02 settembre 2021

Riccardo Coppa: “Privilegiamo l’italianità, ma non a tutti i costi”

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Un altro punto vendita in Lombardia, questa volta a Cremona dopo quello di Crema, ai quali prossimamente si aggiungeranno i nuovi negozi di Cantù (Como) e Paullo (Milano). L'espansione di Banco Fresco, l'insegna di proprietà del Gruppo Prosol Compagnia di Gestione, che ha alle spalle l'omonima società francese che opera anche in altri contesti, sempre nel mondo del fresco e dell'ortofrutta, prosegue. E secondo quanto afferma il suo direttore generale, Riccardo Coppa, continuerà anche fuori dalla Lombardia, ma sempre nel Nord Italia.

Dopo l'esordio in Lombardia a Crema, ora il secondo negozio a Cremona. Forse un po’ più piccolo, ma la formula è sostanzialmente uguale.
Sì, in realtà a Crema abbiamo testato un modello leggermente diverso, più largo. Qui torniamo ai mille metri quadrati. Ma la proposta assortimentale non cambia, sebbene in ogni negozio cerchiamo sempre di testare qualcosa di differente.

Anche in questo caso i freschi aprono il punto vendita, in linea con il nuovo format che avete inaugurato a Crema.
La piazza dei freschi posizionata all’inizio del punto di vendita è un modello che porteremo avanti. Ha funzionato a Crema e la confermeremo anche in futuro. In termini di proposta generale poi non cambia nulla, il core business rimane l’ortofrutta.

A proposito di personalizzazioni, l’adattamento dell’assortimento al territorio rimane un vostro obiettivo?
Sì, cerchiamo  di farlo sempre. Qui a Crema l’apertura al localismo ha caratteristiche simili a Cremona, naturalmente, però ovviamente se apriamo in un territorio molto differente vogliamo sempre adattarci al contesto nel quale operiamo per proporre qualcosa di più vicino alla clientela. Non vogliamo calare dall’alto un modello trasversale che possa andare bene ovunque. La matrice di base rimane la stessa, ma riteniamo che la ricerca del prodotto che sia conosciuto nel luogo dove apriamo valorizzi l'assortimento e il negozio. Inoltre, ci sembra corretto scoprire piccolissime realtà da proporre. Un'attività, quest’ultima, assolutamente non banale. Potrebbe sembrare un paradosso, ma è molto più semplice inserire produttori grandi e organizzati che piccoli e che  magari hanno difficoltà di rifornimento. Ma è un esercizio che  coltiviamo ed è in continua evoluzione.

Girando tra gli scaffali dell’ortofrutta si nota come l’italianità sia una sorta di valore “non a tutti i costi”.
L’obiettivo è, là dove sia possibile, privilegiare l’italianità. Ma se in un determinato momento una certa qualità non riusciamo a trovarla con il prodotto italiano non ci vergogniamo ad andare altrove. Non dobbiamo mettere la bandierina italiana sui nostri prodotti a tutti i costi. Per noi la missione è proporre prima di tutto un prodotto buono e corretto.

Mercoledì 1 settembre 2021 – Inaugurazione del punto di vendita Banco Fresco a Cremona, alla presenza del management e delle autorità locali

Ma non è una mossa rischiosa in questo particolare momento storico?
Sì, è vero, ma non vogliamo tradire quelli che sono i nostri valori. Quando riusciremo ad inserire, secondo i nostri standard, anche il 90% di merce solo italiana saremo noi i primi a essere contenti.

Quali riscontri avete avuto con questo nuovo format dopo i primi mesi in Lombardia?
Il primo mese è stato favoloso, poi è arrivata l’estate che non è giudicabile perché ovviamente c’è stata una riduzione del giro di affari rispetto alla normalità. Ma questa è una caratteristica italiana, sarà tutto da rivalutare con l’apertura delle scuole.

Prossime aperture in Lombardia a Cantù e a Paullo. E a Milano?
Abbiamo qualche posizione che stiamo osservando, ma in questo momento non possiamo ancora stabilire nulla.

Lo sviluppo è concentrato comunque sulla Lombardia in questo momento?
Non necessariamente. In realtà lo sviluppo che raccogliamo in questa fase nasce da un lavoro fatto due anni e mezzo fa. Stiamo raccogliendo i frutti di quello che avevamo seminato in passato in termini di ricerca dei siti e consolidamento di una scelta. Da qui in avanti stiamo invece valutando anche negozi fuori dalla Lombardia. Vorremmo svilupparci in tutto il Nord Italia.

La situazione generale di mercato sembra in continuo fermento da quando è iniziata la pandemia. È così? Le dinamiche di consumo continuano a cambiare?
È così, tutto sta cambiando molto velocemente e avere la presunzione di pensare di aver capito tutto sull’evoluzione sarebbe assolutamente non corretto e non saggio. Anche perché ci sono dei comportamenti influenzati non solo dalla pandemia e dalle restrizioni di circolazione, ma anche da tanti altri fattori.

Ad esempio?
Se i ristoranti non possono lavorare, si consuma di più in casa. Un Natale come quello dell’anno scorso, con i ristoranti chiusi, ha avuto un impatto completamente differente rispetto alla normalità sulla distribuzione alimentare. Questo è un grande punto di domanda anche per quanto riguarda le stime degli acquisti e l’evoluzione dei fatturati. È chiaro che una parte del nostro fatturato sviluppato lo scorso anno, in particolare in autunno, era della ristorazione e difficilmente verrà riconfermato se tutto rimarrà aperto.   

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