11 ottobre 2022

Uva da tavola, il danno e la beffa

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Non è un quadro confortante quello tracciato da Ismea sulla stagione 2022 dell'uva da tavola. La prima parte della campagna commerciale (da giugno a oggi), sebbene sia connotata da offerta abbondante e di qualità elevata, è infatti caratterizzata dallo stallo dei consumi. E, di conseguenza, da prezzi all'origine in flessione sia rispetto al 2021, sia rispetto al prezzo medio del triennio 2018-2020.

Il problema, sempre secondo Ismea, è che si tratta di una situazione destinata a perdurare: non è al momento prevedibile alcun miglioramento per il prosieguo della campagna, la quale terminerà a dicembre. I quantitativi di prodotto disponibile sono infatti ancora molto elevati, continua il ristagno dei consumi e, di conseguenza, la remunerazione per i produttori si manterrà su valori non particolarmente elevati.

Anche le previsioni relative al saldo della bilancia commerciale delle uve da tavola non sono ottimistiche, poiché il contesto internazionale non appare particolarmente ricettivo. Una situazione preoccupante, se si considera che dell’intera disponibilità di prodotto italiano, solo il 38% viene assorbito dal consumo interno. La quota preponderante è destinata alle esportazioni.

Mal comune in tutti i mercati

Lo scenario appena descritto si presenta in tutti gli areali produttivi europei: l'uva, complice l'andamento climatico, quest’anno è ovunque ottima con rese abbondanti, ma al mercato sembra interessare poco.

I consumi risentono infatti della crisi economica e del contesto geopolitico: i consumatori sono preoccupati dalla guerra, dall'inflazione e dal caro-energia e dove possono tagliano la spesa. Una situazione che, anche a livello europeo, ha portato alla contrazione della domanda di uve da tavola, il che ha determinato uno squilibrio con l’offerta: in sintesi, il mercato soffre.

La situazione in Italia

I dati Istat indicano, per l’Italia, un’offerta 2022 valutata in poco più di un milione di tonnellate, il che significa +3% su base annua e +2,3% rispetto alla produzione media del triennio precedente.
Il clima caldo e asciutto ha influito positivamente sulla qualità organolettica delle uve, in particolare sui gradi Brix, e sulla conservabilità del prodotto.

Quanto al trend produttivo, la superficie coltivata a uve da tavola è di circa 47mila ettari, con una fortissima concentrazione in Puglia e Sicilia. Tra il 2018 e il 2022 il saldo delle aree in produzione è positivo, con un incremento di circa 260 ettari.

La nota dolente è sul fronte degli acquisti: i dati Ismea-Nielsen relativi al periodo gennaio-agosto 20221 indicano un decremento dei volumi acquistati a doppia cifra (-11%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente a fronte di un sostanziale rincaro dei prezzi al dettaglio (+8,3%). In ragione di queste dinamiche, nella prima parte della campagna 2022, la spesa si è ridotta del 3,2 per cento.

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