L'incontro promosso da Cia Romagna lo scorso 29 novembre ha permesso di fare il punto sull'andamento del settore agricolo nell'area romagnola durante il 2024. L'edizione annuale del convegno è stata dedicata al tema “Innovare per r-esistere. Sfide e opportunità per l'agricoltura romagnola”:
Il bilancio dell'anno che sta per concludersi è stato affidato al direttore di Cia Romagna Alessia Buccheri, insieme al responsabile del servizio tecnico fondiario e credito Marco Paolini e al responsabile Caa Mirko Tacconi.
Nel 2024 si trova qualche nota positiva, come ad esempio il recupero di rese medie e produzioni per quasi tutto il frutticolo. Molto diversificata la situazione per orticolo e sementiere con l’erba medica da seme con rese basse e scarti elevati.
A seguire la tavola rotonda durante la quale sono stati affrontati i temi del cambiamento climatico, della ricerca e innovazione, degli scenari geopolitici, della manodopera, della necessità di stringere sul piano del nuovo assetto idrogeologico, delle aree interne e dell’equa distribuzione del valore lungo la filiera.
Molte imprese agricole, cooperative, consorzi, stanno da tempo applicando sistemi innovativi per colture e allevamenti con investimenti importanti; su questo si dovrà proseguire e la platea dovrà ampliarsi, ma la sofferenza accumulatasi in particolare negli ultimi cinque anni, che vede imprese agricole non solo a non fare reddito, ma a non coprire i costi di produzione, crea non poche difficoltà.
“Le sfide sono molte – afferma Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna - occorre avere una visione lungimirante e il coraggio di innovare, con la ricerca e su basi scientifiche, senza perdere di vista le nostre radici. E fare presto, che è tardi”.
Le imprese agricole
In generale, nell’aggregato Romagna (province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini), si riscontra, al 30 settembre 2024 rispetto alla stessa data del 2023, una sostanziale stabilità delle imprese attive complessive (103.195, +0,1%), dato migliore del contesto regionale (-1,0%) e nazionale (-0,4%).
Per quanto riguarda il settore agricolo, invece, le imprese risultano in diminuzione (14.165, -2,7%), con maggiori difficoltà per le relative imprese femminili (2.565, -3,5%) e giovanili (515, -3,7%). Gli occupati in agricoltura sono, nel 2023, 23.683 (4,8% del totale occupati).
Le colture arboree
Le stime medie di resa e di produzione del 2024 sono in recupero sul drammatico 2023 per la quasi totalità delle colture arboree: albicocco, ciliegio, melo, pero, pesco, nettarina, susino, actinidia, castagno, melograno, noce, nocciolo e kaki.
In controtendenza le fragole: seppur con rese migliori, hanno un calo produttivo del 34% in campo e del 6,5% in serra, causato dalla contrazione delle superfici, -17,6% in serra e -43% in campo, dove i rischi climatici rendono difficoltosa la coltivazione. Le stime riferite alle superfici sono in calo anche per albicocco, ciliegio, melo, pero, pesco, nettarina, susino, actinidia, castagno, melograno, noce e kaki.
L’albicocco, a fronte del calo di superfici, ha migliorato rese e produzioni: l’introduzione di varietà più tardive ha inoltre allungato il periodo di permanenza sul mercato per tutta l’estate. La Romagna detiene circa il 75% di superficie sul totale regionale, con la provincia di Ravenna al 45% circa.
Le tendenze degli ultimi anni indicano che sta prendendo forma una nuova vocazione della Romagna, che da ambiente produttivo estivo si sta trasformando in area a produzione autunno-invernale.
La Romagna, con il 90% circa di superficie, per lo più concentrata nel ravennate (intorno ai 3mila ettari), resta il cuore regionale del kiwi. La produzione è tornata a crescere, trainata soprattutto dal kiwi giallo, ma quella del 2023 fu la peggiore degli ultimi sette anni.
Ancora crisi per la pericoltura. Nell’area romagnola, dove si trova circa il 15% di superficie sul totale regionale, si registra un aumento delle rese e della produzione, ma il 2023 era stato veramente drammatico e per gli ettari si conferma nel 2024 il trend in calo.
I progetti su noce e nocciolo procedono bene. Il melograno, invece, negli ultimi dieci anni non ha raggiunto lo sviluppo auspicato, principalmente a causa delle condizioni climatiche della Romagna, che ostacolano, ad esempio, il raggiungimento della colorazione ideale richiesta dal mercato.
L'orticolo
Anche per l’orticolo il 2024 è segnato dalle sfide del clima: inverno secco, irrigazioni anticipate poco efficaci per l’estate torrida e per le precipitazioni sporadiche. Queste condizioni hanno causato cali di produzione per alcune colture e hanno mantenuto alti i prezzi di mercato penalizzando i consumi.
Zucchine, pomodori, spinaci, bietole e scarole hanno superato i 3-4€/kg in estate. Si rileva un incremento delle superfici seminate per cipolle (+13%), pomodori da industria (+8% circa) e patate (+6%). Le cipolle hanno subito un calo delle rese medie (da 343,3 q/ha a 376,6 q/ha), mentre le patate hanno recuperato valori normali dopo il crollo del 2023.
Per quanto concerne le colture da seme la situazione è variegata. Per le superfici orticole da seme certificate le stime non sono ancora definitive; la produzione è buona per cetrioli, coriandolo e piselli; scarsa per le cicorie; sarebbe stata buona per le carote, ma si sono verificati molti scarti in lavorazione.
Il biologico
I dati di riferimento del biologico sono quelli del 2023. Il comparto in Emilia-Romagna registra una contrazione sul 2022 del 3,4% nel numero di aziende certificate e nelle superfici. Le difficoltà climatiche e le sfide economiche globali hanno influenzato negativamente il settore e scoraggiato gli imprenditori.
Delle 7.082 imprese bio regionali, le romagnole sono 1.870 (-2,65%, erano 1.921 nel 2022). Dei 193.669 ettari bio regionali, quelli romagnoli sono 49.356 (-1,28, erano 49.994 nel 2022). La quota sul totale Sau regionale è del 18,6%, superiore alla media italiana (17%) ed europea (10%).
Fonte_ Cia Romagna