L'esportazione di uva da tavola italiana ha giocato un ruolo significativo nel panorama globale nel 2023. I dati presentati di recente da Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale di Fruitimprese, alla Table Grape Conference alla Luv Fiera di Bari mettono in luce le principali tendenze e competitor nel mercato europeo e mondiale.
Principali prodotti dell'export italiano nel 2023
L'uva da tavola si posiziona al secondo posto tra i principali prodotti d'export italiani con 384.385 tonnellate e un valore di 820.816.000 euro, con una crescita a valore del 12,82% rispetto all'anno precedente.
Solo le mele superano l'uva in termini di volumi esportati, mentre kiwi e arance seguono come altri prodotti ortofrutticoli rilevanti per l'export italiano.
I principali mercati importatori di uva da tavola (dati 2021)
Nel 2021, gli Stati Uniti si sono confermati il principale importatore di uva da tavola con 655.185 tonnellate. Seguono la Russia (385.188 ton) e i Paesi Bassi (367.152 ton). Altri mercati rilevanti sono Germania (332.968 tonnellate), Cina (294.603 tonnellate), e Canada (184.781 tonnellate).
I principali paesi esportatori di uva da tavola (dati 2021)
L'Italia si classifica al secondo posto tra i maggiori esportatori mondiali con 442.952 tonnellate, preceduta solo dal Cile con 518.359 tonnellate. Seguono Cina (349.278 ton), Paesi Bassi (301.421 ton) e India (262.033 ton).
Competizione all'interno dell'Unione europea (2023)
Nel 2023, l'Italia ha esportato 384.385 tonnellate di uva da tavola nell'Unione europea, una riduzione del 24% rispetto al 2013.
L'Italia rappresenta comunque il 38% del totale delle esportazioni dell'Ue. I Paesi Bassi seguono con 342.577 tonnellate, pari al 34% delle esportazioni europee, con un aumento del 20,21% rispetto al 2013.
Suglia ha fatto notare come i Paesi Bassi rappresentino un caso anomalo visto che non è un paese produttore e che i suoi flussi in esportazione sono da ricondurre esclusivamente a riesportazioni.
Dove esporta l'Italia
Nel 2023 la Germania è la principale destinazione per l'uva da tavola italiana con 120.832 tonnellate, seguita dalla Francia con 75.805 tonnellate.
Rispetto al 2013, però, si osserva un calo nelle esportazioni verso la maggior parte dei paesi europei. La Gran Bretagna registra una significativa riduzione del 35,93%, mentre la Svizzera ha visto un calo del 23,51%.
Le esportazioni oltremare (2023)
L'Italia esporta anche verso paesi oltre l'Europa, ma con volumi minori.
L'Arabia Saudita rappresenta la principale destinazione con 1.386 tonnellate, anche se in calo del 45,35% rispetto al 2013. Altri mercati di esportazione includono Emirati Arabi, Senegal, Mauritius e Stati Uniti, con variazioni di crescita e declino a seconda del paese.
Giacomo Suglia ha illustrato i due principali motivi di questa bassi volumi di esportazione verso l’oltremare a lunga distanza per l’uva italiana. "Innanzitutto il mercato europeo è molto interessante grazie alla sua alta popolazione con elevato potere di acquisto. Poi, l’uva è un prodotto molto delicato, non è conservabile per lungo tempo. Questo significa che, visto il grosso incremento di produzione in Italia, ci dobbiamo strutturare meglio su quantità e qualità delle celle frigorifere per affrontare mercati lontani. La professionalità delle aziende deve essere orientata alle destinazioni oltremare, anche a livello di produzione”.
D’altra parte, l’iter per l’apertura di un nuovo mercato è complesso.
Simona Rubbi, responsabile relazioni internazionali e aperture nuovi mercati di Cso Italy, ha evidenziato come, per portare a termine con successo questo iter, serva in generale una forte reattività a livello tecnico, un’incisiva azione e pressione politico/diplomatica e il costante rispetto delle condizioni per l’esportazione (che include le visite tecniche a stabilimenti e aziende registrate, ndr).
In particolare l’errore di un operatore può riverberarsi gravemente sullo status dell’intera filiera italiana con la revoca delle autorizzazioni.
In più, per questi processi di autorizzazione all’esportazione l’Unione europea non è ancora percepita dai paesi terzi come “single identity” quidi occorre agire con coordinamento tra gli stati membri per negoziare le stesse condizioni per gli stessi prodotti a livello europeo.
Tuttavia, come ha sottolineato Simona Rubbi “prima di iniziare un negoziato per l’apertura di un nuovo mercato, tenuto conto delle complessità e delle tempistiche, è indispensabile fare un’analisi di mercato sulle potenzialità e caratteristiche della nuova destinazione per verificare se le nostre produzioni riescono a soddisfare le necessità dei consumatori esteri".
"Per l’uva da tavola il Cso Italy sta lavorando per attivare gli iter di apertura su Cina (dopo pere, si sta lavorando sulle mele poi seguirà uva, ndr), Thailandia (kiwi e uva, unico paese dove c’è un coordinamento europeo), Taiwan, Vietnam, Perù (ormai in dirittura d’arrivo per l’uva da tavola)”.
Valore economico dell'export italiano di uva da tavola
Il valore economico dell'export italiano ha registrato una crescita importante nel 2023, con una media di 2,14 euro/kg, in aumento rispetto agli anni precedenti (1,64 euro/kg nel 2022). Sebbene i volumi totali siano scesi a 384.385 tonnellate, il valore complessivo ha registrato un incremento, riflettendo una maggiore remunerazione per l'uva esportata.
Insomma, l'export italiano di uva da tavola nel 2023 evidenzia una diminuzione dei volumi, ma un significativo aumento del valore unitario, con l'Italia che rimane un player fondamentale nel mercato europeo e globale.