Tra pochi giorni, a Lleida in Spagna, si svolgerà Prognosfruit, l’annuale appuntamento organizzato da Wapa, Copa-Cogega e Afrucat che fornisce i dati previsionali della produzione di pere e mele in Europa: un momento ovviamente sempre molto importante per tutta la filiera e che quest’anno assume un significato ancor più importante viste le gelate che hanno colpito molti paesi produttori in primavera.
Per quanto riguarda il comparto melicolo la diminuzione del raccolto è assodata, Italia inclusa, si tratterà di capire con maggior chiarezza e precisione come si presenta lo scenario europeo. Sul fronte della coltivazione delle pere, in attesa dei dati previsionali che emergeranno dall’appuntamento spagnolo, possiamo dare qualche anticipazione dello scenario italiano grazie ad alcune informazioni che abbiamo raccolto tra operatori del settore.
Premesso che la gran parte delle pere italiane viene prodotta nel quadrilatero emiliano-romagnolo, quindi Modena-Bologna-Ferrara-Ravenna, partendo da queste zone si può dire che il raccolto 2017 sarà di circa il 10-15% più alto rispetto di quello piuttosto scarso della passata stagione. La siccità riduce di circa un calibro la grandezza dei frutti, aspetto che frena un ulteriore sviluppo quest’anno.
La stagione è iniziata da pochi giorni con le varietà Carmen e Santa Maria. Seguiranno le due più importanti, Williams dal 4 al 14 agosto e Abate dal 22 agosto al 10 settembre. La prima delle due rappresenta circa il 30% della produzione, la seconda il 60%. Altre varietà minori, in costante calo, sono Kaiser, Conference e Decana. Le uniche novità sul piano varietale sono rappresentate dalla pera Club Fallstaff, simile ad un’Abate rossa, che genera tante speranze ma deve ancora confermarsi soprattutto per quanto riguarda il gusto, e l’Angelys, anch’essa un Club di cui Spreafico Francesco & f.lli S.p.A. è esclusivista per l’Italia.
Cosa aspettarsi dalla campagna 2017-2018?
Difficile capire con precisione cosa succederà nella prossima campagna, al di là dei dati previsionali produttivi che arriveranno dalla Spagna nei prossimi giorni. Le due grandi novità dello scenario italiano, ormai datate 2015, vale a dire Opera e Origine, hanno generato quell’auspicata aggregazione che da tempo molti si aspettavano per dare una sterzata ad un settore produttivo che un tempo ci vedeva grandi protagonisti.
Due operazioni che certamente hanno portato molti aspetti positivi, grazie anche al buon successo che hanno ottenuto nella grande distribuzione e che ha consentito di difendere meglio il prezzo. Nonostante questo la remunerazione rimane lontana dalle necessità e delle aspettative dei produttori che anche in un'annata discreta, com’è stata quella che si è appena conclusa, non sono riusciti a coprire del tutto i costi di produzione.
Nel futuro pensare di aumentare i prezzi sarà pressoché impossibile vista la concorrenza estera di varietà come Conference e Rocha che con tecniche forse più moderne delle nostre riescono ad ottenere da un ettaro di terreno quasi 40 tonnellate, mentre per le Abate in Italia siamo a 20. È su questo fronte che al momento si concentrano gli sforzi, perché migliorare le rese per ettaro è sicuramente possibile.
Un certo sostegno al prezzo lo dà anche il fatto che le due nuove aggregazioni riducono il quantitativo disponibile al libero commercio che pertanto si vede costretto a promettere e liquidare prezzi più alti e dunque a sostenere sui mercati quotazioni non al ribasso.
Per quanto riguarda le esportazioni, infine, maggiori mercati continuano ad essere sempre la Germania che compra i calibri più grossi e la Francia che invece incamera quelli medi.