“Adesso bisogna muoversi con determinazione e magari stanziare risorse pubbliche non solo per salvare banche decotte e mal amministrate ma anche per promuovere le nostre eccellenze ortofrutticole nei mercati lontani”. Non usa troppi giri di parole Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, nel commentare gli ultimi dati relativi all'export-import dell'ortofrutta italiana. Giunti al terzo trimestre, infatti, il saldo economico, “pur positivo, è di appena 86 milioni di € (-83,6% rispetto a settembre 2018) mentre in volume il saldo è negativo per 117 mila tonnellate” si legge nel rapporto stilato dall'Associazione che riunisce le imprese ortofrutticole italiane.
Di fatto il punto della situazione a nove mesi conferma il trend negativo di quest'anno e che ci vede importare più di quanto esportiamo a volume (2,7 milioni di tonnellate di importazione contro i 2,6 milioni di import), sebbene resti un leggero segno più nel valore: 3,1 miliardi di europ all'export contro i 3 miliardi di import.
“Purtroppo si consolidano i trend negativi: le quantità importate superano quelle esportate e il saldo attivo della bilancia continua a peggiorare di trimestre in trimestre – continua Salvi –. Il comparto continua a perdere valore e quote di mercato sui mercati esteri, un combinato disposto di fattori che porta ad una riduzione delle superfici investite nel nostro paese, con conseguente perdita di posti di lavoro e abbandono da parte delle imprese”. Secondo Salvi, sebbene sia stato perso molto tempo sino ad ora “non è tardi per invertire la rotta: serve prioritariamente impegnare tutte le risorse politico-diplomatiche nell’apertura di nuovi mercati. Attraverso il Tavolo fitosanitario il mondo delle imprese ha dato indirizzi precisi su quali sono i paesi-obiettivo”. Insomma, dove andare è chiaro da tempo, si tratta ora di cominciare a muoversi realmente.