26 marzo 2021

Uva da tavola: l’errore strategico a scaffale

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Un motivo in più per guardare bene le varietà in etichetta prima di acquistare l'uva da tavola. Ieri all'Esselunga di Modena c'era in vendita l'uva bianca seedless a 2,98 euro per 500 grammi.
Un'unica referenza, anche se a scaffale c'erano due prodotti completamente differenti: la varietà AutumnCrisp proveniente dal Sudafrica (confezionata da Peviani) e la Ivory del Perù, confezionata da Orchidea Frutta. Entrambi gradevoli, soldi spesi bene. Ma due gusti e due esperienze gustative molto diverse, e qui si gioca la soddisfazione del cliente.

Cliente che può preferire un'uva croccante, rinfrescante, leggera, con un marcato gusto di mela verde (Granny Smith) e un tono più forte dovuto a una certa acidità e astringenza. Oppure orientarsi verso un acino più morbido, con un gusto marcatamente dolce e un aroma Moscato che ricorda le migliori uve con semi italiane.
La prima è AutumnCrisp, la seconda è Ivory. E le preferenze si dividono in modo netto tra chi ricomprerebbe una ma non l'altra.

Il grande dilemma

E' giusto, dunque, vendere due prodotti così diversi come se fossero uguali, mescolati nello scaffale sotto un'unica, indistinta etichetta ? Sarebbe come comprare le Gocciole e trovare dentro la confezione una volta quelle al cocco, un'altra volta quelle extra-dark e la volta dopo quelle classiche al cioccolato.
Postilla tecnica: AutumnCrisp aveva contenuto zuccherino tra i 16 e i 17 gradi Brix, Ivory tra i 22 e i 25.

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