A 12 mesi dalla prossima edizione di Futurpera (dal 2 al 4 dicembre 2021), la filiera si è riunita durante il congresso online “Un anno da Futurpera, problematiche e prospettive”, organizzato da Ferrara Fiere Congressi, Oi Pera e Cso Italy. E il messaggio, da più parti, è stato univoco: “Pronti a reagire alle avversità, con l'aiuto e il sostegno della ricerca”.
Lo stato dell'arte (e dei problemi)
Dopo un 2019 disastroso, con quantitativi ridotti a 363mila tonnellate per via della Cimice asiatica, l'ultima campagna è stata condizionata dalla diffusione del fungo della maculatura bruna in importanti bacini produttivi dell’Emilia-Romagna, in particolare per la varietà Abate.
“La produzione nazionale – ha illustrato Elisa Macchi, direttrice del Cso Italy – è scesa a 610mila tonnellate (-16% sulla media degli ultimi anni), mentre in Emilia Romagna è passata da una media di 500mila tonnellate a meno di 400mila. I produttori speravano in questa annata per risollevarsi dalle difficoltà del 2019, chiuso con un disavanzo di 8.600 euro/ha. Ma le ulteriori perdite economiche, pari a 6.200 euro/ha, sono quasi il colpo di grazia”.
E questo significa anche che in Europa la pericoltura italiana in due anni è scesa dal 35 al 28% della produzione totale a vantaggio dei principali competitor, vale a dire i Paesi Bassi.
Per reagire bisogna partire da una “ricerca organizzata e orientata verso progetti specifici e mirati per non disperdere inutilmente le risorse – ha affermato il presidente della Oi Pera Gianni Amidei – Con il coordinamento proprio dell'Oi Pera sono state intraprese alcune ricerche che dovrebbero dare i primi risultati nel 2021. Nell’attesa è necessario implementare forme di aiuto a tutti gli agricoltori che per due anni consecutivi non hanno realizzato reddito”.
Migliorare la tecnica e migliorare il gusto
Per Ugo Palara, coordinatore tecnico dell’Oi, “la disaffezione al consumo, con un calo della domanda del 12% negli ultimi due anni, rende prioritario il tema del miglioramento genetico-varietale, anche attraverso le Nbt – New breeding techniques”. Secondo Palara non bisogna tuttavia dimenticare il grande tema degli impianti, individuando alternative più performanti rispetto ai modelli ad alta intensità di piantagione tipici del Nord Europa, né gli aspetti legati alla cosiddetta Agricoltura 2.0 e alla ricerca post-raccolta.
A proposito di principi attivi
Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale al Parlamento Ue, ha invece sottolineato le difficoltà legate all'assenza di principi attivi di nuova generazione destinati all’ortofrutticoltura in sostituzione a quelli proibiti e la necessità di dare risposte concrete ai produttori: “Come Commissione Agricoltura abbiamo chiesto al Commissario Ue un'analisi di impatto puntuale riguardo alle proposte avanzate nell'ambito del Green Deal e della Farm to Fork così da poter dare risposte coerenti con gli obiettivi di sostenibilità senza venir meno agli interessi dei produttori. Mi riferisco alla possibilità di utilizzo di nuovi principi attivi e di implementare la ricerca genetica anche intra-specie”.
“Quello della ricerca è il tema – ha detto De Castro – Ma la produzione non deve dimenticare l’obiettivo di organizzarsi meglio, di aggregarsi per essere più competitiva”.
Un intervento apprezzato dal presidente di Federchimica-Agrofarma Alberto Ancora, che ha sollecitato la necessità di definire un contesto normativo chiaro e stabile così da eliminare il rischio per l’Europa di perdere competitività a causa dei minori investimenti delle multinazionali, sempre più orientate verso Paesi in grado di garantire loro una maggior tutela.
Anche il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Albano Bergami, ha rimarcato l'urgenza e la necessità della ricerca genetica oltre che dell'uso di nuovi principi attivi per combattere le minacce costanti legate al cambiamento climatico e ai nuovi parassiti.
L’appello di Stefano Calderoni, presidente di FuturPera, a dare seguito all'impegno del governo distribuendo risorse ad hoc, ad oggi non ancora arrivate, è stato recepito dall’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna Alessio Mammi, che ha anticipato lo sblocco di tali finanziamenti: 42 milioni di euro in arrivo entro l’anno, 11 milioni nel 2021 con la Regione disposta ad anticipare finanziamenti per ulteriori 31 milioni di euro sempre nel 2021.
Rilancio della pera dell’Emilia Romagna: sì di Opera e Origine Group
Sul progetto di rilancio della pera dell’Emilia-Romagna attraverso la valorizzazione dell'Igp c’è la convergenza dei due massimi player nazionali del comparto, Opera e Origine Group. Con la benedizione dell’assessore all’Agricoltura regionale, Alessio Mammi.
“E’ il risultato più importante del nostro odierno congresso online”, ha commentato il presidente di Cso Italy, Paolo Bruni.
“L’Emilia Romagna può e deve uscire dall'emergenza – ha affermato l’assessore Mammi – Qui oggi è stata espressa chiaramente la volontà di lavorare insieme attorno alla valorizzazione dell’Igp Pera e la Regione c’è, farà sicuramente la sua parte. Aspettiamo che il progetto sia messo a punto e ci venga inviato”.
Adriano Aldrovandi, presidente del Consorzio dell’Igp, si è impegnato a convocare a breve l’assemblea dei soci per formalizzare “la disponibilità del nostro contenitore al progetto di rilancio della pericoltura nella nostra Regione”. Come presidente di Opera (che aggrega il 25% della produzione nazionale di pere), Aldrovandi ha dichiarato senza indugi: “Opera è disponibile e fiera di partecipare a un progetto di rilancio della pera in Emilia Romagna”.
“Certamente l’Igp può essere una risorsa, lo strumento per incontrarci e fare dei progetti insieme – ha confermato il direttore di Origine Group, Alessandro Zampagna – La nostra disponibilità è totale, ma dobbiamo avere la consapevolezza che l’obiettivo è importante e per questo dovremo essere d’accordo sulle modalità, su quello che vogliamo concretamente fare, a livello di marketing, procedure burocratiche e strutture tecniche, per essere vincenti”.