Anche Crai, come praticamente molte insegne della distribuzione mnoderna, sta lavorando sul tema della sostenibilità a trecentosessanta gradi. Ma se è vero che per quanto riguarda il risparmio energetico il grosso del lavoro è demandato alle scelte dell'imprenditore del singolo punto vendita, sul fronte della selezione delle linee di prodotti e, anche, su quello della scelta degli imballi sostenibili, il management centrale gioca un ruolo di primo piano. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Trovato, Responsabile Ortofrutta di Crai.
«Sul fronte della sostenibilità dei materiali da imballaggio nel reparto ortofrutta – ha esordito – stiamo facendo quello che presumo stiano facendo un po' tutti: ci stiamo guardando intorno, per capire quale sia la strada migliore da intraprendere». Nel merito, Trovato ha rilevato un aspetto sicuramente non di secondaria importanza: occorre sì trovare la soluzione tecnica corretta ma, al contempo, occorre dare un messaggio preciso a chi acquista, ossia colui a cui, chiudendo la filiera, è demandato il compito di smaltire la confezione.
Imballaggi, occorre chiarezza
«Sul fronte degli imballaggi – ha proseguito – al momento sono tante le strade potenzialmente percorribili e pertanto stiamo cercando di capire quale sia la migliore da intraprendere: vaschette riciclate e riciclabili, vaschette in PLA, oppure vaschette in cartoncino?». I temi da affrontare riguardano la continuità e la corretta informazione, al fine di eliminare qualsiasi equivoco che renderebbe vano lo sforzo del distributore.
«Abbiamo qualche dubbio sull'uso del PLA – ha spiegato – perché all'occhio del cliente si presenta come plastica. E pertanto, siamo di fronte a due potenziali rischi: il primo è che venga smaltito erroneamente dal consumatore, il secondo è che siano i Comuni a non acettarlo nell'umido».
Dunque come risolvere l'impasse? «Oltre a risolvere le problematiche produttive in termini di disponibilità – ha chiarito il manager – in questa fase il PLA è a nostro avviso la strada più rischiosa da intraprendere. Stiamo invece affrontando in maniera concreta la riduzione delle vaschette di plastica a favore delle vaschette in cartoncino. Ma, per la chiusura di queste ultime, occorre ancora una volta fare chiarezza». In altre parole, secondo Trovato, si ricade nello stesso problema di smaltimento di cui sopra: il film compostabile non è ritenuto compostabile da tutti i Comuni e comunque, in quanto film, crea ambiguità nello smaltimento. «In ogni caso – ha puntualizzato – passare in maniera massiccia all'impiego di vaschette in cartoncino aiuta sicuramente a ridurre drasticamente il consumo di plastica». Laddove l'impiego del cartoncino non è percorribile per via delle caratteristiche del prodotto, la soluzione sono le vaschette in plastica riciclata e riciclabile: in ogni caso, il punto su cui occorre battere, è l'informazione al consumatore.
«Occorre agire sulla comunicazione, occorre fare in modo che il cambiamento sia capito da chi acquista il prodotto: altrimenti, nella fase di smaltimento, il grosso rischio è di aver fatto tanto lavoro per nulla».
Quanto ai costi del processo che porterà verso la sostenibilità dl packaging, Trovato si mostra ancora una volta negativo sul PLA: «Il PLA è la soluzione che può maggiormente incidere negativamente in termini di costi: non è l'elemento più importante da valutare, ma si aggiunge alle perplessità già richiamate». Quanto al cartoncino, invece, non sembra che ci siano problemi nemmeno di ordine economico: «l'aggravio in questo senso dovrebbe essere non rilevante».
Infine, un altro elemento da rilevare in tema di sostenibilità dell'imballaggio, riguarda la propensione dei punti vendita Crai verso il prodotto sfuso: «Si tratta di prodotti veicolabili per la maggior parte con cassette riciclabili a sponde abbattibili, che vengono reimpiegate. L'impatto dell'imballaggio, nel caso del prodotto sfuso,è pari a zero».
Prodotti sostenibili, la filiera è controllata
Quanto alle linee di prodotto del reparto ortofrutta che strizzano l'occhio alla sostenibilità, per Crai in questo momento non è tanto il biologico a tirare – che comunque resta un argomento di interesse per il futuro – quanto la linea “Filiera qualità controllata”, ossia la linea su cui l'insegna conta ad oggi il maggiore sviluppo e i maggiori volumi. «Nel reparto ortofrutta non siamo ancora partiti con una linea bio a marchio Crai più che altro per un discorso di (scarsi) volumi: sarebbe complicato gestire tutta la filiera, dalla produzione alla consegna, passando per la gestione al punto vendita. Ma con le prossime campagne – ha concluso Trovato – valuteremo senz'altro le linee a “residuo zero”, in affiancamento a quelle già esistenti».