Il comparto del vending sta attraversando un momento di sofferenza.
A confermarlo, durante i recenti Stati Generali del Vending, che si sono tenuti a Milano, è stato uno studio di Accenture richiesto dalla Task Force Gestori – Fabbricanti di Confida (associazione italiana distribuzione automatica), per mettere in luce le criticità del comparto. Secondo lo studio citato, nel corso del 2014 si è registrata una contrazione dei consumi di circa l’8%. “Il calo è stato molto significativo – commenta Confida – con picchi negativi nel caso delle bevande fredde (-7,33%) e degli snack (-8,01%)”. In termini assoluti, quello del vending è un comparto che produce grandi numeri (oltre 30.000 addetti e un fatturato di filiera di circa 3 miliardi di euro) e che può contare su macchine sempre più complesse, ma che in Italia rimane ancora troppo legato al caffè espresso e alla pausa ristoro nei luoghi di lavoro.
Più in particolare, il parco macchine installato nel 2014 è stato di circa 2.350.000 distributori automatici, di cui 1.600.000 sono le cosiddette “macchinette del caffè”, mentre la restante parte riguarda i grandi distributori automatici di snack, bevande calde, fredde e prodotti solidi preconfezionati. Questo parco macchine mostra una diminuzione del 3% rispetto al 2013, trainata dalla forte diminuzione delle macchinette del caffè (in termini tecnici: macchine OCS, cioè Office Coffee System).
“Va quindi rilevato – prosegue Confida – come il calo sia stato comune, con picchi negativi nel caso degli snack e delle bevande fredde. In questo ultimo caso, le consumazioni, condizionate dalle temperature molto basse della stagione estiva 2014, sono diminuite del -7,33% rispetto al 2013…Da non dimenticare poi – continua l’associazione – l’aumento dell’aliquota Iva dal 4 al 10%, entrato in vigore il 1° gennaio 2014, che ha sicuramente penalizzato il settore e ha generato un adeguamento dei prezzi delle consumazioni”. A creare ulteriori preoccupazioni c’è poi il Decreto legislativo n. 127/2015, in attuazione della Legge delega al Governo in materia fiscale, che prevede la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici. “A poca distanza dal forte impatto che sul settore e sulle singole imprese è derivato dall’incremento dell’aliquota Iva dal 4 al 10%” – ha dichiarato Piero A. Lazzari, presidente di Confida – mi rendo interprete della più profonda preoccupazione per la nuova e autentica emergenza, sia sotto il profilo organizzativo che dei costi in capo alle singole aziende, per far fronte agli obblighi derivanti dal D. lgs n. 127/2015. Con l’occasione è mia premura rinnovare l’appello che i costi non ricadano sulle imprese attraverso la previsione di un credito di imposta che renda meno gravoso l’onere finanziario”.