Il sociologo Ignacy Sachs più di 30 anni fa parlava di multidimensionalità della sostenibilità che per essere tale doveva essere non solo ambientale, ma anche sociale, economica e culturale. Oggi il concetto è stato fatto proprio anche dai maggiori protagonisti del mondo della grande distribuzione che hanno commissionato uno studio specifico. È il position paper firmato da The European House Ambrosetti per ADM (Associazione Distribuzione Moderna) dove si sostiene che la sostenibilità oggi caratterizza i prodotti a marchio del distributore (MDD). Una svolta che premia anche sotto il profilo della crescita (qui l’articolo sull'anteprima dello studio) come si è evidenziato a Marca, la fiera dedicata ai prodotti delle insegne della distribuzione moderna, ieri a Bologna.
La sostenibilità fa bene ai bilanci
Essere attenti all’ambiente, tutelare i lavoratori, non solo i dipendenti, e i fornitori fa bene ai bilanci. Ne sono convinti Marco Pedroni, Presidente Coop Italia, Francesco Pugliese, AD Conad e Maniele Tasca, Direttore Generale Selex Gruppo Commerciale che guidati dal giornalista Andrea Bignami di Sky hanno discusso in una tavola rotonda i dati presentati da Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti.
Pedroni (Coop Italia) ricorda la lotta (vinta) sugli OGM: primo segnale sostenibile
Se oggi appare di tendenza parlare di sostenibilità, la storia ci racconta altro come sottolinea Marco Pedroni, presidente di Coop Italia: “La ricerca della sostenibilità la marca la praticava già vent’anni fa quando non abbiamo voluto gli OGM nella filiera. E oggi la sfida è rappresentata dal non usare più gli antibiotici negli allevamenti”. La strada non è agevole perché “viene difficile cambiare i metodi produttivi. La scelta deve stare nel DNA aziendale, motivata non solo da esigenze commerciali e noi dobbiamo diventare trascinatori”. La spinta fondamentale a tagliare il traguardo è “l'ingaggio delle persone” e la sostenibilità non è solo ambientale “ma pure sociale perché c’è ancora uno sfruttamento bestiale”. Ma ci vogliono pure le norme “costa un po’ di più non usare gli antiobitici ma bisogna farlo e queste scelte devono diventare standard di mercato”.
Pugliese (Conad): “Sostenibilità quotidiana, procedurale e chi non ci sta fuori”
La partita sulla sostenibilità deve prevedere giocatori responsabili, coscienti ma non basta. Serve informazione come ha sottolineato Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad: “I consumatori hanno diminuito del 50% il consumo di plastica, ma pochi sanno riciclare”. L’esempio che porta sul palco della tavola rotonda di Marca è la bottiglia che non deve andare solo sul contenitore giusto ma deve essere schiacciata in un certo modo e privata del tappo. Senza pratiche corrette la plastica recuperata va a finire incenerita e non recuperata. Non è il modello virtuoso. Quindi è fondamentale “puntare sull'informazione e trasmettere che quello che appare come un costo è un beneficio. Nel mondo del Nord Europa non esistono dei latticini venduti con la plastica, si usa solo carta o materiale compostabile”. C’è da prendere esempio. E non sono sufficienti gli slogan, per Pugliese: “La sostenibilità deve essere quotidiana, con procedure codificate e se il fornitore non rispetta la regola, fornirà altri”. Bastone, ma cura della relazione con il fornitore “dando garanzie sulla continuità, tutelare il partner al di là anche dei propri interessi”. Sostenibilità significa anche indipendenza del fornitore “l’incidenza sul suo fatturato del nostro rapporto commerciale non deve andare oltre il 30% perché nessuno sia troppo dipendente dall'altro”.
Tasca (Selex): “Solo se mass-market la sostenibilità è sostenibile”
O la sostenibilità è mass market o diventa insostenibile economicamente. È la riflessione di Maniele Tasca, Direttore Generale Selex Gruppo Commerciale. “Oggi il consumatore è più orientato al benessere della propria persona, speriamo anche a quello dell'ambiente, ma dobbiamo valutare il costo della sostenibilità, un elemento determinante per capire quanto i consumatori sono disposti a pagare realmente per passare dalla teoria alla pratica”. Sul prezzo della sostenibilità Tasca traduce nel concreto: “ Il prodotto biologico o salutistico non può avere un differenziale molto alto, non può costare tre volte tanto perché cosi resta di nicchia e non si fa il passaggio al mass market”. Se diventa un comportamento di massa “la sostenibilità non sarà più un trend, ma un prerequisito”.
L'impegno: solo fornitori e partner della MDD etici e responsabili
La sostenibilità è, quindi, riconosciuta come strategica e si sta lavorando nella pratica – dalla riduzione della plastica alla diminuzione delle emissioni senza dimenticare la tracciabilità della filiera nei prodotti a Marca del Distributore – alla sua realizzazione con azioni concrete. E da Bologna, da Marca si è lanciata una sfida. Un impegno presentato da Giorgio Santambrogio, Presidente ADM e AD Gruppo VéGé con gli altri protagonisti della GDO alla presenza (seppure in video conferenza) con la Ministra Teresa Bellanova e il sottosegretario allo sviluppo economico Alessia Morani: “A partire dal 1° gennaio 2021 a tutti i fornitori agricoli diretti della distribuzione sarà richiesta l’iscrizione alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Coinvolti anche i partner della MDD, superata la definizione di co-packer, che “lungo la loro filiera di approvvigionamento saranno chiamati a far sì che i propri fornitori agricoli siano iscritti alla “Rete del lavoro agricolo di qualità”. Chiara la scelta perché la “Distribuzione Moderna vuole essere un forte propulsore dello sviluppo sostenibile del Paese, anche attraverso ciò che viene fatto con la Marca del Distributore”.