01 luglio 2016

Sacchetti di plastica nei reparti ortofrutta. Stop in Francia. E in Italia?

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In Italia tutti i consumatori, una volta giunti a casa dopo aver fatto la spesa in un supermercato, sperimentano quotidianamente la contraddizione di trovarsi da una parte con buste della spesa compostabili e biodegradabili, ma dall'altra pieni di sacchetti in plastica provenienti dal reparto ortofrutta.

I sacchetti che contengono il prodotto sfuso del reparto ortofrutta, infatti, sono riconducibili ad “imballaggi” piuttosto che a sacchetti per la spesa, che invece rientrano nel campo di applicazione della legge 28/2012 che vieta la commercializzazione dei sacchetti per la spesa monouso in plastica e che dal 2014 sanziona i punti vendita che non mettano a disposizione sacchetti a norma UNI EN 13432:2002 oppure in carta, in tessuti di fibre naturali, in fibre di poliammide e comunque in materiali diversi dai polimeri.

In Francia, invece, dal primo gennaio 2017 i sacchetti per il confezionamento di frutta e verdura distribuiti nei supermercati non dovranno essere solo biodegradabili, ma anche compostabili in condizioni di compostaggio domestico secondo la nuova legge francese sulla transizione energetica per la crescita verde.

SaccchettiOrtofruttaBarbier

Questo decreto attuativo (NF T 51-800) risolve la contraddizione che resta presente in Italia e che ha portato solo pochi punti di vendita a convertire sacchetti e guanti del reparto ortofrutta, per esempio Unicoop e Eataly.

A fronte di questa  legge, che produrrà in Francia una richiesta di materiale compostabile stimata intorno a 20 – 25 mila tonnellate annue, l’azienda italiana Novamont e il Gruppo francese Barbier hanno deciso di siglare una partnership finalizzata alla messa a punto del sacco Ma-Ter-Bio, ottenuto da amido e olio di girasole francesi con una percentuale biobased che partirà da un 35% nel 2017 per arrivare nel 2025 al 60%.

L'azienda italiana Novamont, specializzata nella produzione di materiali bioplastici, dal 1990 produce una famiglia di bioplastiche completamente biodegradabili e compostabili chiamata Mater-Bi e ha riconvertito in Italia diversi siti non più competitivi o dismessi, trasformandoli in centri di ricerca e impianti industriali.

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