07 ottobre 2016

Il futuro di Esselunga? “Ahold sarebbe ideale”. No comment dall’Olanda

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Nelle 13 pagine del testamento di Bernardo Caprotti, scritte il 9 ottobre del 2014, l’ultima parte è dedicata proprio al futuro di Esselunga. Poche righe, all’interno delle quali si danno chiare indicazioni di quello che secondo l’imprenditore brianzolo sarebbe auspicabile succedesse in caso di vendita, per il bene dell'insegna della grande distribuzione italiana più redditizia, e certamente più ambita dal mercato, soprattutto internazionale.

Sto dotando l’azienda di un mangement di qualità. È diventata “attrattiva”. Con Tornatore lo è divenuta di più. Però è a rischio. È troppo pesante condurla, pesantissimo “possederla”, questo Paese cattolico non tollera il successo. Occorre trovarle, quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale. Ahold sarebbe ideale. Marcadona no. Attenzione: privata, italiana, soggetta ad attacchi, può diventare Coop. Questo non deve succedere”.

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Il nuovo logo di Ahold-Delhaize

Questo il passo finale del testamento dove si fa un nome che recentemente è stato sotto i riflettori a livello mondiale nel settore della grande distribuzione. Proprio a fine luglio di quest’anno, infatti, gli olandesi di Ahold si sono uniti con la catena belga Delhaize, creando un nuovo big della Gdo mondiale, un colosso da 6700 punti vendita in 11 paesi, 22 marchi locali, 375 mila dipendenti e un fatturato congiunto di oltre 62 miliardi di euro che lo colloca al 5° posto negli Stati Uniti e la 4° in Europa.

Niente spagnoli (Marcadona) quindi, né altri imprenditori o attori della Gdo italiana, tanto meno l'odiata Coop, il più grande nemico, probabilmente la più grande ossessione di Caprotti, tanto da citarla anche nel testamento, quasi a monito per gli eredi, un nemico che mai dovrà mettere le mani su quello che ha costruito.

Per ora “i tempi italiani” non sembrano migliorati rispetto a due anni fa, e secondo le disposizioni date da Caprotti nel testamento la struttura societaria è chiara: il 70% alla moglie Giuliana Albera e alla figlia Marina Sylvia, il restante 30% diviso in parti uguali ai figli di primo letto, Violetta e Giuseppe.

“Famiglia non ci sarà. Ma almeno non ci saranno lotte. O saranno inutili, le aziende non saranno dilaniate” scrive ancora Caprotti nel testamento, dando in questo modo un assetto preciso alla sua creatura “per il bene di tutti, in primis le decine di migliaia di persone i cui destini  dipendono da noi, ma anche per una relativa pace familiare”.

“No comment”, per ora, dall’Olanda. Ahold- Delhaize, interpellata, secondo quanto riporta l'Ansa, preferisce non commentare ipotesi di fusioni e acquisizioni.

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