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23 ottobre 2024

Uva da tavola e Gdo: il consumatore insegna

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Le determinanti che più influenzano l'acquisto dell'uva da tavola includono il posizionamento di prezzo, seguito dalle caratteristiche organolettiche del prodotto. 

L’origine e la provenienza territoriale sono fondamentali nella percezione del valore del prodotto. Inoltre, cresce l'abitudine degli italiani ad acquistare uva confezionata, considerata più conveniente e premium rispetto allo sfuso.

Salvo Garipoli, direttore di SGMarketing ha presentato oggi alla Luv Fiera i principali risultati dell'indagine consumer sull'uva da tavola (condotta a settembre su 800 responsabili acquisto) per comprendere le abitudini di acquisto e consumo

Canali di acquisto

Il canale della distribuzione moderna si conferma come il preferito per gli acquisti, con il 65% dei consumatori che lo sceglie per soddisfare le proprie esigenze. I driver esperienziali più significativi sono il gusto ("mi piace", 64%) e la salubrità ("fa bene", 40%). Questi elementi, insieme alla praticità (20%) e all'abitudine al consumo, rendono l'uva da tavola un frutto completo con un potenziale di mercato straordinario.

La stagionalità e la fidelizzazione dei consumatori

L'uva da tavola è una categoria che penetra il consumo in modo rilevante durante la sua stagionalità, ma presenta anche una quota interessante di consumatori fidelizzati: il 36% degli intervistati, infatti, la ricerca tutto l’anno. 

Anche la territorialità gioca un ruolo importante; infatti, tre consumatori su 10 associano il prodotto a un territorio specifico, con la Puglia che emerge come regina dell'uva nella percezione del pubblico.

Le determinanti di acquisto che incidono sui comportamenti a scaffale

Come anticipato, il tema del posizionamento di prezzo rappresenta il primo elemento di influenza, seguito da caratteristiche organolettiche del prodotto con l’origine e la provenienza territoriale elementi a suggello di una percezione che fa del valore rappresentato e comunicato a scaffale elemento fondante del processo di selezione, acquisto e consumo. 

In tale contesto le modalità d’acquisto vedono una crescente e rilevante abitudine da parte degli italiani ad accostarsi al prodotto confezionato. Le ragioni sono tutte da ricercare nel fatto che è più in grado di veicolare convenienza e premiumness. Tale modalità è la via esclusiva di acquisto per due consumatori su 10, contro il 42% di esclusivisti dello sfuso. 

Da responsabile acquisto a responsabile consumo

Ed ecco le percezioni legate all'uva con semi e senza semi. Alla prima sono legate la naturalità e tradizionalità, coerenti con il bisogno del consumatore di sentirsi raccontare la sostenibilità. 

Quando parliamo di prodotto senza semi, invece, parliamo di dimensioni emozionali e di prodotto che ancora, forse, dobbiamo identificare. Con l'uva con i semi che è considerata "noiosa", e quella senza semi "eccitante".

Innovazione varietale e crescita della categoria

L'analisi SG evidenzia come l'innovazione varietale abbia alimentato la domanda, con una penetrazione del seedless che coinvolge l'80% del campione. 

Le varietà bianche rappresentano il motore di crescita per la categoria, con un saldo positivo dell'8% tra coloro che aumenteranno gli acquisti di uva. Per l'uva senza semi, questo saldo raggiunge addirittura il +20%.

Comunicazione, i desiderata

Nonostante i fattori positivi, l'indagine di SGMarketing sottolinea aree critiche nella comunicazione della categoria. Per esempio: il 20% dei consumatori di uva non trova nessuna informazione: bene il digital, il metaverso, ma lo shopper vive la sua vita attiva sul punto di vendita, sulla confezione, in reparto.

È fondamentale migliorare la comunicazione riguardo le modalità produttive, la tracciabilità e la sostenibilità. Messaggi chiari e utili, poi, dovrebbero essere veicolati dal punto di vendita per accompagnare un acquisto sempre più consapevole.

Gdo e consumatori

Nella tavola rotonda successiva, Manuel Bonadio (Poli, Seven Spa), Germano Fabiani (Coop Italia), Annamaria Medici (Multicedi) e Nicola Zaffra (Mercato di Milano) hanno discusso le tendenze emergenti nel mercato dell'uva da tavola.  Le loro analisi hanno offerto uno spaccato interessante sulle dinamiche attuali e future di questa categoria.

Germano Fabiani ha evidenziato un trend di crescita significativo per Coop, a conferma di quanto espresso al recente webinar di myfruit.it dedicato all'uva da tavola.

Un tema centrale emerso dal confronto è la sostenibilità ambientale, che rappresenta un driver rilevante nelle scelte di acquisto. Anche se tutti hanno sottolineato che la qualità del prodotto rimane la priorità principale: "Prima deve essere buona", ha ribadito Bonadio.

Annamaria Medici ha descritto la situazione al sud Italia, dove le varietà tradizionali dominano e vengono vendute principalmente sfuse. Molti punti vendita affiliati non hanno un responsabile ortofrutta dedicato, il che può influenzare la qualità del servizio. Per affrontare questa sfida, è fondamentale investire nella formazione dei capi-reparto e migliorare la comunicazione riguardo ai prodotti, utilizzando strumenti chiari per informare i clienti sulle caratteristiche organolettiche.

Nicola Zaffra ha parlato della ristrutturazione del Mercato di Milano, che sta evolvendo per adattarsi alle nuove esigenze del settore. Con l'aggiunta di due nuovi padiglioni, il mercato si propone di diventare un centro dedicato alla contrattazione e ai servizi collaterali. Questa trasformazione mira a rendere il mercato non solo un luogo di vendita ma anche un hub per l'innovazione e la logistica.

In chiusura, le parole chiave individuate da Garipoli: Unione d'intenti, Valore/Versatilità, Argomenti al servizio del processo di acquisto, ma anche Appeal

Ecco il tempo dell'uva.


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