08 novembre 2022

Uva da tavola: c’è bisogno di più dialogo

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Uva da Tavola, una filiera sotto analisi. Ruoli, rapporti e responsabilità degli anelli della catena del valore“, questo il titolo dell'evento organizzato il 4 novembre scorso da Foragri e promosso dalla Commissione italiana Uva da tavola in Puglia, a Conversano.

Alla presenza di oltre 200 operatori e tecnici del settore, provenienti da Puglia e Sicilia, tra i quali i presidenti dei Consorzi Igp di Canicattì (Salvatore Lodico) e Mazzarrone (Gianni Raniolo), la filiera si è confrontata a viso aperto sulla situazione difficile che sta attraversando il comparto, chiamato ad accelerare nel processo di aggregazione e innovazione varietale e a realizzare una strategia di rilancio e riposizionamento del prodotto sui mercati, che passa da attività di promozione e valorizzazione.

L'esempio della California

Ha presentato gli interventi Lorenzo Diomede, project manager della Cut, che ha ricordato: “Abbiamo scelto di partire dall'analisi di numeri e dati, grazie ai prestigiosi contributi tecnico-accademici e alla relazione dell'ospite d'onore, Julien Alston dell'Università di Davis (California) che ha portato all'attenzione dei partecipanti uno spaccato chiaro e aggiornato delle dinamiche produttive e commerciali che caratterizzano il sistema californiano dell'uva da tavola, il cui coordinamento e monitoraggio è affidato alla California Table Grape Commission, l'associazione di filiera americana di cui Alston è consulente. Un modello virtuoso, dai risultati evidentemente positivi, da imitare”.

Ruoli e responsabilità nella filiera

“Il comparto dell'uva da tavola italiana, che vive oggi un momento di grandi cambiamenti colturali e culturali deve comprendere una volta per tutte che gli anelli che compongono la filiera e costituiscono la catena del valore del prodotto devono essere sempre collegati, altrimenti si crea un corto circuito che mortifica il prodotto, non ne valorizza le qualità, non riesce a remunerarne il costo e a restituire competitività alle aziende del settore – ha detto Massimiliano Del Core, presidente della Cut – Ognuno ha il suo ruolo e le sue responsabilità: chi produce deve fare qualità, innovare e aggregarsi, chi commercializza deve posizionare il brand sul mercato, offrire servizio e capacità nelle forniture, chi vende al consumatore deve valorizzare al massimo la bontà, la genuinità e l'eccellenza dell'uva da tavola italiana. Alla Commissione italiana Uva da tavola il compito di fare attività di analisi, ricerca, promozione e sviluppo a favore di tutto il comparto, con iniziative come la costituzione del Distretto agroalimentare dell'Uva da tavola di qualità e la realizzazione, insieme a Cso Italy, del Catasto varietale dell'uva da tavola italiana“.

“Le parti della filiera devono ora più che mai parlarsi e programmare per il futuro della produzione e devono trarre spunto da chi sta facendo meglio di noi dal punto di vista della competitività commerciale, come gli operatori del sistema spagnolo dell'uva da tavola, più aggregato e compatto del nostro”, ha commentato nel suo intervento alla tavola rotonda Nicola Giuliano dell'Op Giuliano.

“Il dialogo non deve mancare neanche con la Gdo – ha confermato Claudio Mazzini della Coop Italia, intervenuto in collegamento on line all'evento – L'operazione spot che abbiamo convenuto con i nostri fornitori e lanciato lo scorso weekend ha funzionato. Ha favorito il consumo dell'uva Italia, sfruttando la leva del prezzo e sacrificando i margini di tutta la filiera, e ha dato una scossa a un mercato troppo statico per il periodo. Ormai il consumo delle varietà seedless è in continua crescita, è necessario adeguare l'offerta”.

Importanti i contributi al dibattito anche di Salvatore Novello, titolare dell'omonima azienda di Mazzarrone, che ha portato la testimonianza della difficoltà della stagione anche per la produzione siciliana, più tradizionale di quella pugliese, di Pietro Buongiorno, segretario regionale della Uila Puglia, e Claudio Cocozza, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico della Cut, che hanno citato alcuni aspetti sensibili per il comparto, quali l'esigenza di manodopera e l'importanza di una gestione tecnica efficiente e sostenibile, evidenziando parallelismi e differenze con le dinamiche californiane.

Sempre stimolanti, infine, le considerazioni proposte da Michele Laporta, presidente del consorzio Igp Uva di Puglia, da poco riconosciuto come consorzio di tutela, il quale è tornato sulla necessità di comunicare la tracciabilità e la qualità dell'uva con seme che, sebbene stia perdendo quote di mercato nei consumi, se opportunamente valorizzata con il marchio d'origine Igp potrebbe continuare a segnare una domanda significativa in Italia ed in Europa da parte dei consumatori più tradizionali.

Fonte: Commissione italiana Uva da tavola

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