19 luglio 2017

A chi non piace l’acquisto di Whole Foods da parte di Amazon?

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Forse non è il caso di prevedere una nuova futura forma di “luddismo” in salsa digitale, ma una cosa è certa: la mega operazione di acquisto da parte di Amazon della catena di supermercati bio Whole Foods annunciata lo scorso 16 giugno, tra i tanti effetti che sta provocando deve annoverare anche l'aumento di sentimenti di antipatia uniti a quelli di profonda preoccupazione da parte di chi non hai mai visto di buon occhio le manie di gigantismo da parte del colosso fondato da Jeff Bezos.

Marc Perrone

Marc Perrone, presidente del United Food & Commercial Workers International Union

A finire sulle pagine di quasi tutti i principali giornali americani – compreso il Washington Post, di proprietà dal 2013 proprio di Amazon – in questi giorni è Marc Perrone, presidente dello United Food & Commercial Workers International Union, in pratica il sindacato dei lavoratori del settore del dettaglio alimentare americano. Ha spedito una lettera alla Federal Trade Commission nella quale mette all’erta sui rischi che scaturirebbero da questa imponente fusione da 13,7 miliardi di dollari.

L’operazione, secondo Perrone, mina uno dei sacri pilastri dell'economia americana, vale a dire quello della concorrenza, e rischia di far chiudere centinaia di piccoli negozi schiacciati dall’esagerata posizione egemone del nuovo colosso, ancor più di quanto stia già succedendo ora.

Secondo il presidente dell’UFCW – negli Usa rappresenta 1,3 milioni di persone che lavorano per retailer come Kroger, Safeway e Albertsons, ma non per Whole Foods – l’operazione con Whole Foods avvantaggia ancor di più Amazon nei confronti dei fornitori che secondo Perrone potrebbero mettere fuori gioco i piccoli e medi negozi aumentando i prezzi di acquisto.

C’è poi il discorso prettamente tecnologico: per il presidente del sindacato la grande automazione che Amazon porta in dote a Whole Foods non consentirebbe a quest’ultima di avere un miglioramento dei servizi o dei prodotti in vendita, quanto una drastica riduzione dell’occupazione.

Amazon

Amazon

Al di là delle previsioni di Perrone, che l’e-commerce in America stia erodendo posti di lavoro ad altri è un dato di fatto, indipendentemente dall’acquisizione di Whole Foods: come sottolinea ancora il Washington Post, se 17 anni fa solo un quarto degli americani utilizzava l’e-commerce per i propri acquisti, oggi a farlo è l’80%, cibo incluso. Un aspetto che già da solo sta mettendo in crisi i colossi della Gdo a stelle e strisce che stanno naturalmente correndo ai ripari, aspetto un po' più difficile per i piccoli negozi: solo nell’ultimo periodo il Fung Global Retail and Technology ha contato 5.369 chiusure negli Usa, il 162% in più rispetto all’anno scorso. In generale negli Stati Uniti la forza lavoro del settore del commercio è diminuita di 11mila unità tra i piccoli negozi e di 3000 nei supermercati.

La preoccupazione del sindacalista che vorrebbe fermare la mega acquisizione di Amazon è comune a molti altri in Usa in questo momento. C'è incertezza su una fusione che, una volta concretizzatasi definitivamente  entro la seconda metà del 2017, segnerà un prima e un dopo nel mondo della distribuzione, soprattutto alimentare. Dubbi sono sono stati espressi, ad esempio, da esponenti politici appartenenti a entrambi gli schieramenti politici, tanto che un'apposita commissione del Parlamento americano prenderà in esame le possibili ripercussioni dell’operazione su occupazione e prezzi. La Federal Trade Commission farà lo stesso, concentrandosi sulla vigilanza della concorrenza e la difesa dei consumatori, principi cardine al di là dell’Atlantico, che hanno per esempio portato l’anno scorso a bloccare la fusione tra Staples e Office Depot nel mondo delle forniture per ufficio.

Foto in alto: reparto ortofrutta di un punto vendita Whole Foods in Georgia (USA)

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