Massimiliano Del Core, presidente della Cut (Commissione uva da tavola) e, anche, presidente di Ortofrutta Italia per il prossimo triennio, conferma: c'è malcontento tra i produttori per i prezzi troppo bassi dell'uva. “Già i prezzi di quest'anno sarebbero scarsamente remunerativi se i costi produttivi fossero quelli standard – spiega – Figuriamoci con le materie prime alle stelle”.
Ma, fa notare Del Core, non si può incolpare solo la Gdo: “E' vero che le insegne hanno livellato i prezzi dell'uva da tavola verso il basso – argomenta – Ma è altrettanto vero che i produttori non si sono coordinati. Paghiamo lo scotto di un picco di offerta non governato“.
Il gioco delle parti
Il presidente ricostruisce così la situazione. Domanda e offerta hanno faticato a incrociarsi perché, soprattutto all'inizio della stagione, i consumi sono stati poco convinti e, di contro, sul mercato è stato immesso troppo prodotto, tutto insieme: “Per via dell'andamento climatico quest'anno alcune varietà si sono accavallate – ricorda – E, pertanto, l'uva è arrivata sugli scaffali in maniera non organica. Ci fosse stato un minimo di coordinamento da parte della filiera, le cose sarebbero andate diversamente”.
Quanto al ruolo della Gdo, riferisce: “La grande distribuzione fa il suo lavoro. Per attirare i consumatori tende ad abbassare i prezzi e punta a margini e ricavi. Certo le promozioni sono sempre più frequenti, e ovviamente auspichiamo una distribuzione dei ricavi più equa. Ma la causa dei prezzi bassi non è la Gdo”.
I costi produttivi sono altissimi
Oltre ai prezzi poco remunerativi, la filiera sta facendo i conti anche con i costi delle materie prime:”I rincari vanno dal 20 al 70% in più rispetto allo scorso anno – racconta Del Core – Inoltre quest'anno la logistica è complicata su tutti i fronti. A tutto questo si sommi la siccità. Fare qualità quest'anno è costato, basti pensare ai costi per irrigare. Ci resta però la soddisfazione di un prodotto ineccepibile sia per il gusto, sia per le qualità organolettiche”.
L'uva non ha stancato il consumatore
E, allora, perché i consumi stentano a decollare? “Non c'è disaffezione all'uva – precisa – Ma si tratta di un prodotto che va comunicato. A mio avviso non dobbiamo puntare solo sul made in Italy, ma dobbiamo essere bravi a spingere il nostro prodotto sugli scaffali anche quando questi sono affollati con quello di altri Paesi”.
Come? “Puntando sulla qualità e sulla coesione del mondo produttivo con il mondo dei confezionatori – conclude – In Italia, fino a ieri, erano segmenti distinti, oggi non è più così. La filiera deve imparare a dialogare. Ed è questo una degli obiettivi della Cut”.