E’ stato presentato ieri sera in modalità on line il “Progetto nocciolo” della Op Terremerse, che è stato avviato in partnership con Ferrero. Il presidente Marco Casalini ha introdotto il nuovo Progetto Nocciolo della Op ricordando che “le battaglie si vincono creando alleanze” e che “obiettivo di Terremerse è portare ricchezza ai propri associati”. Il che significa creare 600 ettari di nuovi noccioleti in sette regioni italiane (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Marche, Umbria, Lazio) entro i prossimi cinque anni. Sempre Casalini ha evidenziato che questo sviluppo avverrà nel segno della sostenibilità.
Emilio Sabatini, direttore generale di Terremerse, ha sottolineato che “il Progetto Nocciolo è all’interno degli obiettivi strategici della cooperativa e che “Terremerse si impegna a ritirare il 100% della produzione dell’azienda agricola che attiva il progetto, attraverso il “vincolo associativo”. Mentre il contratto di riferimento per la coltivazione trae origine dall’accordo quadro tra Terremerse e Ferrero”. Inoltre, sempre nell’ambito del contratto di coltivazione, il prezzo non potrà scendere sotto i costi di produzione. La durata minima del contratto è di tre anni, che arrivano a un minimo di 13 in caso di accesso a contributi Ocm. Sempre Sabatini ha anche specificato che l’impianto di lavorazione delle nocciole sorgerà a Ravenna, con un investimento tra gli 1,25 e gli 1,5 milioni di euro, per una capacità media di lavorazione di 30 tonnellate al giorno. Del resto, a regime, la produzione prevista coi 600 ettari di nuovi impianti è stimata in 1.485 tonnellate.
Volontà di verticalizzare
Fabio Piretta di Ferrero, presentando la realtà dell’azienda di cui fa parte, nata 70 anni fa e oggi presente in 170 diversi paesi del mondo, ha sottolineato la “volontà di verticalizzare la filiera del nocciolo”, che ha portato alla nascita, tre anni fa, anche del “Progetto Nocciola Italia” di Ferrero. Lo stesso Piretta ha inoltre dettato i cinque “pillar” del progetto: qualità vivaistica (con la certificazione volontaria del materiale), qualificazione dei terreni (scegliere cioè le aree più idonee alla produzione del nocciolo), approvvigionamento sostenibile (tracciabilità e sostenibilità delle produzioni), accordo di filiera (garantire ai produttori un impegno all’acquisto sul lungo periodo), strumenti a supporto del progetto (formazione professionale, software di gestione, prodotti finanziari dedicati).
Perché il nocciolo
Infine Marco Babini, responsabile del Progetto Nocciolo di Terremerse, che già aveva fornito alcune anticipazioni di questo progetto su myfruit.it, ha spiegato: “Abbiamo avviato questo progetto sul nocciolo e nel dicembre scorso, in piena pandemia, sono stati messi a dimora i primi 20 ettari in Romagna. Inoltre, abbiamo già raccolto diverse adesioni per nuovi impianti da mettere a dimostra tra dicembre 2021 e gennaio 2022”. Ancora Babini ha fornito alcune motivazioni sul perché Terremerse abbia deciso di investire anche sul nocciolo. Questa coltura richiede infatti, ha spiegato Babini, investimenti contenuti, può essere svolta con un alto grado di meccanizzazione, il prezzo del prodotto è sostenuto perché c’è un’elevata richiesta da parte del mercato, l’impianto dura 30 anni e garantisce quindi 23 anni di piena produzione. Plus ulteriori sono rappresentati dagli accordi pluriennali garantiti da questo progetto e dalla possibilità di accedere a strumenti finanziari specifici, compresa la possibilità di rendicontare, già dopo pochi mesi, il 50% delle piante di nocciolo acquistate dal vivaista. Il pareggio tra costi e ricavi per chi aderisce a questo progetto è previsto all’ottavo anno, calcolando che un noccioleto impiega sette anni per entrare in piena produzione.