09 settembre 2016

Cambiano i consumi alimentari. Boom di etnico e superfood

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Meno carne, latticini e cereali, più frutta e verdura, cibi etnici, biologici e crescita impetuosa dei cosiddetti “superfood”. Il carrello della spesa che emerge dall’anteprima della presentazione della 35esima edizione del Rapporto Coop, conferma alcuni trend, sia in positivo che in negativo, certifica la crescita di alcuni alimenti sui quali i riflettori erano puntati da tempo, sorprende con i dati di vendita di alcuni prodotti che sono letteralmente esplosi nell’ultimo anno.

Un carrello che cambia, così come cambia quella che viene definita la cosiddetta “metrica di acquisto”: si leggono con sempre maggiore attenzione le etichette, si cercano prodotti con ingredienti salutistici, si cerca innovazione e si ama sempre di più sperimentare.

Consumi alimentari fermi

Il quadro generale dei consumi alimentari, a livello di vendite, in Italia non è ancora in ripresa. Anzi, è sostanzialmente fermo. Non a caso Albino Russo, neo direttore generale dell'Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop, che ha illustrato alcuni dei punti salienti del Rapporto, ha aperto il suo intervento con un chiaro messaggio:

«Se l’anno scorso avevamo descritto la ripresa come slow, quest’anno è ulteriormente rallentata»

Se i consumi, in generale, in Italia, crescono dell’1,1% nel 2016 – il doppio rispetto alla crescita del Pil stimata al +0,6% per quest’anno – quelli alimentari ne beneficiano solo marginalmente. “Discesa dell’inflazione, recupero dell’occupazione e favorevole politica di bilancio hanno sostenuto i consumi totali delle famiglie”, si legge nel Rapporto, ma non specificatamente quelli di cibo. Nel 2016 i consumi alimentari fanno registrare una crescita dello 0,4% sia a valore che a volume.

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8 settembre 2016: presentazione alla stampa del Rapporto Coop 2016 a Milano. Da sinistra: Albino Russo, Stefano Bassi, Marco Pedroni, Enrico Migliavacca

Meno carne, più frutta e verdura

Mangiamo, in generale, meno (230 grammi in meno al giorno negli ultimi dieci anni) e continuiamo a mangiare meno alimenti che in altri periodi – anni ’70 e ’80 – erano invece simbolo di benessere e salubrità: il crollo dei consumi della carne è un segnale esemplificativo di questo cambio di paradigma della nostra dieta quotidiana (-4% nell’ultimo anno, -13% negli ultimi 10 anni), sul quale una stoccata non certo secondaria è arrivata l’anno scorso (ottobre 2015) quando conquistò le pagine di tutti i quotidiani l’annuncio dell’Oms circa la correlazione tra consumo di carne rossa e il rischio di contrarre il cancro.

La prima conseguenza, secondo il Rapporto, è stato uno spostamento verso i prodotti vegetali freschi, ortofrutta in primis: un elemento che dovrebbe far sorridere un comparto da tempo in lotta contro la perdurante crisi dei consumi interni in realtà. Insomma, l’ultima edizione del Rapporto sembra, se non ribaltare, quanto meno mitigare questa situazione e dare maggiore speranza ai produttori della filiera ortofrutticola. In un Paese perennemente a dieta (in Italia poco meno di 8 milioni di persone seguono con assiduità uno specifico regime alimentare), frutta e verdura diventano sempre più centrali nell’alimentazione quotidiana, o almeno dovrebbero.

Carrelli a confronto: lusso vs basic

Se, come si dice ormai da qualche tempo a questa parte, è in atto sempre di più una polarizzazione dei consumi, la composizione dei carrelli nel 2016 conferma questo andamento: quello definito di “lusso” – composto per esempio da alimenti come salmone, champagne, funghi o tartufo – cresce del 4,6%, mentre quello “basic”, al cui interno troviamo generi alimentari come pasta, olio di oliva, passata di pomodoro o latte, per il quinto anno consecutivo decresce, quest’anno ancora del 5,3%. In concomitanza crescono i consumi di piatti pronti così come tutti i prodotti “salutistici” o “senza” alcuni ingredienti.

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La conferma dell’etnico…

Un elemento che contraddistingue in modo particolare il carrello della spesa degli italiani in questo 2016 è l’incremento del consumo dei cibi etnici: in realtà questo è un trend già in atto, e ben evidenziato dal Rapporto Coop nelle passate edizioni, negli ultimi anni. Certamente quest’anno sembra volare ancor di più considerando che solo nel primo semestre 2016 le vendite sono cresciute dell’8%: sushi, salsa di soia, involtini cinesi, cous-cous, paella, kebab, feta greca e tortillas messicane i prodotti più venduti e, secondo il Rapporto, i loro successo ha beneficiato di più fattori, dalla risonanza mediatica dell’Expo di Milano del 2015 al boom dei ristoranti etnici. Cresce, quindi, anche il desiderio di volerli provare a casa.

…e del biologico

Da consumo di nicchia a massa. Non è più una novità la crescita dei consumi dei prodotti biologici in generale, con la Gdo che recita sempre di più un ruolo fondamentale. Se dal 2010 al 2014 la crescita è stata dell’11%, nel 2015 le vendite sono salite del 19% fino ad arrivare al primo semestre del 2016 dove si attestano al +21%. L’incidenza perentuale delle vendite del biologico nel retail vede la Gdo al 39,9% e il comparto del canale specializzato al 35,5%.

L’inatteso boom del superfood

venditesuperfoodDai più esotici quinoa, zenzero, curcuma, amaranto, avocado, seitan, kombu ai più tradizionali peperoncino, capperi, cavolo e frutti rossi. La popolarità e il conseguente incremento delle vendite di alimenti che probabilmente fino a qualche tempo fa in pochi conoscevano è sicuramente sorprendente. Non a caso il Rapporto evidenzia come su Google la frequenza delle ricerche su questi alimenti sia cresciuta di pari passo. Anzi, probabilmente la possibilità di informarsi prima ha sicuramente avuto un peso non secondario al successo delle vendite poi. Fondamentale nel successo dei superfood anche gli effetti benefici che questi alimenti si pensa abbiano sul nostro fisico (riduzione del rischio di cancro, dell’invecchiamento dei tessuti, etc.).

Il risultato?

“Triplica nel perimetro Gdo il valore dello zenzero (4,1 milioni nel primo semestre 2016), quasi raddoppia il fatturato conseguito dalla quinoa (6,1 milioni di euro), aumenta del 40% il giro d’affari relativo ai semi e alla frutta secca (11,7 milioni)” si legge nel Rapporto. E ancora: “Medesimo percorso di espansione anche per il sedano, elemento base dei centrifugati (4,7 milioni di euro, +59%), la curcuma (2,1 milioni, +100%) e frutti come il mandarino cinese kumquat (+18%) ed i datteri (+35%).

O ancora i prodotti che contengono estratti delle bacche di goji (5,1 milioni di euro nei primi sei mesi dell’anno). Piccole nicchie destinate a diventare sempre più rilevanti nella dieta degli italiani”.

La tabella riportata qui in alto (che prende in considerazione una serie di alimenti consigliati dalla dieta Sirt, che promette di far perdere 3,5 chilogrammi in sette giorni mangiando frutta e verdura) certamente esplicativa del boom in atto, che durante la presentazione milanese è stato definito “inatteso”. Quanto durerà la crescita di questi alimenti non è dato sapere. Gli italiani, come più volte sottolineato nel rapporto, amano sperimentare, quindi…

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