09 giugno 2013

Tipologie e modalità di consumo. Le caratteristiche del melone mantovano

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Liscio, retato “senza fetta”, o meglio senza “costolatura”, e infine quello che invece ci indica dove tagliarlo. Se la prima tipologia è quasi una nicchia che più o meno rappresenta il 30% della produzione complessiva all’interno dell’universo produttivo del melone mantovano, ed ha anche caratteristiche organolettiche molto particolari, il resto del mercato predilige quello retato. Ma all’evidenza del taglio della fetta sulla buccia corrisponde anche una differente caratteristica organolettica? «In generale, il melone mantovano ha delle sue caratteristiche sensoriali che lo differenziano dagli altri. Profumi di polpa di anguria, timo, tiglio, zucchino sono solo alcune delle sensazioni che, in un unico bouquet, lo rendono tipico. Certo, scendendo nel dettaglio, nel retato con fetta la nota eterea, alcolica, è un po’ più marcata rispetto al retato senza fetta» afferma Mauro Aguzzi, presidente del Consorzio del Melone Mantovano.

In Italia il consumatore predilige l’evidenza della fetta, non così all’estero: «Anzi, all’estero preferiscono le tipologie senza costolatura». Cambia anche l’utilizzo classico sulla tavole: «Se da noi la stragrande maggioranza lo usa come frutta a fine pasto e all’interno di dessert, oltre al classi prosciutto e melone, in UK, piuttosto che in Austria, lo preferiscono un po’ meno dolce, da tagliare a pezzi e condire all’interno di un’insalata».

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