Non sono passate inosservate le paorle che Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), ha speso in occasione della presentazione del rapporto Waste watcher 2024 curato dall'Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall'Università di Bologna.
"Le offerte promozionali di cibo sono spesso collegate a un maggiore spreco alimentare, inducendo le persone ad acquistare più del necessario'', ha infatti dichiarato in una lettera.
"Al contrario - ha proseguito - gli accordi tra i diversi soggetti della filiera, un più facile accesso a mercati e negozi di vicinato, indicazioni più chiare in etichetta sono alcuni dei fattori che possono contribuire in modo efficace a rendere più efficiente la gestione degli alimenti".
"È essenziale avvicinare le nuove generazioni al consumo di prodotti freschi, di stagione e a filiera corta", ha sottolineato.
Non sono mancate le reazioni da parte degli stakeholder.
Qualche numero
Prima però di entrare nel merito del dibattito, qualche numero per delineare lo scenario. Come emerge dal Rapporto internazionale Waste Watcher 2024, il fenomeno dello spreco alimentare sarebbe in crescita.
Ogni settimana - dicono i numeri - nella spazzatura finiscono oltre 683 grammi di cibo pro-capite, erano poco meno di 470 ad agosto 2023 (+45%).
Ma cosa finisce nei rifiuti?
Il primato negativo spetta all'ortofrutta: 27 grammi di frutta fresca, 24,6 di verdure, 22,3 di insalate, ma anche cipolle, aglio, tuberi (20 grammi). Non va meglio al pane, con oltre 24 grammi a settimana pro-capite cestinati.
Lo spreco cresce
Secondo il report, per il 42% del campione, la causa primaria dello spreco sarebbe dovuta a un difetto di conservazione lungo la catena: prodotti ortofrutticoli conservati nelle celle frigo - dicono i consumatori - una volta a casa andrebbero subito a male.
Il 37%, invece, cestina cibi che sarebbero già vecchi al momento dell'acquisto. Un altro 37%, invece, dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino.
Infine, il 75% del campione non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi per evitare di buttarli.
Federconsumatori non ci sta
Secondo Federconsumatori la lettura che il ministro ha fatto dello spreco alimentare "è semplicistica".
"Il ministro - ha rilevato la confederazione - mette sul banco degli imputati chi, in moti casi, non può permettersi spese di qualità e, proprio grazie alle offerte incriminate, riesce a portare in tavola un pasto".
"Il nodo centrale della questione - ha argomentato - è piuttosto capire perché molte famiglie sono costrette a scelte al ribasso sul piano della qualità. La tendenza a fare scorta di prodotti a basso costo, infatti, è indotta in molti casi dall'aumento indiscriminato dei prezzi e dai comportamenti speculativi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni".
"Siamo convinti che sia necessario e urgente avviare azioni volte a incrementare la trasparenza delle informazioni sui prodotti che portiamo in tavola, ma anche campagne per accrescere la consapevolezza dei consumatori sulla sostenibilità dei loro consumi e dei loro comportamenti - ha concluso - Inoltre, è indispensabile disporre serie azioni di contrasto alla povertà alimentare, fenomeno purtroppo in crescita nel nostro Paese''.