03 febbraio 2024

Spreco alimentare, il caso Italia

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Risale lo spreco in Italia. A tu per tu con il cibo, siamo improvvisamente più spreconi. Infatti, siamo passati da 75 a 80,9 grammi di cibo pro-capite buttato ogni giorno nelle nostre case. In altre parole, e numeri, da 524,1 grammi settimanali nel 2023 a 566,3 grammi nel 2024. Si tratta dell’8,05% di spreco in più rispetto a un anno fa.

Uno spreco che nel 2024 in Italia costa circa 290 euro annui a famiglia, circa 126 euro pro-capite ogni anno. Si spreca di più nelle città e nei grandi comuni (+8%) e meno nei piccoli centri. Inoltre, sprecano di più le famiglie senza figli (+3%) e molto di più i consumatori a basso potere d’acquisto (+17%). Ancora: si spreca di più al sud (+4% rispetto alla media nazionale) e meno al nord (-6% rispetto alla media).

Lo spreco complessivo di cibo in Italia vale 13,155 miliardi: un dato vertiginoso che include lo spreco a livello domestico (oltre 7,44 miliardi), quello nella distribuzione (3,99 miliardi), oltre allo spreco nei campi e nell’industria, più contenuto.

Ecco la fotografia dello spreco scattata dal Rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International, a pochi giorni dall’11esima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, in calendario lunedì 5 febbraio 2024, e che ha per tema Make the difference. Stop #foodwaste.

Allarme insicurezza alimentare

Ma a preoccupare è l’allarme sociale che emerge da un quadro di forte incertezza generale: lo testimoniano i dati che per il primo anno Waste Watcher International analizza sul piano della sicurezza alimentare in Italia usando l’indice Fies (Food insecurity experience scale). Indice che misura il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente.

Dal punto di vista socio-economico, il ceto che si autodefinisce popolare (“mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese”), e che in Italia conta oltre 5,7 milioni di persone, presenta un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana. Si aggiunga a questo quadro che un consumatore su due a basso potere d’acquisto (ceto popolare) cerca cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, e che il 41% sceglie il discount a scapito del negozio sotto casa o del supermercato. Inoltre, il 77% ha intaccato i risparmi per fare fronte al costo della vita, il 28% ha tagliato ulteriormente il budget per la spesa alimentare.

Il Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia” è realizzato per la campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna Distal, per la direzione del professore di economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Andrea Segrè, ordinario all’Università di Bologna, e per il coordinamento del docente Unibo, Luca
Falasconi.

“Sono dati che dobbiamo attenzionare con cura – rileva il direttore scientifico Waste Watcher, Andrea Segrè – perchè ci permettono di evidenziare la stretta connessione fra inflazione e insicurezza globale, da un lato, e ricaduta sociale dall’altro lato, tra potere d’acquisto in calo costante e conseguenti scelte dei consumatori che non vanno purtroppo in direzione della salute dell’ambiente, ma nemmeno di quella personale. Scegliere cibo scadente, meno salutare e spesso di facile deterioramento non comporta solo un aumento del cibo sprecato in pattumiera, ma anche un peggioramento nella propria dieta e nella sicurezza alimentare. Se la salute nasce a tavola, dal cibo scadente deriva l’aggravio dei costi sociali e  ambientali”.

In definitiva: da poveri mangiamo e stiamo peggio, e sprechiamo persino di più. E questo circolo vizioso si riverbera sull’ambiente. Se vogliamo davvero “fare la differenza”, come chiede il claim dell’11esima Giornata di Prevenzione dello spreco alimentare, l’azione deve essere sinergica e servono anche e soprattutto politiche pubbliche mirate a mitigare gli impatti dell’inflazione sulla sicurezza alimentare, con un focus particolare sulla tutela dei ceti sociali più vulnerabili.

Effetto inflazione

L’effetto inflazione comporta scelte eloquenti e l’acquisizione di nuove abitudini alimentari che non vanno necessariamente in direzione di una migliore alimentazione media. Qualche esempio: un consumatore su due (49%) dichiara di potenziare l’acquisto di cibo online; oltre un consumatore su tre (39%) si butta sugli alimenti in promozione; oltre un consumatore su tre decide di autoprodurre il cibo (38%).

Nella hit delle nuove scelte di acquisto l’attenzione si rivolge con più determinazione verso l’acquisto del cibo a ridosso di scandenza (32%), sceglie di privilegiare i discount perla sua spesa (32%) e di rifornirsi di legumi e derivati vegetali, a scapito del consumo di carne (31%). Perde terreno il cibo biologico, spesso troppo costoso per un ridotto potere d’acquisto (7%) e perdono terreno le grandi marche (11%). Si spreca soprattutto la frutta fresca, che svetta fra gli alimenti più gettatii nell’ultima settimana media dei consumatori (25,4 grammi), seguono cipolle, aglio e tuberi ma anche il pane fresco (20,1 grammi), le insalate (13,8 grammi) e le verdure (13,2 grammi).

Romano (Aiab): “Il bio può essere la soluzione”

Il presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab), Giuseppe Romano, esprime le sue preoccupazioni riguardo agli sprechi alimentari: “La gestione consapevole del cibo – dice – non riguarda solo il rispetto ambientale, ma coinvolge direttamente il territorio, le attuali produzioni, il giusto prezzo dei prodotti e il valore del lavoro dei contadini”.

“Sappiamo – aggiunge Romano – che tra gli alimenti maggiormente sprecati si trova la frutta, della quale buttiamo via quasi 1 kg per ogni abitante in un anno, ma anche l’insalata, le verdure, l’aglio e le cipolle. In generale, lo spreco di cibo casalingo valeva nel 2022 oltre 6 miliardi. A questo si aggiunge lo spreco nella filiera, che nel 2022 è stato di oltre 4 milioni di tonnellate di cibo. Sono dati preoccupanti, per mitigare i quali bisogna innanzitutto imparare a comprare meglio, soffermarsi di più sui prodotti che scegliamo e informarci sulla loro provenienza e la loro qualità”.

