“Dobbiamo lottare affinché il consumatore riconosca il nostro prodotto e lo scelga tra tanti altri. Ma la Gdo, in questo, ha un ruolo essenziale“. Così Gianni Raniolo, presidente del Consorzio di tutela dell'uva Igp di Mazzarrone, ha riassunto l'annosa questione dell'identificazione del prodotto a scaffale. Quanto alla stagione, sembra andare tutto al meglio. E c'è anche una novità in tema di uve senza semi.
Il punto sulla stagione in corso
Non è stato toccato dal maltempo e dalle gelate l'areale di produzione dell'uva Igp di Mazzarrone, anzi. L'inverno mite, come esordisce Gianni Raniolo, ha permesso di iniziare la stagione con anticipo: rispetto alla consueta tabella di marcia, si è iniziato a raccogliere Vittoria e Black Magic a metà maggio. “La stagione è stata caratterizzata da buona fioritura e ottima allegagione – spiega – Con le varietà precoci, già a maggio, abbiamo avuto da subito un buon riscontro sui mercati tradizionali, sia in Italia, sia all'estero”.
Nella prima settimana di giugno è stata la volta della Gdo: “Da qualche giorno abbiamo i quantitativi per far fronte ai volumi richiesti dai supermercati – prosegue – Notiamo buona remunerazione a livello di produzione e buon riscontro dal punto di vista commerciale. Al momento siamo ottimisti”.
La novità di quest'anno? Le precoci senza seme
Anche perché, come riferisce Raniolo, c'è una novità: “Da quest'anno abbiamo, già ora, volumi interessanti per la Gdo di varietà apirene precoci – racconta il presidente – Il che ci dà un vantaggio competitivo rispetto agli altri produttori europei: siamo i primi ad arrivare sul mercato, normalmente se ne parla a metà luglio. E tra l'altro abbiamo un ottimo prodotto, siamo intorno ai 17 gradi Brix”.
La stagione proseguirà come di consueto: fino alla fine di giugno con Black Magic, Vittoria e le varietà apirene precoci; toccherà poi alla Red Glob e, a fine agosto, si inizierà con l'uva Italia, fino a dicembre. “E' presto per fare previsioni e soprattutto bilanci, ma la campagna al momento si presenta bene, la produttività sembra generosa”. Si rischiano quindi prezzi bassi? “No se lavoreremo con selezioni accurate – argomenta – Orientiamo i produttori alla qualità, l'obiettivo che perseguiamo è il grappolo perfetto“. Il quale, poi, sarà identificato con il “bollino” Igp. Ma il consumatore lo riconosce?
L'Igp? Molto di più di un bollino
“Se la nostra uva è croccante, dolce, con gusto e qualità che arrivano al consumatore, allora abbiamo fatto bene il nostro lavoro – aggiunge – L'Igp è molto di più di un bollino, significa creare qualità e dare lustro al nostro territorio. Ma il problema è farsi trovare dall'acquirente finale“.
Il tema che pone Raniolo non è nuovo: la categorizzazione in uve bianche o nere, oppure con semi o senza, confonde il consumatore e non lo aiuta a fare scelte consapevoli: “L'Igp ci identifica – conclude – Ma la Gdo deve mettere in evidenza le diversità tra le varietà, deve informare il consumatore e stimolare la sua curiosità. Quando lo ha fatto, il ritorno per noi è stato tangibile. I volumi di vendita sono aumentati del 20-30 per cento”.
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