Siete disposti a pagare di più per prodotti biologici? Nel 2016 hanno risposto in modo affermativo 15 persone intervistate su 100, ma nel 2017 si è passati a 47 su 100. Si sono, in poche parole, triplicati coloro che sostengono di poter accettare il differenziale di prezzo pur di mangiare bio. Una crescita più che esponenziale. Un vero boom. Ma l’attenzione cresce anche per i prodotti a km zero. Anche qui si triplica: si passa da 18 su 100 a 52, ovvero se nel 2016 un quinto dei consumatori voleva spendere di più, solo 12 mesi dopo la maggioranza, seppure di misura, dichiara di voler sostenere un costo più alto per questi prodotti.
Segnali positivi per il consumo dei prodotti sostenibili
Sono segnali positivi, per chi crede nella sostenibilità, quelli che si leggono nel position paper “Il contributo della Marca del Distributore alla sfida dello Sviluppo Sostenibile e del Paese” realizzata da The European House Ambrosetti per ADM (Associazione Distribuzione Moderna) e presentata ieri da Valerio de Molli, Managing partner e Ceo di The European-House Ambrosetti, a Marca.
Le caratteristiche di prodotti e attività sostenibili per i consumatori
La sostenibilità è soprattutto ricerca di qualità, così la interpretano gli intervistati della ricerca presentata dal professor Enrico Giovannini (insegna economia e statistica all'Università di Tor Vergata a Roma ed è portavoce di ASviS) che alla domanda su “quali caratteristiche dovrebbero avere le imprese sensibili allo sviluppo sostenibile’” rispondono per il 73% “alta qualità dei beni e dei servizi”. La stessa percentuale toccano anche queste due risposte: “rispettano l’ambiente” e “rispettano il territorio”. Ma la sostenibilità non è solo colorata di verde ambiente, ma multidimensionale quindi per il 72% del campione per essere sostenibile un’impresa deve “trattare bene i dipendenti” ma anche “i clienti” (71% delle risposte) e deve essere “attenta ai temi sociali”. Il quadro è chiaro: va bene il biologico, va bene il km zero e la frutta e la verdura del territorio, ma la stessa cura deve prestata verso tutti gli attori della filiera.
Il campione intervistato: le aziende non si occupano di sostenibilità
Un altro dato interessante è quello riferito alla relazione tra impegno sostenibile ed attività economica. Secondo gli italiani sono le aziende del settore energetico quelle che maggiormente si devono occupare della sostenibilità e la percentuale che indica questa attività è pari al 74% del campione. Ma si occupano effettivamente del tema? Pensa di sì solo il 36%. La percentuale per il settore alimentare vede dati simili: 70% e 34% mentre la percezione per la Grande Distribuzione è minore ovvero il 58% pensa che se ne deve occupare mentre quelli che percepiscono che se ne occupa veramente corrisponde al 32%.