vendita di frullati per esaurimento del latte, la catena KFC ha segnalato una carenza di polli da friggere. E non si trovano nemmeno patate. Oggi si stima che manchino circa 100mila autisti, il che è imputabile anche alla Brexit: 79mila conducenti stranieri sono stati rimandati nei loro Paesi d’origine. Inoltre, la pandemia ha sospeso gli esami per 45mila patenti per veicoli industriali, causando quindi ritardi per il loro rilascio.
Per far fronte alle carenze, le flotte di autotrasporto in generale, e quelle che lavorano con la Gdo in particolare, stanno reclutando conducenti incentivandoli con bonus per i nuovi assunti o con aumenti degli stipendi per chi già c'era. Il che si traduce in un aumento dei costi dell'autotrasporto: alcuni autotrasportatori stanno chiedendo un sovrapprezzo delle spedizioni ai committenti.