Il porto di Genova e quello di La Spezia sono nuovamente al centro del dibattito per via della quasi perenne congestione degli scali, con conseguenti ritardi e disservizi nel trasporto delle merci che per questi porti transitano.
Una situazione insostenibile, tanto che secondo Federlogistica Liguria la congestion fee applicata alle missioni di trasporto che coinvolgano i due porti liguri non è più sufficiente. "Deve essere trasformata in una port fee vera e propria in virtù di quanto prevede l’articolo 6 bis del decreto legislativo 286/2005 - dichiara la federazione - Vale a dire coinvolgendo tutte le parti della filiera e decisa dalle Autorità portuali”.
Cosa dice la legge
Il riferimento legislativo chiamato in causa da Federlogistica detta disposizioni per il riassetto normativo in materia di liberalizzazione regolata dell'esercizio dell'attività di autotrasportatore.
In particolare, l'articolo 6 bis disciplina i tempi di attesa ai fini del carico e scarico e al comma 1 recita: "Nel contratto scritto è indicato il periodo di franchigia, connesso all'attesa dei veicoli per poter effettuare le operazioni di carico e scarico, da calcolare dal momento dell'arrivo del vettore al luogo di carico o scarico della merce, che non può essere superiore alle due ore di attesa sia per il carico che per lo scarico"
"Il committente è tenuto a corrispondere al vettore un indennizzo per il superamento del periodo di franchigia - specifica il comma 2 - Tale indennizzo è dovuto per ogni ora o frazione di ora di ritardo nelle operazioni ed è commisurato al costo orario del lavoro e del fermo del veicolo".
Serve maggiore efficienza
Secondo Federlogistica, i continui ritardi dovuti alle congestioni, che hanno tante cause ma che non sono certo imputabili alle imprese di trasporto, se sommati all’incremento dei costi - per esempio a quelli dovuti al rinnovo del Ccnl, o l’accisa sul gasolio, o l’inflazione che grava su materiali di consumo - richiedono che al mondo trasporto venga riconosciuta una surcharge.
"Tra i costi - fa notare la compagine - ci sono anche quelli derivanti dalle pratiche documentali per l’accesso ai porti: la digitalizzazione non ha ancora risolto"
Il sovrapprezzo deve essere obbligatorio
Ma perché la congestion fee non basta più? Secondo la federazione, il problema sta nella natura discrezionale del provvedimento. In altri termini, non essendo obbligatoria, "la congestion fee genera situazioni contraddittorie che favoriscono le ditte senza scrupoli che offrono, sostanzialmente in dumping, servizi di trasporto danneggiando le imprese corrette”.
Per Federlogistica “l’assenza di un sistema tariffario che riconosca effettivamente il corrispettivo per una missione – andando oltre i costi minimi accertati periodicamente dal ministero che non hanno nemmeno valenza impositiva e riferimenti tariffari fermi praticamente al 2000 – di per sé ha prodotto e produce situazioni di concorrenza sleale e illegale. E lo stesso capita con la congestion fee fintanto che non avrà una natura obbligatoria erga omnes”.
"Quasi il 90% del trasporto di merci viene e verrà svolto su gomma - conclude - Per la sua tenuta, il sistema ha bisogno di vedersi riconosciuto un corretto valore della propria attività. Il malcontento e i disagi pesanti che la categoria vivono ogni giorno possono alimentare confusione ed eccitare un conflitto che va scongiurato nei modi che il buonsenso delle parti coinvolte nella filiera e le leggi possono e potrebbero facilmente consentire”.