«La città è sott’acqua e le campagne sono allagate dai fiumi che arrivano dalle colline». Lo scenario che ci ha descritto ieri Salvatore Lotta, direttore commerciale della Cooperativa Agricola Campidanese, con sede proprio a Terralba, in provincia di Oristano, probabilmente non riesce a rendere ben chiara e nitida la fotografia del disastro che ha colpito la Sardegna qui come nel nord-est. «Bisogna essere qui per capire».
La conta dei danni è appena iniziata e l’unico sollievo è che quella dei morti, almeno da queste parti, per fortuna non deve iniziare. «Ho già sentito alcuni soci e la situazione in campagna è drammatica, se non proprio disastrosa». Serre inondate e distrutte, così come i campi. «La stragrande maggioranza delle produzioni presenti al momento, dai pomodori alle zucchine, non esiste più. Un metro e mezzo di acqua ha seppellito tutto. In molti punti si sono aperte voragini allucinanti». Colpe? «Noi, ma come in tutta la Sardegna, non siamo abituati ad eventi di questa portata. Ci siamo sempre lamentati per la siccità, non certo per la troppa acqua. Quindi spesso non abbiamo fatto attenzione alla situazione presente nei canali. La natura poi chiede il conto. Ho visto ponti andare giù come fuscelli».
Lo spirito per ripartire però non manca. «Noi vogliamo ripartire subito, perché abbiamo voglia di rialzarci e di lavorare immediatamente. Ma non dipenderà solo da noi, ma dai tempi della burocrazia, che ora è quello che ci spaventa di più».
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