08 ottobre 2020

Nergi: per il kiwiberry aumentano consensi e consumi

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Crescono i consensi – e dunque l'ottimismo – per il Nergi, il frutto simile, ma non troppo, a un piccolo kiwi: “Rispetto ad altre varietà di Actinidia – puntualizza Andrea Rigazio, responsabile commerciale di Ortofruit Italia – ci sono importanti differenze“. Prima però di entrare nel merito delle caratteristiche del prodotto e dell'andamento della sua commercializzazione, va detto che Nergi è un marchio nato della partnership tra la francese Sofruileg e l'italiana Ortofruit, che lo produce (in Piemonte) e lo commercializza in esclusiva. Il nome del marchio, scelto per l'assonanza con il termine energy, è teso a enfatizzare le qualità nutrizionali del frutto, ricco di vitamine, minerali e antiossidanti.

Qualità, rese e consumi ci sono, è una buona annata

Andrea Rigazio, responsabile commerciale di Ortofruit Italia

L'annata, iniziata a fine agosto, è anticipata di una settimana rispetto agli anni precedenti, la raccolta del 75% del prodotto è avvenuta in due settimane: “La qualità del prodotto è buona e anche le rese racconta Rigazio – sono circa 500 le tonnellate di prodotto disponibile”.

A essere buono è anche il riscontro da parte della Gdo: “Fatto cento il prodotto – spiega il responsabile commerciale – il 75% è destinato ai supermercati esteri, soprattutto paesi del Nord, con capofila la Germania, anche se stiamo notando l'interesse crescente da parte dell'Est Europa. Il restante 25% rimane in Italia ed è venduto presso tutte le maggiori insegne: i consumi sono in crescita ovunque”.

Quanto ai prezzi, restano in linea con quegli degli scorsi anni: “Si tratta di un prodotto nuovo – puntualizza Rigazio – e pertanto preferiamo non puntare troppo in alto: i prezzi sono assimilabili a quelli del comparto berry, non al kiwi”.

Non chiamatelo baby kiwi

E infatti, il Nergi, spesso identificato come baby kiwi anche dall'azienda che lo commercializza, è qualcosa di diverso, tanto che, nel reparto ortofrutta della Gdo, viene collocato accanto ai piccoli frutti: “Il Nergi è un super food pronto al consumo – spiega Rigazio – La sua buccia è edibile e la bacca, di forma allungata, ha un diametro di un paio di centimetri e pesa dagli otto ai quindici grammi. Il valore aggiunto sono le sue caratteristiche nutrizionali: è ricchissimo di vitamine, in particolare della C: 100 grammi di prodotto, ossia una decina di frutti, contengono più di 80 milligrammi di questa vitamina, il che significa più del doppio rispetto ad arance e ribes”.

Si compra e si ricompra

Venduto in confezioni standard da 125 grammi, il Nergi non è più un consumo di impulso, associabile al consumatore curioso. Stando agli ordini stabili e continui che arrivano dalla Gdo, si evince che il consumo di Nergi sia diventato abitudinario: “Chi lo compra, lo ricompra – racconta Rigazio – Rispetto ad altra varietà di Arguta, ha infatti alcuni plus: oltre alla buccia più tenera rispetto alla media di prodotti simili, vi è una disponibilità di prodotto a scaffale prolungata: con il Nergi si arriva alla seconda decade di novembre, aspetto che permette di fidelizzare chi lo prova. In altre parole, nella sua stagionalità, è meno stagionale rispetto ad altri prodotti della stessa famiglia”.

Al via il Nergi bio

Da quest'anno, una parte dei produttori segue il metodo biologico e pertanto, accanto al Nergi coltivato secondo le linea guida piemontesi in materia di lotta integrata, si trovano anche i Nergi bio: “Per ora si tratta di poco più del 5% della produzione totale – conclude Rigazio – In futuro, vedremo. Il Nergi è, al momento, un prodotto nuovo, è difficile proporre al consumatore una segmentazione tra prodotto biologico e prodotto tradizionale. Ma nei prossimi anni la quota bio potrebbe crescere“.

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