28 giugno 2022

Siccità, “Rischio chiusura per una azienda su dieci”

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“Con quasi un cittadino europeo su cinque che è oggi colpito mediamente ogni anno dal problema siccità, secondo l’ultimo rapporto dell’Unccd, chiediamo all’Ue di sostenere misure strutturali per assicurare la disponibilità di acqua in futuro e la produzione di cibo, come il piano invasi promosso da Coldiretti e Anbi”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel corso del vertice a Bruxelles con il Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, durante il quale si è fatto il punto della situazione sulle problematiche delle filiere agricole a partire dalla drammatica emergenza idrica che ha colpito l’Italia, con il conto dei danni che è salito alla cifra di tre miliardi di euro.

Nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche

“L’Europa e l’Italia hanno bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola – ha ricordato Prandini – che, in presenza di acqua, potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero. In questo modo potremmo sostenere anche la decisione dell’Unione europea di restituire alla coltivazione 4 milioni di ettari di terreni lasciati incolti, di cui 200mila per l’Italia. Proprio in tale ottica abbiamo sottolineato la necessità di considerare una proroga della deroga anche per il 2023 intervenendo su alcune misure della futura Politica agricola comune (Pac)”.

Anche perché tra siccità e caro materie prime legato alla guerra in Ucraina – sottolinea la Coldiretti – più di una azienda agricola su 10 (11%) rischia di chiudere ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo le elaborazioni del Crea. Una tempesta perfetta che si è abbattuta sulle aziende agricole – evidenzia la Coldiretti – con aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.

Non dimentichiamo i fertilizzanti

Per questo a Bruxelles si è parlato anche del problema della mancanza di fertilizzanti scatenato dalla guerra in Ucraina, con il blocco alle esportazioni deciso da Putin fino al 31 agosto che rischia di impattare pesantemente sui raccolti, già colpiti dalla siccità, ma anche sulle prossime semine. L’Italia nel 2021 ha importato da Russia, Bielorussia e Ucraina sostanze fertilizzanti per 140 milioni di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Alla mancanza di forniture si aggiungono le difficoltà determinate dai forti rincari dei prezzi che sono balzati dal 150% a oltre il 200% in più con l’urea che è passata da 350 a 1.150 euro a tonnellata (+228%).

Da qui la richiesta di Coldiretti alla Direzione generale Ambiente della Commissione Europea di aprire alla possibilità da parte degli agricoltori di utilizzare fertilizzanti con nutrienti organici recuperati dal letame, il cosiddetto digestato, prodotto negli allevamenti per far fronte alla carenza di quelli chimici, riducendo la dipendenza dall’estero e valorizzando le esperienze di economia circolare. Un passo avanti da compiere attraverso una deroga immediata nei regolamenti ma anche andando a modificare l’attuale direttiva nitrati, ormai obsoleta che non tiene conto di trent’anni di ricerca e innovazione che hanno ampiamente migliorato le tecnologie messe a disposizione per gli agricoltori. Il digestato è un sottoprodotto – ricorda Coldiretti – della filiera del biometano alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari e mette a disposizione un prezioso apporto di azoto, fosforo e potassio ideali per i terreni grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi.

Fonte: Coldiretti

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