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17 luglio 2024

Startup femminili e venture capital, si può fare

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Crescono gli investimenti dei fondi di venture capital nelle startup femminili. Nell’ultimo decennio, infatti, la quota d’investimenti è passata dal 5,4% al 9,6%, con un incremento del 77%.

Nel 2023, le startup guidate da donne hanno raccolto a livello europeo 5,8 miliardi di fondi di venture capital e l’Italia, con una quota del 10,8%, risulta seconda solo alla Spagna (13,3%) ma davanti a Francia e Regno Unito (10,4%) e Germania (8,8%) per quota di investimenti.

Diffondere la cultura dell’impresa di valore

Secondo recenti stime nel 2023 la quota di fondi di VC raccolti a livello europeo dalle startup al femminile è stata pari a 5,8 miliardi di euro. A livello di singoli stati l’Italia (10,8%) è seconda solo dietro alla Spagna (13,2%) ma davanti a Francia, Regno Unito (10,4%) e Germania (8,8%). Tra i settori oggetto delle attenzioni dei fondi che investono nelle realtà al femminile spiccano sanità (19,2%), fintech (18,5%) e software aziendale (12,7%). 

“Per promuovere l’imprenditoria al femminile che contribuisce alla sostenibilità del nostro paese, è fondamentale diffondere la cultura dell’impresa di valore e accompagnare le donne di qualsiasi età ad allenare il mindset per creare imprese sostenibili”, dichiara Elga Corricelli, co-founder insieme a Layla Pavone del programma di accelerazione al femminile Women in Action, promosso da LifeGate Way in partnership con Ventive di cui si è conclusa di recente la prima edizione

In Europa rimane alta l’attenzione dei fondi di venture capital nei confronti delle startup a guida femminile.

Nell’ultimo decennio, tra il 2014 e il 2023, come svelato dal portale Dealroom, la quota d’investimenti del venture capital nelle startup femminili è passata dal 5,4% al 9,6%, con un incremento del +77% che ha portato quasi a un raddoppio delle cifre investite. 

Nel 2023, sempre secondo lo stesso studio, le startup guidate da donne hanno raccolto, a livello europeo, 5,8 miliardi di euro di fondi di venture capital. 

La quota d’investimenti destinati alle startup al femminile si differenzia, notevolmente, da un paese europeo all’altro passando, nel quadriennio 2019/23, dal 52,8% della Lituania fino allo 0,7% di Croazia e Bosnia Erzegovina. 

Tra le grandi nazioni Ue, leader in questo mercato è la Spagna con il 13,3%, seguita a ruota dall’Italia che con il 10,8% fa meglio di Francia e Regno Unito (10,4%) e della Germania, fanalino di coda con l’8,8%. 

Le startup fondate da donne si concentrano, negli investimenti, su settori diversi: quello sanitario, sempre nel quadriennio 2019-2023, conquista il gradino più alto del podio con il 19,2%, tallonato da vicino dal fintech (18,5%), mentre completa la top 3 il settore dello sviluppo software (12,7%). 

A livello di focus di business dei round di finanziamento raccolti in Europa dalle startup femminili nel quadriennio 2019-2023 quasi la metà (48%) sono stati destinati al Saas (Software as a service), un terzo (31%) alla manifattura e un quinto (21%) a mercato ed e-commerce. 

Per una startup e per i suoi fondatori entrare nel club degli unicorni, company che superano la valutazione di 1 miliardo di dollari, rimane un traguardo fondamentale. A livello europeo, nel 2023, sono ben 35 le startup unicorno fondate da donne (erano 14 solo 5 anni fa, nel 2019) e tra queste quasi la metà (15) hanno sede nel Regno Unito, 5 in Germania, mentre sono 3 a testa gli unicorni al femminile in Francia, Italia e Svezia.

Il deficit culturale tutto italiano

In Italia purtroppo, ancora oggi, le imprese femminili scontano un deficit culturale di lungo periodo che frena il pieno sviluppo d’interessanti opportunità di business. 

Secondo gli ultimi dati disponibili diffusi da Unioncamere e dall’Istat, nel 2023 le aziende al femminile registrate nella Penisola erano oltre 1,3 milioni, un numero in leggero calo (-0,9%) rispetto al 2022. Una quota pari a quasi un quarto (22%) sul totale del tessuto produttivo nazionale. 

