Per Pietro Terlingo, responsabile Ortofrutta di Coop Alleanza 3.0, parlare di valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli significa soprattutto investire sul marchio. “Noi abbiamo fatto importanti investimenti sul prodotto a marchio – spiega a myfruit.it – E’ l’elemento distintivo del nostro piano strategico per crescere di più. Sul prodotto a marchio applichiamo parametri ancora più restrittivi, più controlli e più filiera. Gli stessi imballaggi sono ancora più spinti verso la sostenibilità, e l’Rpet è ormai all’80% di materiale riciclato. E, per coerenza con il piano strategico dei prossimi tre anni, facciamo molta comunicazione su scala nazionale”.
Tripla convenienza
L’iniziativa Tripla convenienza permette al consumatore di trovare prodotti freschissimi di diversi reparti scontati del 20%, come ortofrutta, carne e pesce. I produttori hanno la garanzia di accordi chiari ed equi; Coop si rifornisce da produttori italiani attraverso una filiera sicura, equa e garantita al 100%. “Con Tripla convenienza difendiamo i prezzi, ma non solo – dice Terlingo – Soprattutto comunichiamo i valori: fa bene all’ambiente (residui chimici sotto i limiti di legge); fa bene ai fornitori (garantendo costi di acquisto superiori ai costi produzione) e fa bene ai clienti, perché sono prodotti convenienti”.
Il potere del territorio
Poi il territorio. Dal Friuli fino alla Puglia, gli oltre 400 punti di vendita di Coop Alleanza 3.0 costituiscono un vero e proprio presidio del territorio. “In negozio cerchiamo di valorizzare frutta e verdura prodotte vicinissimo, o in provincia o in regione. Con stopper che attirano l’attenzione del consumatore. Certo, rispetto al pre-pandemia, il cliente fa la spesa più veloce. Il prodotto sfuso continua essere ancora predominante, ma continua anche a perdere rispetto al confezionato, perché si fa prima e non si tocca il prodotto manipolato da altri. Del resto, confezionato e territorio vanno nella direzione della sicurezza. Il cliente che vede provenienza Spagna, se può confrontare, sceglie e predilige prodotto italiano che lo fa sentire più tutelato e sicuro”.
“Ovviamente le restrizioni Covid-19 hanno influito in modo negativo sulle nostre iniziative instore – osserva il manager – Negli ultimi due anni abbiamo fatto poco o nulla, qualcosa di comunicazione con la distribuzione di gadget e opuscoli. Ma intercettare 100-200 clienti in più, rispetto agli atti d’acquisto, per noi è poco significativo”.
E sulle confezioni una informazione take away
Oltre agli stopper Coop 3.0 punta su altre soluzioni. “Per alcuni prodotti particolari, cerchiamo di comunicare gli standard qualitativi o le caratteristiche del prodotto – aggiunge Terlingo – Una sorta di informazione take away, non assistita; sulla confezione mettiamo i contenuti che ci interessa spiegare. Ad esempio, perché costa di più, perché ha costi di produzione più alti e perché ha maggiore sapore o tenuta. Un lavoro che stiamo facendo su kiwi, agrumi, pesche. Con i nostri fornitori, poi, facciamo accordi per la comunicazione sul volantino o esposizione in negozio. Non avendo possibilità di fare la vendita assistita, questi sono tutti elementi utili a fornire più contenuti”.
Last but not list, la qualità. “Nella logica della Gdo parlare di qualità significa parlare di numeri. E più sono grandi, più sono affidabili. Anno dopo anno, grazie a fornitori controllati anno dopo anno, siamo riusciti a migliorare di piccole percentuali i parametri qualitativi (Brix, durezza, ecc.) e a ridurre i disservizi. Sono questi numeri messi in fila che ci possono fare parlare di qualità”, conclude Pietro Terlingo.