Solo un paio di mesi fa si stimava che, entro giugno, il trasporto marittimo sarebbe tornato alla normalità: il nolo dei container avrebbe assunto costi “umani” e non ci sarebbero stati più intoppi e ritardi. Ma, secondo le rilevazioni del Drewry world container index diffuse ieri, non è così: nella tratta Shanghai-Rotterdam, per un container da 40 piedi, si devono mettere in conto 10.174 dollari. Il che significa tre cose: per la prima volta si è superata la soglia dei diecimila dollari; i costi sono aumentati del 3% rispetto solo a una settimana fa; nell'ultimo anno l'impennata è del 485 per cento. Intanto, ad Anversa (Belgio), si punta sulla digitalizzazione.
Non va meglio sulle altre rotte
Il caro-nolo è causato dalla oramai nota carenza di container vuoti e dai i ritardi negli approdi delle portacontainer nei porti europei. Il che, oltretutto, si traduce anche in un disservizio che, a cascata, si riversa su tutta la catena logistica: sono all'ordine del giorno ritardi nella consegna merci e disguidi di diversa natura. Inoltre i costi folli della tratta Shanghai-Rotterdam non sono un'eccezione. Ad aver subito un incremento dei costi sono tutte le rotte Asia-Europa e a dirlo sono i numeri: l’indice composito delle otto principali rotte rileva un aumento medio settimanale del 2 per cento – il che significa mediamente 6.257 dollari – e un incremento annuale medio del 293 per cento.
Ad Anversa si punta sulla digitalizzazione
In questo scenario di inefficienza, il porto di Anversa dal primo gennaio 2021 sta investendo nella digitalizzazione delle operazioni di prelievo dei container ai terminal, con l'obiettivo di renderle più veloci ed efficienti. E, pertanto, dal primo luglio di quest'anno il codice pin fino a oggi utilizzato dai trasportatori verrà sostituito con la loro impronta digitale. La sperimentazione di questa procedura avverrà ai terminal Mpet e Psa: i trasportatori devono quindi registrarsi sul sito web del porto in questione entro il primo giugno.