Tra i settori ad aver subito una maggiore frenata in termini di chiusura di aziende al femminile troviamo commercio (ottomila attività in meno), agricoltura (seimila in meno) e la manifattura (duemila in meno), mentre la quasi totalità delle imprenditrici italiane (90,7%) opera nel comparto dei servizi. 

Quattro di queste imprese su 10 (37%) hanno sede al sud. 

Women in Action

Per supportare l’incremento e lo sviluppo dell’impresa al femminile innovativa in Italia LifeGate Way, polo di open innovation del gruppo LifeGate che mette in contatto il più grande ecosistema di startup sustainable native italiane con i protagonisti dell’innovazione, ha realizzato, in collaborazione con Ventive, società di investimenti e consulenza per startup e PMI innovative, Women in Action.

Un programma di accelerazione al femminile (di cui si è  conclusa la prima edizione) che punta ad accompagnare imprenditrici e aspiranti founder ad acquisire e allenare strumenti per creare imprese sostenibili che possano crescere generative e alimentare il bene comune.

"L’imprenditoria femminile rappresenta un motore di cambiamento cruciale per la sostenibilità e il benessere economico dell’Italia. Women in Action nasce per aiutare la cultura dell’inclusione di genere in ambito imprenditoriale e con LifeGate Way abbiamo creato un ecosistema di valore tra donne di differenti età e professionalità che desiderano costruire o guidare imprese sostenibili", dichiara Elga Corricelli, co-founder e supervisor del programma Women in Action.

"Investire in settori come l’energia rinnovabile e l’economia circolare, promossi spesso dalle donne imprenditrici, può guidare un’evoluzione verso un’economia più sostenibile e inclusiva. La promozione dell’imprenditoria femminile, attraverso politiche di supporto e incentivi mirati, può dunque contribuire a ridurre il divario di genere nel mondo del lavoro e aumentare il benessere economico dell’Italia". 

"Per sostenere l’imprenditoria femminile e aiutare le donne a fare impresa – conclude Corricelli – è necessario far evolvere la cultura della nostra nazione, alimentare un mindset imprenditoriale e promuovere sin dalle scuole modelli anche al femminile”.

Partita a novembre 2023 con l’apertura della call per le realtà interessate a partecipare, la prima edizione di Women in Action ha fatto registrare numeri molto interessanti con 118 candidature ricevute tra neo-imprenditrici, startup e studentesse all’interno delle quali sono state poi selezionate da una giuria qualificata le 13 realtà partecipanti che hanno potuto presentare le loro idee, prodotti e servizi nel corso del Women in Action Day lo scorso 8 marzo.

Tra queste, poi, solo sette imprese al femminile hanno potuto partecipare direttamente al programma di accelerazione Women in Action, durato tre mesi per un totale di 140 ore di formazione, mentorship e coaching e più di 50 ore dedicate alle startup con il coinvolgimento di oltre 200 professionisti e la realizzazione di tre eventi dedicati.

Un po' di noi

Tra le sette migliori realtà “in rosa” selezionate nell’ambito del progetto Women in Action, due riguardano l'agricoltura.

Diamante sviluppa innovative soluzioni terapeutiche per le malattie autoimmuni basandosi sull'utilizzo di nanotecnologie e biotecnologie vegetali mentre GreenEats, pensata dalla founder Simona Rotante, consulente e educatrice nutrizionale, vuole fare scoprire mediante un’app i cibi vegetali e i loro benefici in termini di alimentazione e benessere

Sull’app una volta effettuata la registrazione e aver eseguito il successivo checkup nutrizionale con gli esperti, sarà possibile impostare le proprie sfide sulla base del programma nutrizionale stilato dagli esperti e ciò consentirà di guadagnare punti e ottenere dei premi. 

Il team Women in Action è già al lavoro per la seconda edizione che prenderà il via a ottobre 2024 e si concluderà a giugno 2025. Grande novità , il roadshow itinerante a bordo di un bus elettrico che farà tappa in varie città italiane (Milano, Torino, Roma, Napoli e Bari) incontrando aziende, imprenditori e imprenditrici, studenti, università e associazioni del territorio.

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