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14 febbraio 2025

Trump e i dazi reciproci: le ricadute sull'alimentare italiano

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Detto, fatto. Come promesso durante la sua campagna elettorale e dopo il suo insediamento alla Casa Bianca Donald Trump, attuale presidente degli Stati Uniti d'America, ha ufficialmente annunciato i dazi reciproci, il cui obiettivo è pareggiare i conti con i Paesi che impongono tasse sui beni americani. 

"Se loro ci tassano, noi tassiamo loro - ha semplificato il presidente - La reciprocità riguarderà anche l’applicazione dell’Iva, che sarà considerata alla stregua dei dazi".

In pratica, quindi, Trump vuole imporre sui prodotti che entrano negli Stati Uniti da un Paese straniero lo stesso livello di tariffe che quest’ultimo impone sui prodotti americani esportati lì. I dazi reciproci dovrebbero entrare in vigore il 2 aprile.

Trump: "Ue brutale"

Nel mirino del presidente degli Stati Uniti c'è l'Unione europea: "L'Unione europea non ci tratta bene sul commercio, a volte ci tratta in maniera brutale - ha dichiarato Trump - Spesso si comporta peggio dei nostri nemici. Se si guardano i singoli Paesi, in quasi tutti i casi ci fanno pagare molto di più di quanto noi facciamo pagare loro. Quei giorni sono finiti".

Va precisato che i Paesi dell'Unione europea non impongono dazi sulle importazioni in modo autonomo: sono decisioni prese collettivamente a Bruxelles. 

La risposta della Commissione 

Non ha tardato ad arrivare la risposta della Commissione europea, che con un comunicato ha fatto sapere che la politica commerciale dei dazi reciproci proposta del presidente degli Stati Uniti è "un passo nella direzione sbagliata".

"L’Ue resta impegnata in un sistema commerciale globale aperto e prevedibile, vantaggioso per tutti i partner - si legge nella nota - L’Ue reagirà con fermezza contro qualsiasi barriera ingiustificata al commercio libero ed equo, compreso l’uso dei dazi per contrastare politiche legali e non discriminatorie. L’Unione difenderà sempre imprese, lavoratori e consumatori europei da misure tariffarie ingiustificate".

"L’Ue applica alcune delle tariffe più basse al mondo - prosegue la nota - e non vede alcuna giustificazione per l’aumento dei dazi statunitensi sulle sue esportazioni. Il commercio mondiale si è sviluppato grazie a regole chiare e trasparenti e a tariffe ridotte. Per decenni l’Ue ha collaborato con partner come gli Stati Uniti per abbattere le barriere commerciali, promuovendo un sistema basato su impegni vincolanti, impegni che ora gli Usa stanno minando". 

"Crediamo in partenariati commerciali equilibrati e vantaggiosi per entrambe le parti, basati su trasparenza ed equità - conclude la Commissione" Per questo, l’Ue ha la rete di accordi commerciali più ampia e in crescita più rapida al mondo, con oltre tre volte gli accordi negoziati dagli Usa".

La posizione dell'Italia

E l'Italia che posizione ha adottato nei confronti dei dazi trumpiani? La premier Giorgia Meloni ha comunicato alla Commissione europea che l’Italia sarà al fianco di Bruxelles nella reazione alle barriere doganali imposte dal presidente degli Stati Uniti: "Ai dazi si risponde con i dazi", ha affermato. 

Ma, a quanto pare, il suo obiettivo è provare a raggiungere un accordo: cercherà di farlo in occasione di una videoconferenza dei leader del G7 programmata per il 24 febbraio, in occasione dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina.

Nel frattempo l'Italia si trova in una posizione scomoda: Trump ha infatti dichiarato che i nuovi dazi verranno applicati a partire da quei paesi con i quali gli Stati Uniti hanno il maggiore deficit commerciale. L'Italia, che nel 2024 ha accumulato un surplus commerciale di quasi 44 miliardi di dollari con Washington, in Europa in questa classifica è seconda solo alla Germania (89 miliardi). Nulla in confronto ai 295 miliardi di dollari di deficit che gli Usa hanno con Pechino o i 170 miliardi con il Messico, ma comunque una ragione in più per esporre il nostro Paese ai dazi di Trump.

Le ricadute (pesanti) sull'agroalimentare

Ma quali sono le ricadute sul settore agroalimentare in generale, ortofrutticolo in particolare? A tracciare uno scenario ben poco positivo è il Centro Studi di Confcooperative, che ha stimato che l'introduzione di dazi doganali comporterebbe un immediato aumento dei prezzi dei prodotti italiani sul mercato americano. Il che potrebbe generare, a cascata, una riduzione delle esportazioni che viene quantificata tra il 15-30% per prodotti chiave come vino, ortofrutta, formaggi Dop, prodotti trasformati come il pomodoro e la pasta.

Tradotta in termini di fatturato, la perdita complessiva sarebbe di circa 1,5-2 miliardi di euro annui, considerando che gli Usa rappresentano il terzo mercato di destinazione dell'export agroalimentare italiano con un valore di circa sei miliardi. 

Sempre secondo l'analisi di Confcooperative, le più penalizzate sarebbero le piccole e medie imprese agroalimentari, le quali hanno minore capacità di assorbire l'aumento dei costi o di diversificare rapidamente verso altri mercati, e le quali negli ultimi tempi hanno investito in aggregazione, export e internazionalizzazione. 


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