Certo i colori, i profumi e pure i sapori se ci sono le degustazioni. Ma oltre i cinque sensi c’è un mondo tutto da scoprire e ricco di opportunità. Quelle offerte dalla tecnologia sempre più strategica anche in reparto, anche nel creare valore per l’ortofrutta. Senza minimizzare rischi e usi impropri o non funzionali agli obiettivi di produttori e distributori.
Questo il messaggio del webinar organizzato da myfruyit.it, nell’ambito di mytech 2024, dal titolo: “La tecnologia al servizio del retail“. Hanno dato il loro contributo Rossella Brenna, consulente di direzione, Marianna Palella, Ceo di Citrus Italia, Arianna Ruzza, Ceo di Relazioni Cosmiche, moderate da Raffaella Quadretti, direttrice di myfruit.it.
Innovazione tecnologica, ma strategica
Tutte le relatrici hanno sottolineato che la tecnologia deve essere orientata al valore e strategica. Non fine a se stessa ma deve puntare a soddisfare il cliente. Sicuramente oggi è indispensabile. La tecnologia offre, infatti, un valore aggiunto alla scelta del consumatore che oltre il percepito e il conosciuto vuole dati scientifici per ottenere il miglior risultato nel processo di acquisto.
La scelta è sempre varia, dai totem alle etichette parlanti, fino al palmare di reparto che indica le scelte in base alle esigenze del consumatore. Si è allergici al nichel? Arrivano le informazioni sulle referenze nichel free. In modo sempre più chiaro, veloce ed esaustivo. E ora c’è l’intelligenza artificiale che apre campi sterminati per il cliente ma anche per il venditore che può avere dati predittivi che permettono di pianificare le vendite con il prodotto giusto al momento giusto. E se non si usa si perdono miliardi. Secondo una ricerca citata nel webinar l’intelligenza artificiale vale 300 miliardi nel retail.
Un settore in espansione, con orizzonti
Rosella Brenna con trent’anni di esperienza nel settore ha visto, vissuto e conosce le diverse ondate tecnologiche. Ecco la sua analisi sulla situazione attuale: “Siamo in piena espansione, c’è l’intelligenza artificiale che spaventa ma può essere una soluzione per la Gdo dove già ci sono innovazioni tecnologiche in reparto. Siamo partiti dall’analisi dei comportamento d’acquisto, si continuano a rilevare dati, ma sempre più si deve legare la potenza di registrazione con quella di interpretazione per arrivare all’analisi anche predittiva. Pensiamo all’esperienza nella vendita dei biglietti aerei, ancora poca usata nella Gdo”.
Tra i tanti dispositivi a diposizione del consumatore “c’è una App che permette di memorizzare le tue scelte alimentari , ottimizzando la scelta e non facendoti perdere tempo filtrando, per esempio, il catalogo ortofrutta. Se io ho segnato allergia al nichel, mi si offrirà il prodotto senza. Ci può essere pure il suggerimento dell’abbinamento”. Sono tutte soluzioni che possono portare valore. “La tecnologia deve diventare strategica e non restare fine a stessa”. Cercare il valore aggiunto.
La tecnologia che aiuta a raccontare
La tecnologia aiuta gestire dati sempre più complessi e di continua generazione, ma può essere utile anche per umanizzare il prodotto attraverso il racconto. E’ il caso dei social media come ha spiegato Marianna Palella di Citrus Italia cha ha ricostruito l’origine dell’impegno online. “Abbiamo iniziato per gioco con la voglia di raccontare fuori dal mio settore. Il buon esito della community ci ha portato alla creazione dell’ e-commerce. Il processo è stato questo: grazie ai social la gente ci ha conosciuto ma non eravamo presenti in tutti Italia. La soluzione è stata la vendita online”. Ma attenzione avverte l’imprenditrice: “I social non servono tanto a vendere in modo diretto”.
E di innovazione si può morire. Nel senso che investimenti in tecnologie troppo avanzate possono non dare un ritorno ed essere solo un costo. “Si deve innovare secondo le esigenze del mercato, non essere troppo avanti rispetto a quello che viene richiesto. La nostra innovazione è il frutto della sinergia di due generazioni: la mia e quella di mia madre”.
E il board non conosce la tecnologia
Arianna Ruzza nel 2022 ha fondato Isual, start up innovativa nel settore del martech ovvero il marketing tecnologico che risolve il problema della comunicazione di filiera e studia tutte le implicazioni dell’innovazione tecnologica. Anche etiche. “Pensiamo al controllo che si può arrivare a fare sul lavoro dei collaboratori, pensiamo ai dati dei consumatori e qui c’è chi informa bene e paga anche per il dato ricevuto attraverso dei buoni sconti”. Insomma ci sono soluzioni basate sulla trasparenza e sull’informazione che rendono la tecnologia etica. Il problema, citando una ricerca, sono le conoscenze dei piani alti: “Una percentuale dei board non conosce bene la tecnologia”. E questo è un problema.
I benefici tecnologici?
“Tutti gli sforzi che si fanno nel marketing oggi si riescono a ottimizzare grazie al monitoraggio dei risultati e modificare in tempo reale, anche grazie all’intelligenza artificiale. Martech è sempre più in evoluzione. Oggi saper utilizzare la tecnologia è fondamentale”. Attenzione però non basta usare e far usare i dispositivi: “In Inghilterra il 95% dei consumatori utilizza dispositivi digitali ma solo il 26% sostiene di aver migliorato l’ esperienza di acquisto. Vuol dire che la tecnologia non è al servizio del consumatore“.
Serve una riflessione integrale: “Va bene il chatbot che risponde 24 ore su 24 che facilita l’esperienza di acquisto ma questo servizio deve essere integrato con l’off line e l’esperienza fisica. A volte nei grandi centri di vendita mancano le figure che assistono ovvero trovo magazzinieri che vanno di fretta e non sanno rispondere alle domande”.
Pieni di informazioni da remoto o via smartphone, ma soli e spaesati in reparto. Sono gli effetti perversi dell’azione sociale descritti da tempo dal sociologo Raymond Boudon quando analizzava non solo la libertà ma anche tutti gli effetti negativi della tecnologia. Non basta la sua semplice adozione, ma una assunzione consapevole e orientata al risultato.