In Italia è argomento ancora molto dibattuto, e probabilmente lo sarà ancora per un bel po', polemiche incluse: stiamo parlando del provvedimento di legge che prevede, a partire dal primo gennaio del 2018, l'introduzione obbligatoria di sacchetti biodegradabili e compostabili nel reparto ortofrutta. Saranno, per di più, a pagamento, come legge (art. 9 bis d.l. n. 91/2017 ) impone e quindi al supermercato i clienti vedranno riportati sullo scontrino, insieme al prezzo di frutta e verdura, anche quello del sacchetto.
Che fare per chi non intende pagare ogni volta il costo (sicuramente più di 2 centesimi, anche se non è ancora chiaro quale sarà il costo) del sacchetto anche per frutta e verdura? Il Fatto Alimentare, in un recente articolo, ha cercato di sondare varie alternative all'acquisto di questi sacchetti, tra le quali c'è anche quella tornare alle vecchie borse a rete oggi in disuso, ma che è ancora facile vedere utilizzate, magari dalle persone più anziane, quando si recano al mercato o dal proprio fruttivendolo di fiducia. Ma a quanto pare le varie insegne della Gdo interpellate dal sito non sembrano vedere di buon occhio la soluzione per motivi igienici.
A qualcosa di simile, comunque, ci sta pensando Rewe in Germania, come ha annunciato la stessa catena questa settimana. Il gruppo, uno dei big della distribuzione moderna tedesca (18,4 miliardi di euro di fatturato nel 2016, 120mila dipendenti) ma con insegne e negozi in 19 paesi nel mondo (in Italia, terminata l'esperienza Billa, il gruppo è presente con la catena di discount Penny Market) ha deciso di avviare un test in 120 punti vendita per cercare di eliminare definitivamente i sacchetti di plastica nel reparto ortofrutta.
In cosa consiste? I test, in realtà, sono due. In 19 negozi i clienti vengono di fatto incoraggiati, attraverso una comunicazione in store ad hoc che utilizza anche dei volantini, a non utilizzare nulla, soprattutto per quei frutti ai quali madre natura ha dato in dote una buccia spessa e resistente. Ad esempio banane, ma anche angurie, meloni, ananas e via discorrendo: possono essere pesati senza sacchetti, riposti nel carrello, e poi pagati alla cassa.
Negli altri 100 negozi, invece, sono in vendita delle speciali reti riutilizzabili al prezzo di 1,49 euro la coppia (vedi foto in alto). Il prezzo, attraverso un apposito codice a barre, viene poi detratto dal costo del sacchetto di frutta e verdura. Funzionerà? È presto per dirlo, ma l'azienda è determinata a combattere l'uso della plastica e testerà queste soluzioni fino al 27 novembre, poi tirerà le somme e deciderà cosa fare.
Quella di Rewe è una decisione che in realtà segue una linea aziendale di lotta agli imballaggi di plastica portata avanti da tempo e che sta introducendo anche nel reparto ortofrutta: ad esempio, da novembre le banane, di qualsiasi marca, saranno disponibili solo senza imballaggio mentre già ora per gli avocado o le patate dolci a marchio privato Rewe utilizza la tecnica del “Natural Branding” (sistema di marchiatura al laser effettuato direttamente sul prodotto, sulla parte superiore della buccia) per fornire informazioni e mostrare il logo stesso.
Credit foto: Rewe via Utopia.de | Fonte news: Press Rewe