17 gennaio 2019

Il futuro dei prodotti a marchio: qualità, sicurezza e capacità di anticipare i bisogni

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Alex Tosolini, Senior Vice President di Kroger

«Dobbiamo essere ossessionati da cosa vuole il consumatore. Bisogna investire prima dei guadagni: è un rischio e fa paura, ma se non lo fai rimani indietro». Lui è Alex Tosolini, senior vice president e New Business Development di Kroger, colosso a stelle e strisce della grande distribuzione con 125 miliardi di dollari di fatturato annuo e 2782 supermercati. Non è la prima volta che il manager americano, ma italiano di nascita, viene in Italia (vedi qui), e i suoi interventi sono sempre caratterizzati dall’essere sintetici, ma incisivi. E così è stato anche questa volta davanti ad una platea molto attenta, composta da moltissimi manager della grande distribuzione italiana, presenti al convegno inaugurale della 15° edizione di Marca a Bologna. 

Più che una ricetta da seguire, quelli del manager americano sono stati spunti e consigli su come rendere ancora più vincenti i prodotti a marchio. D’altronde in Kroger il 30% del fatturato proviene proprio dai prodotti a marchio, il 50% dei quali vengono prodotti direttamente da loro, un modello probabilmente improponibile nel medio termine in Italia.

A discutere del futuro dei prodotti a marchio, moderati da un big del giornalismo italiano come Ferruccio De Bortoli, sono poi saliti quattro nomi importanti dello scacchiere distributivo italiano: Francesco Avanzini, direttore generale di Conad, Gianpietro Corbari, amministratore delegato di Pam Panorama, Maura Latini, direttore generale di Coop, e Maniele Tasca, direttore generale di Selex.

Tutti concordi i quattro manager nel sottolineare il ruolo sin qui svolto dai prodotti a marchio, in grado in molti segmenti di anticipare l’industria di marca andando incontro la domanda dei consumatori: dal bio al freefrom sino a tutti i prodotti in grado di intercettare la ricerca di alimenti in linea con il desiderio di benessere e salute, la marca del distributore sembra essere completamente in linea con le tendenze attuali presenti nel carrello dei consumatori.

«La marca del distributore è controllata e garantita. Sui freschi abbiamo voluto l’integrazione a monte. Scegliamo la materia prima risalendo alla fonte, poi trasformano altri. La sicurezza significa reputazione» ha sottolineato Avanzini. Dello stesso avviso anche Corbari. «Oggi la marca del distributore è a tutti gli effetti come quella di marca privata, ecco perché la sicurezza va tutelata e spesso facciamo molti più controlli di quello che dobbiamo. In futuro bisogna aiutare la Gdo a non essere percepita come un nemico del consumatore». Aspetto, questo, ripreso anche da Tasca di Selex che ha evidenziato l’esigenza di saper raccontare l’eccellenza dei controlli sui prodotti a marchio. Un tema, quello dei controlli e della sicurezza che, evidenziato dal position paper di Ambrosetti, è considerato primario anche per Coop. «Per Coop la sicurezza è un pezzo della nostra storia – ha affermato Maura Latini -.  E le filiere sono fondamentali. Il 40% del fatturato dei prodotti a marchio Coop è fatto con filiera controllata, sui prodotti freschissimi ma anche su olio e altri. La nostra linea Origine fa più di un miliardo di euro di fatturato».

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