Sostenibilità in primis, ma anche cambiamento climatico, innovazione, qualità, filiere. Sono state queste le tematiche affrontate da Coop Italia nell’incontro “Coop-G20 Coltivare il futuro” organizzato il 15 settembre a Firenze in occasione del G20 agricoltura a presidenza italiana. E dell’anno internazionale della frutta e della verdura.
Ma c’è qualcosa in più. Parliamo di questioni di stretta, strettissima attualità affrontate (finalmente) con meno retorica e più voglia di fare e di cambiare. Perché? Intanto, perché c’è stato contraddittorio. E, poi, perché l’appello è stato chiaro e ha coinvolto tutti.
Infatti, l'incontro di Coop, moderato e impreziosito da Carlo Alberto Pratesi dell’Università Roma Tre, ha avuto il merito di uscire dalla “comfort zone” di un dibattito concorde per mettere a confronto ospiti che – per fortuna, se volete – la pensano e affrontano diversamente. Così è stato nello scambio tra Marcela Villarreal, direttrice della Divisione partnership dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), e Morgan Ody, attiva nella Confederazione Paysanne, l’organizzazione di agricoltori francesi che appartiene a La Via Campesina. Arte diplomatica contro passione, in un certo senso. Se la prima ha posto l’accento sugli 800 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame, la seconda, orticoltrice in una piccola azienda della Bretagna, ha ribadito il ruolo delle produzioni locali per assicurare il nutrimento delle persone e la necessità di una produzione in armonia con la natura oltre a un’equa condivisione delle risorse e dei ricavi, difendendo – soprattutto dagli interessi sempre più “invadenti” delle multinazionali – la ricerca partecipata anche in agricoltura.
Risorse e tecnologie per tutti
A parte i passaggi “estremi ma non estremisti”, l’intervento di Ody una parte di verità l’ha detta, e cioè che gran parte del cibo e delle terre è gestita da piccoli produttori che hanno scarsa accessibilità alle risorse e alle tecnologie.
Altri elementi di rottura sono scaturiti dall’ultimo intervento, quello di Marcello Di Paola, docente di sostenibilità e giustizia globale all'Università di Palermo (sua l'immagine in apertura) riguardante i mille aspetti della sostenibilità. “Di sostenibilità ne parliamo in momenti di crisi, cioè di gestione creativa dei cambiamenti – ha detto – La sostenibilità è critica, portatrice di innovazione per reagire ai cambiamenti che avvengono nel mondo. Ma c’è anche una sostenibilità psicologica, che dobbiamo tenere presente, soprattutto nel mondo del lavoro. I giovani e le donne vanno riportati in agricoltura perché questo vuol dire portare innovazione al settore. Non sarà soltanto la quantità del cibo prodotto il problema della sostenibilità – ha spiegato Di Paola – ma anche la qualità di cosa mangiamo e mangeranno gli abitanti del pianeta. Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, come è stato generalmente presentato in passato, ma è anche economico e sociale. La mancanza di acqua dolce, l’innalzamento dei mari, e la riduzione delle risorse alimentari, come della biodiversità, renderanno ancora più profonde le disuguaglianze, sia fra piccole e grandi imprese produttrici di cibo, sia fra le persone. Servono sinergie tra stati e imprese – ha concluso Di Paola – per favorire il cambiamento e raddrizzare elementi che si sono rivelati insostenibili e non riusciranno a superare il test del tempo. Una cosa è certa, ogni giorno abbiamo e avremo bisogno di un contadino perché ogni giorno dobbiamo o dovremo tutti mangiare”.
Il futuro dell'agricoltura raccontato da chi in agricoltura ci lavora
Tutte problematiche individuate anche dalle testimonianze dei produttori fornitori di Coop Italia raccolti nel video sottostante.
Il futuro, dunque, ci metterà di fronte a sfide enormi: per primo il cambiamento climatico, per il quale il sistema agricolo è coinvolto sia come responsabile, sia come vittima. Per difendere se stesso, quindi, sarà costretto a intervenire. Ma come ha sottolineato Ody, “possiamo pensare di lasciare la soluzione del problema solo a coloro che l’hanno provocato? E’ giusto che ognuno faccia la sua parte. In particolare, i governi legittimamente eletti”.
Ed è qui che si innesta il ragionamento, e il modus operandi di Coop Italia nei confronti del mondo agricolo. Approccio illustrato da Marco Pedroni presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) e Daniela Mori, presidente del Consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze.
“Noi siamo quelli delle filiere. Filiere tracciate, trasparenti, rispettose delle persone e del pianeta – ha sottolineato Marco Pedroni – Solo in questa ottica possiamo ipotizzare un prossimo futuro sostenibile”. Coop Italia è l’unico gruppo della grande distribuzione in Italia che mette nel contratto di fornitura la clausola che la merce agricola non può essere fornita a prezzi inferiori ai costi di produzione. “Ovviamente ci deve essere una filiera efficiente – ha aggiunto Pedroni – quindi la produzione deve fare la sua parte, aggregandosi e innovando, ma senza disperdere quel patrimonio italiano fatto di tante nicchie”.
“Noi progettiamo i prodotti a marchio Coop così – ha proseguito – Fondamentale il dialogo, anche e soprattutto quando i punti di vista non coincidono. L’aumento dei costi non può essere trasferito ai consumatori dobbiamo prenderci carico del problema, ognuno per la sua parte, facendo da ammortizzatore. E questo sta dentro un'idea di collaborazione, che va oltre le dinamiche commerciali e di mercato”, ha chiarito il presidente di Coop Italia, che ha concluso: “I prodotti devono essere accessibili, sicuri e rispettosi dell’ambiente, essere una cooperazione tra consumatori ci mette nelle condizioni migliori”.