La Commissione europea ha introdotto nuovi limiti (Lmr) sull'impiego dell'Acetamiprid, sostanza attiva particolarmente efficace nella lotta alla cimice asiatica. Entreranno in vigore a settembre 2025, ma secondo gli stakeholder italiani del settore ortofrutta ci sono già le prime ricadute negative sulle vendite dei prodotti made in Italy all'estero.
I danni da cimice asiatica e il provvedimento europeo
La cimice asiatica, Halyomorpha halys, originaria dell’Asia orientale è una cimice marmorizzata arrivata negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, Italia compresa. E' in grado di provocare seri danni a piante da frutto, ortive e ornamentali, per esempio su pero, mele, kiwi, pesche, pomodoro.
La stretta sull'impiego del principio attivo in grado di contrastarla arriva in seguito alla segnalazione di una Ong (Organizzazione non governativa) che avrebbe rilevato tracce di residui su alcune partite di spinaci in Francia, dove la sostanza è bandita.
Va precisato che la rivalutazione da parte dell’Efsa (European food safety authority) è accompagnata - come da procedura - da una fase di transizione per consentire lo smaltimento dei prodotti già legalmente raccolti e trattati.
A tal proposito, la direzione generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione, di concerto con il capo dipartimento Dipacsr del Masaf, ha indirizzato una nota congiunta alle associazioni di categoria e alla grande distribuzione, per fornire chiarimenti sulle tempistiche di adeguamento previste, al fine di tutelare la produzione e la commercializzazione di prodotti alimentari ancora a norma di legge.
Ma, secondo il settore dell'ortofrutta, alcune catene della grande distribuzione, soprattutto estere, hanno preteso da subito il rispetto dei nuovi limiti massimi dei residui. Mettendo così a rischio la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli trattati nel rispetto dei vecchi limiti, i quali sono comunque ancora in vigore.
La reazione dell'Efta e della Gdo non piace all'ortofrutta italiana
Fruitimprese, Alleanza delle Cooperative, Assomela, Cso Italy, nel ribadire l'importanza dei trattamenti al fine di preservare le produzioni dagli attacchi di cimice asiatica, hanno denunciato pratiche sleali. In pratica, le associazioni lamentano il comportamento scorretto della Gdo, che impone ai proprio fornitori un obbligo del tutto arbitrario, perché i nuovi limiti non hanno ancora preso la forma di un regolamento valido a fini legali.
A non piacere è anche la decisione dell'Efta la quale, invece di provvedere a verificare la questione con studi propri, ha preso per buono quanto riportato dalla Ong e ha stabilito una nuova Dar (dose acuta di riferimento) cinque volte inferiore a quella in vigore.