“Le abbiamo denunciate su Internazionale e nel libro “Il Grande carrello”. Oggi la Camera dei deputati vieta le aste al doppio ribasso, che schiacciano le filiere alimentari e mortificano l'agricoltura. Grazie alla politica che ha dato seguito alle nostre inchieste”. Con queste parole su Twitter il giornalista Stefano Liberti ha salutato positivamente l'approvazione di giovedì 27 giugno a Montecitorio della proposta di legge che vieta le famigerate aste al doppio ribasso e limita anche notevolmente l'utilizzo del sottocosto.
L'Aula ha approvato il provvedimento recante disposizioni in materia di limitazioni alla vendita dei prodotti agricoli e agroalimentari sottocosto e di divieto di aste a doppio ribasso per l'acquisto dei medesimi prodotti. pic.twitter.com/n8TDixu8PA
— Camera dei deputati (@Montecitorio) 27 giugno 2019
Bisogna partire proprio da un'inchiesta del luglio del 2018 dal titolo: “I discount mettono all’asta l’agricoltura italiana” scritta dai giornalisti Stefano Liberti e Fabio Ciconte, direttore di Terra! Onlus, e pubblicata su l'Internazionale per ripercorre l'iter di una storia che portò alla ribalta delle cronache la pratica delle aste al doppio ribasso, che consiste nel raccogliere delle proposte di acquisto per un determinato stock di prodotti agroalimentari, terminate le quali si parte subito dopo con una seconda asta usando come base di partenza l’offerta più bassa ricevuta nella prima.
Nel caso specifico dell'articolo si descriveva quella condotta dal leader del mondo discount in Italia, vale a dire Eurospin e la sua richiesta di 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro da 700 grammi che, esaudita con questo metodo, portò poi all'acquisto di questi prodotti al prezzo di 31,5 centesimi a bottiglia.
La risposta, qualche giorno dopo, di Eurospin (vedi qui), sollevò ancor più critiche di quelle che già erano iniziate a circolare poco dopo la pubblicazione dell'articolo, comprese le reazioni sdegnate di molti protagonisti della grande distribuzione che si dissociarono sin dall'inizio dall'utilizzo di questa pratica che, di fatto, spinge il prezzo talmente al ribasso da costringere poi chi vince la commessa a comprare a prezzi stracciati passate di pomodoro o altre forniture agricole, generando un meccanismo molto pericoloso e che secondo gli autori dell'inchiesta contribuisce a rendere difficile eliminare fenomeni di sfruttamento del lavoro in agricoltura sino ad arrivare al caporalato.
Ora, dopo un anno, l'approvazione alla Camera della proposta di legge che vede come firmatari Susanna Cenni (Pd) e Chiara Gagnarli (M5S) con una maggioranza di fatto trasversale (369 voti favorevoli su 429 presenze, 60 astenuti, i deputati di Forza Italia, e nessun voto contrario). Quando la legge sarà definitivamente approvata dal Senato non sarà più possibile utilizzare questo meccanismo da parte del mondo discount così come da parte della grande distribuzione, pena sanzioni da 2mila a 50mila euro fino al blocco dell'attività sino a 20 giorni. La proposta di legge approvata alla Camera prende in considerazione anche le vendite sottocosto che non saranno vietate, ma comunque limitate nel caso di prodotti freschi e deperibili solo se l'invenduto può portare alla deperibilità dei prodotti o se esistono specifici accordi scritti con i fornitori.
Positive le prime reazioni da parte di molti esponenti della Gdo, a partire da Giorgio Santambrogio, presidente di ADM, l'Associazione della Distribuzione Moderna. “Bene. L’Associazione della Distribuzione Moderna, da sempre, è stata contraria alle aste al doppio ribasso e tutti sono a conoscenza delle pubbliche reiterate dichiarazioni che abbiamo fatto negli ultimi mesi. ADM si impegna affinché anche in Senato passi questo divieto”. Sempre su twitter anche il commento di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, “Finalmente i buoni prevalgono”, che quest'anno ha spesso pubblicamente contrastato la pratica delle aste al doppio ribasso.
Soddisfazione anche da parte di un altro big del mondo della grande distribuzione, Coop Italia, che in una nota stampa ha evidenziato la sua estraneità a questa forma di acquisto, “mai usata”, e sottolineato come da anni abbia dei “propri codici che garantiscono l’eticità dei rapporti di fornitura anche attraverso ispezioni e controlli in campo ulteriori rispetto a quelli previsti per legge. Un esempio lampante è la sua campagna Buoni e Giusti sulle filiere ortofrutticole a rischio (800 fornitori coinvolti oltre 70.000 aziende agricole), che è tuttora in corso e si sta intensificando in vista della stagione della raccolta del pomodoro”.