Se la fine del 2019 per il Gruppo VéGé si era chiusa con l'ingresso di un nuovo socio molto importante all'interno dello scenario distributivo italiano, vale a dire Bennet, il 2020 si è aperto con un'altra novità, questa volta un'alleanza, con un big mondiale del comparto cash & carry come Metro, presente in Italia dal 1972.
D'altronde, che la presentazione di ieri a Milano dovesse riservare qualche novità dal punto di vista dell'assetto del Gruppo, era cosa nota, più o meno annunciata dallo stesso amministratore delegato di VéGé, Giorgio Santambrogio, proprio durante la conferenza di presentazione dell'arrivo di Bennet, ma forse in pochi, se non pochissimi o i ben informati, si attendevano che il nome nuovo fosse quello del leader indiscusso nella fornitura, in particolar modo di prodotti alimentari, sia confezionati che freschi, al mondo HoReCa.
Le ragioni della nuova alleanza
«La ristorazione, soprattutto in area Nielsen 1, sta rubando spazio alla spesa tradizionale nei supermercati, vedi anche il fenomeno del food delivery. Dobbiamo quindi essere bravi nel colmare i canali di vendita che un cliente può utilizzare. Con questa nuova alleanza abbiamo la capacità di poter offrire all’industria tutti i canali di vendita». È questa, in sintesi, la principale, anche se non l'unica, motivazione che proprio Giorgio Santambrogio ha utilizzato per illustrare le ragioni di un accordo che durerà, per ora, 3 anni e vedrà i due player fare fronte comune per quanto riguarda gli acquisti.
Se con Bennet il Gruppo VéGé aveva colmato il gap presente in Lombardia e Piemonte con l'ingresso di un player peraltro molto bravo a rendere performanti gli ipermercati, anche se di taglia più piccola rispetto a quelli extra-large oggi in crisi, con Metro ora ci si avventura in un mondo differente, dove il gruppo era comunque già comunque presente, anche grazie al recente ingresso tra i soci di Multicash S.p.A..
La nuova alleanza, d'altronde, è figlia anche di una filosofia che vuole andare oltre la classica divisione di ruoli tra insegne differenti, ha continuato Santambrogio. «Noi vogliamo imparare da Metro come gestire la ristorazione, loro possono imparare da noi come gestire altri canali. Non c’è più la concorrenza tra insegne presente un tempo. Il concorrente del cash & carry è, ad esempio, anche Tosano, che però non è un cash & carry, così come Bennet può avere tra i concorrenti gli operatori del food delivery che consegnano a casa la poke bowl. A questo scenario poi bisogna aggiungere l'on-line».
VéGé verso 11 miliardi di fatturato e 5 miliardi di forza all'acquisto
La nuova alleanza porta VéGé ad avere un fatturato, sommando quello delle complessive 35 aziende mandanti – Metro Italia nell'anno fiscale 2019/2019 ha generato vendite per 1,73 miliardi di euro – di quasi 11 miliardi di euro. All'acquisto, invece, forse il dato più interessante in questo caso, ora VéGé arriva ad avere una forza pari a circa 5 miliardi di euro. Un aspetto, quest'ultimo, evidenziato anche dal presidente del gruppo Nicola Mastromartino nel suo intervento. «Lo scopo è quello di avere maggior forza contrattuale ma anche scambiarci informazioni per lo sviluppo sui mercati. Non pongo inoltre limiti all’alleanza che potrebbe diventare in futuro anche qualcosa di più».
I numeri di Metro Italia sono certamente importanti così come la dote che porta in questa alleanza: 49 punti vendita disseminati in 16 regioni differenti, la leadership nella fornitura di prodotti alimentari – il non food rappresenta il 10% – all'Horeca anche attraverso il canale del Food Service Distribution e non solo con il cash & carry, sul quale l'azienda intende focalizzarsi nel 2020 e crescere in modo importante.
Come e con quali modalità si articolerà l'accordo nel concreto, per ora, non è dato sapere. «Il primo passo è capire l'uniformità dei fornitori, perché ce ne sono alcuni che gestiscono solo l’away from home – ha spiegato Santambrogio –. Quello che possiamo dirvi è che d'ora in poi i manager di Metro Italia insieme a quelli di VéGé parteciperanno alle contrattazioni con i fornitori». Sulla stessa lunghezza d'onda anche le parole di Tanya Kopps, amministratore delegato di Metro Italia, che ha commentato l'alleanza come un'opportunità per migliorare la loro offerta nei confronti del mondo Horeca e al tempo stesso conoscere sempre meglio i consumatori finali, che poi alla fine con i loro comportamenti di acquisto condizionano anche dei consumi fuori casa.
«Noi una macedonia? Viva la macedonia!»
Non è mancata, nel finale di conferenza, la risposta di Giorgio Santambrogio a chi recentemente aveva definito i player come il gruppo VéGé una sorta di macedonia difficilmente comparabile con chi sta invece sul mercato con un unico brand e sostanzialmente un'unica insegna. «È più semplice comunicare il monoinsegna? Certamente. Noi però abbiamo 31 imprese che riescono ad assecondare perfettamente le richieste della domanda. Se chiedessi a tutte di utilizzare un'unica insegna nazionale perché è più comodo da comunicare al cliente, non interesserebbe a nessuno» ha affermato l'amministratore del gruppo VéGé. Il motivo? «Il cliente di Piccolo in Campania, ad esempio, vuole fare la colazione al mattino direttamente con Michele Piccolo, mentre il cliente di Arena, ama gustarsi un buon syrah in un punto vendita Deco Gourmet a Catania».
Insomma, secondo il manager il modello VéGé funziona proprio perché consente a tutte le insegne socie di mantenere la propria autonomia andando così incontro ad una domanda molto frammentata e differente in ogni singolo angolo d'Italia. «La sede del Gruppo VéGé lavora affinché ci sia un comun denominatore per tutti, ma ciò non significa omologazione e avere un format uguale. La Ford T la lasciamo al passato. Vogliamo assortimenti, piani promozionali e approcci diversi. Questo è il futuro. Le esigenze del reparto gastronomia a Salerno nord sono differenti da quelle di Salerno sud quindi…viva la macedonia!».