18 dicembre 2015

Storytelling & Ortofrutta. Il fast food “b.good” negli USA

35

Negli Stati Uniti il consumo di frutta e verdura negli ultimi 5 anni è diminuito del 6% secondo quanto afferma il National Fruit and Vegetable Alliance: tra le cause, secondo quanto si legge nel suo ultimo report, la grande popolarità, per esempio, di piatti unici come la pizza o i panini in genere, che hanno “spinto fuori dal piatto” gli ortaggi come contorno classico.

Eppure, mai come negli ultimi anni chef stellati e non, e insieme ad essi tutta la comunicazione di supporto formata da riviste di settore e critici, stanno dando anche a frutta e verdura una visibilità di notevole impatto, soprattutto in TV. Fenomeno, quest’ultimo, presente anche in Italia dove gli chef sono oramai diventati star televisive molto famose e spesso utilizzano in moltissime preparazioni anche frutta e verdura. Nonostante questo, anche il Balpaese non brilla certo per consumi di  frutta e verdura, in calo costante dal 2000 ad oggi, e con percentuali anche maggiori rispetto a quelle americane.

Che fare? Negli Stati Uniti secondo, la fondazione Produce for Better Health – PBHF, i supermercati potrebbero avere un ruolo decisivo, aumentando e incentivando il consumo di frutta e verdura su larga scala. Ma come?

bgoodrealfoodfast

La rivista Progressive Grocer cita come caso emblematico quello di una catena di ristoranti fast food, b.good, che ormai mette sullo stesso piano hamburger e vegetali e dove, non a caso, le preparazioni dove gli ortaggi sono protagonisti stanno aumentando sempre di più, riscontrando un notevole successo nelle preferenze dei loro clienti.

Il modello utilizzato lo spiega direttamente Tony Rosenfeld, il co-fondatore della catena b.good

Una delle prime cose che un cliente vede quando entra in uno dei nostri punti vendita è una sequenza di foto che raffigurano i volti dei produttori ed artigiani che allevano localmente bestiame o producono ortofrutta, latte, gelati o altro per quel negozio specifico

Grandi lavagne poste nei locali b.good mettono in evidenza quanto viene prodotto localmente di quel che vede sugli scaffali. Obiettivo: sfruttare il desiderio del cliente di conoscere la storia che c’è dietro un dato prodotto.

 

Fonte news: progressivegrocer.com | sfgate.com | nfva.org | pbhfoundation.org.

Potrebbe interessarti anche