“Una soluzione, da questo punto di vista – conclude Romano – può essere quella di rivolgersi a filiere corte e a produzioni biologiche, che già in partenza prevedono una migliore gestione delle risorse e quindi un minore spreco di prodotto. Sono attenzioni come queste che possono fare la differenza, perché cattive abitudini come quella degli sprechi sono una delle cause dei problemi ambientali che stiamo affrontando. È necessario quindi fare tutto il possibile per evitarle e diventare consumatori virtuosi”

SpesaSospesa.org e Regusto celebrano il recupero di 9.000 ton di beni alimentari

SpesaSospesa.org – il progetto di solidarietà circolare di Fondazione Lab00 ETS, nato nel 2020 per sostenere persone in difficoltà economica e sociale anche temporanea – grazie alla piattaforma digitale Regusto, permette di gestire le transazioni di beni di prima necessità garantendo la massima trasparenza attraverso la digitalizzazione e tracciabilità dei flussi.

Tramite la piattaforma Regusto, infatti, le imprese alimentari e non alimentari, catene di distribuzione e produttori locali possono donare i prodotti in eccedenza o in scadenza, ma anche venderli a prezzi sociali contribuendo così alla lotta allo spreco e all’impatto ambientale, certificando gli impatti positivi generati grazie al mancato smaltimento del prodotto.

Attraverso l’attività sinergica con imprese ed enti territoriali il progetto partecipa e contribuisce all’ecosistema circolare di Regusto che ha consentito il recupero e la distribuzione complessiva di oltre 9.000 ton di prodotti alimentari a rischio spreco generando un impatto sociale di oltre 18 milioni di pasti equivalenti distribuiti (1 pasto equivalente = 0,5 kg di cibo donato) e un impatto ambientale di oltre 15.000 ton di CO2 evitata grazie al mancato rifiuto del prodotto donato/recuperato.

Da inizio progetto SpesaSospesa.org ha inoltre raccolto più di 1,5 milioni, fondi utilizzati per l’acquisto di beni di prima necessità messi a disposizione degli enti non profit. Obiettivi raggiunti anche grazie al supporto di aziende e partner come Sorgenia, Sole365, Hexa Credit, Iveco Group e Haleon.

Francesco Lasaponara, presidente di Fondazione Lab00 ETS e fondatore di SpesaSospesa.org, commenta: “Le statistiche sullo spreco alimentare hanno ancora un impatto importante sulla nostra società. Con il progetto SpesaSospesa.org dal 2020 cerchiamo di invertire questo processo, cercando di ridurre la distanza tra povertà crescente e spreco. Combattere lo spreco è possibile ed è un dovere per tutti noi, per questo è fondamentale parlarne e sensibilizzare sempre di più istituzioni, aziende, scuole e cittadini sugli effetti che il fenomeno ha su società e ambiente”.

L’impegno di Orsero

La lotta allo spreco alimentare è un impegno imprescindibile anche per Orsero: ha impatti su tutte le quattro aree della strategia di sostenibilità del Gruppo – il valore delle persone, le filiere responsabili, l’alimentazione sana e sostenibile e, infine, l’impatto sul pianeta – e, soprattutto, coinvolge ogni attore lungo la filiera ortofrutticola, dall’agricoltore al consumatore finale.

La sfida di Orsero sta nel riuscire a donare o recuperare sempre una maggiore percentuale di quanto non può più essere venduto. Per farlo, il Gruppo ha attivato negli anni partnership con realtà in prima linea nella lotta allo spreco alimentare, in grado di redistribuire le eccedenze e ridare valore al cibo salvato.

In Italia, questo impegno è portato avanti con Banco Alimentare, Antoniano, Acli Roma, Acli Cagliari, Caritas Firenze, Coopi e la BCorp danese Too Good To Go. Nel 2023 sono state recuperate oltre 700 tonnellate di prodotto e redistribuiti quasi 3 milioni di porzioni di frutta e verdura, evitando lo spreco di quasi 1 km quadrato di suolo; 132 tonnellate di CO2 emesse; 250.000 metri cubi di acqua.

Nella lotta allo spreco alimentare ogni gesto, anche il più piccolo, conta. In occasione dell’11esima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare Orsero ha raccolto cinque idee per dare una seconda vita agli scarti di un frutto esotico popolare e amatissimo dagli italiani, l’avocado: recuperare la polpa troppo matura (trasformala in una maschera viso-corpo); non buttare il seme (piantalo o utilizzalo per tingere di rosa i tessuti di cotone); riutilizzare la buccia (come contenitore per l’insalata o trasformala in uno scrub corpo).

Le buone pratiche di Natura Nuova

A portare il proprio contributo all’evento ufficiale in programma il 5 febbraio a Roma, ci sarà anche il presidente di Natura Nuova, Gabriele Longanesi. Il suo intervento verterà sul tema delle buone pratiche adottate dall’azienda di Bagnacavallo (Ravenna) per contenere lo spreco alimentare.

Una scelta culturale oltre che imprenditoriale, attraverso un approccio concreto al proprio modo di fare agricoltura e prodotti, ad esempio valorizzando la frutta che per motivi estetici non può essere venduto nei negozi. Per l’azienda di Bagnacavallo, quindi, supportare la giornata e Last Minute Market nelle proprie attività da diversi anni è conseguenza d’intenti comuni, volti all’utilizzo e alla diffusione di buone prassi.

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