15 novembre 2023

Ri.Nova e Astra presentano il progetto Si.Orto

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Il target è specifico, i campi dell’Emilia Romagna. L’obiettivo duplice e virtuoso: sostituire con soluzioni green, a basso impatto ambientale ed economicamente sostenibili, i fertilizzanti e le sostanze chimiche utilizzate per difendere e nutrire gli ortaggi destinati al consumo fresco e industriale. È questa l’ambizione di Si.Orto, progetto realizzato da Ri.Nova con il contributo di Astra Innovazione e Sviluppo: sotto i riflettori, il miglioramento genetico, la produzione di compost e l’utilizzo dei sovesci come soluzioni a basso apporto di sostanze inquinanti.

Il progetto, che i due enti di ricerca stanno portando avanti insieme ad altre realtà come Dinamica, Terremerse e le aziende agricole Pra da Po’ e Davide Zanellati terminerà nell’estate del 2024 e si concentra nei territori di Rimini, Cesena, Voltana (Ravenna), Sant’Agata Bolognese e Mesola, nel Ferrarese.

“Il nostro obiettivo – spiega Maria Grazia Tommasini, responsabile delle produzioni integrate e biologiche di Ri.Nova – è ambizioso: ridurre l’inquinamento che deriva dai fertilizzanti e dai prodotti fitosanitari che contengono sostanze chimiche grazie all’utilizzo dei sovesci e del compost di origine naturale generato da rifiuti urbani. Per farlo dobbiamo accrescere le nostre conoscenze sui principi attivi e sulle sostanze a basso impatto ambientale: le alternative non mancano ma vanno studiate una per una nei singoli dettagli. Ad oggi abbiamo concluso la valutazione dell’attività di difesa delle colture ortive fatta con prodotti a basso impatto ambientale e con tecniche agronomiche innovative a base di micorrize e portinnesti tolleranti/resistenti, che verrà completata con una seconda fase entro fine anno. Inoltre stiamo seminando i sovesci che verranno interrati a inizio 2024. Infine dovremo valutare con attenzione la sostenibilità economica e ambientale di tali strategie”.

Gli obiettivi di Si.Orto

Ri.Nova e Astra hanno testato alcune difese a basso impatto ambientale, comprese quelle di natura biologica. Ma la ricerca non si è fermata qui: è andata oltre per valutare se i sovesci (la coltivazione di piante specifiche che vengono poi trinciate e mescolate al terreno favorendone il nutrimento e la lotta contro specifici patogeni) possano integrare o addirittura sostituire l’attività di biofumigazione e fertilizzazione.

“Tra i nostri obiettivi – sottolinea Silvia Paolini, referente di Astra Innovazione e Sviluppo – c’è quello di trovare alternative ad alcuni prodotti come l’1-3 dicloropropene, un prodotto molto efficace per la sanificazione dei terreni che l’Europa ha vietato a partire da maggio scorso. In Italia è ancora permesso in via eccezionale ma è possibile che ben presto venga bandito definitivamente per l’alto rischio di inquinamento connesso al suo utilizzo. I sovesci a prevalenza di brassicacee, che hanno un effetto fumigante, in questo caso potrebbero rivelarsi molto utili. Ma più in generale i sovesci hanno un grande potenziale sul fronte dell’aumento della sostanza organica che serve a nutrire le piante. Ne valuteremo questi effetti e la capacità di lottare contro determinati parassiti delle patate, i nematodi, negli areali del Basso Ferrarese”.

Un altro campo sul quale si sta lavorando alacremente è quello della messa a punto di tecniche di fertilizzazione alternative all’utilizzo di concimi chimici, attraverso l’utilizzo di un compost derivato dai rifiuti urbani in un contesto di economia circolare. L’indagine riguarda diversi aspetti: la qualità del prodotto, la sua adattabilità alla coltura e lo studio sullo stato di salute dei suoli tramite indicatori biologici, chimici e fisici in connessione con diversi tipi di gestione agronomica.

“Stiamo valutando – prosegue Paolini – l’esito di 4 cicli continui di coltivazione orticola in cui è stato distribuito compost da rifiuto urbano proveniente dagli impianti di compostaggio di Rimini, Forlì-Cesena, Voltana (Ravenna) e Sant’Agata Bolognese. Siamo partiti dalle zucchine, lo scorso giugno, per poi proseguire con il cavolo cappuccio, gli spinaci e la lattuga. In base alla loro efficienza nutrizionale e nutritiva potremo determinare quanto il compost possa essere efficace per sostituire i concimi, capire quali dosi servano per l’orticoltura specializzata ed eventualmente valutare la qualità del prodotto finale destinato a finire sulla tavola degli italiani, e non solo”.

Un progetto di tale portata non poteva non prevedere il coinvolgimento di importanti realtà del territorio regionale. “Per generare il compost dai rifiuti urbani – conclude Tommasini – abbiamo attivato una collaborazione con Hera, mentre la gestione del sovescio biocida è affidata a Zanellati e Pra da Po’, imprese di Mesola. Terremerse, invece, si occupa dell’indagine sui prodotti per la difesa delle piante contro i nematodi, come ad esempio il dicloropropene. Infine abbiamo attivato dei laboratori sull’agricoltura biologica in collaborazione con la cooperativa Eta Beta di Bologna, sostenitrice del progetto”.

Fonte: Ri.Nova

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