11 marzo 2020

Arance, la campagna sotto la lente di Ismea

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Luci e ombre sul comparto agrumicolo italiano. A dirlo è il “Focus arance” di Ismea, il report teso a fare il punto sulla campagna 2019/20. Se, dopo un biennio difficile, vi sono i primi segnali di mercato positiviproduzioni di ottima qualità e prezzi all'origine in aumento -, permangono le consolidate difficoltà del comparto, il che tradotto significa scarsa produttività dovuta all'eccessiva frammentazione della produzione  – la dimensione media delle aziende è di 2,5 ha -, impianti poco moderni, resistenza alle fitopatie (il riferimento è alla tristezza degli agrumi), calendario di raccolta più breve rispetto ai diretti competitor, gli spagnoli. Inoltre permane la scarsa propensione degli agricoltori ad associarsi, il che non permette di concentrare l'offerta. Sul fronte dei consumi, quelli interni sembrano essere maturi, mentre sul fronte della concorrenza aumenta quella dei paesi mediterranei (durante la stagione di raccolta) e dell'emisfero australe (in controstagione). A tal proposito, un fenomeno da rilevare riguarda il consumo di arance fuori stagione, il che ha ricadute importanti sull'import del prodotto. Vediamo nel dettaglio.

Vendite rallentate, ma aumentano i consumi nei mesi caldi

Secondo i dati Ismea, il primo trimestre della campagna 2019/20 (ottobre-dicembre 2019) registra un generale rallentamento delle vendite dovuto al clima particolarmente mite e al ritardo della maturazione. A questo si aggiunga che la qualità dei prodotti collocati sugli scaffali a inizio campagna era inferiore rispetto a quella registrata in seguito. Analizzando i numeri, il prodotto confezionato sui banchi della grande distribuzione perde circa l’8% rispetto al 2018 e circa il 5% rispetto al 2017. Di contro, il prezzo medio al dettaglio è in aumento, rispettivamente del 3 e del 5,5%. In ogni caso, il consuntivo dell’ultima campagna di commercializzazione – da ottobre 2018 a settembre 2019 – mostra modeste variazioni delle vendite al dettaglio di arance rispetto alla campagna 2017-18. In particolare, Ismea e Nielsen registrano un calo del 2% degli acquisti e l’aumento del 3,3% del prezzo medio. L’aumento del prezzo medio ha determinato, quindi, un seppur modesto incremento della spesa (+1,3%). Detto questo, sicuramente spiccano le vendite record del prodotto fuori stagione: durante l'estate 2019 sono aumentati i consumi di succhi e bevande a base di arance, il che conferma la progressiva destagionalizzazione dei consumi.

Cresce l'import di arance dall'emisfero australe

importazioni arance

Nel merito, il fenomeno si spiega sia per la crescita delle occasioni di consumo extra-domestico – spremute e centrifughe consumate nei bar oggi sono una prassi per molti – sia perché aumentano le vendite al dettaglio fuori stagione (mesi estivi). A tal proposito, secondo Ismea, la costante presenza di prodotto sui banchi della Gdo, e la progressiva perdita di consapevolezza della stagionalità del prodotto, sono i principali motivi per cui gli italiani tendono a consumare arance anche durante i mesi estivi e nella prima parte dell’autunno e cioè  quando il prodotto italiano è assente. In questi mesi risulta inevitabile, quindi, l'approvvigionamento con le arance provenienti dai paesi dell’emisfero australe (Sudafrica, Argentina, Uruguay e Zimbabwe). Il che genera evidenti ricadute sull'import: secondo Ismea, la quota delle importazioni dai Paesi extra Ue è pari al 36%. In particolare, ad aumentare in maniera significativa (+18% in quantità rispetto alla campagna 2017-18) è la quota del Sudafrica, che con il 27% delle importazioni in valore si attesta al secondo posto tra i fornitori dell’Italia (dopo la Spagna). E l'export? la campagna 2018-19 ha registrato una flessione del 25% in termini di spedizioni e del 13% in termini di incassi rispetto alla stagione precedente; la riduzione dei volumi esportati  – in parte compensata dall’incremento del valore medio del prodotto spedito (+16%) – si spiega con la carenza della produzione. Carenza che si registra anche nella campagna 2019-2020.

Scarsa produzione, ottima qualità

Sul fronte della produzione, come già registrato da myfruit.it intervistando i produttori, anche Ismea indica nel 2019 una flessione dei raccolti di arance nazionali stimato tra il 20- 30% rispetto all’anno precedente. La causa della perdita di prodotto è sempre riconducibile – in tutti i principali areali di produzione, dunque Sicilia, Calabria e Puglia – al clima avverso. Il maltempo, tra l'altro, ha interessato gran parte dei Paesi comunitari che si affacciano sul Mediterraneo (Spagna in testa) tanto che, secondo il Dipartimento americano di agricoltura (Usda), l’offerta di arance dei Paesi dell’Ue è prevista in calo del 10% rispetto alla campagna 2018-19.  Le ricadute sui prezzi europei, e la contemporanea crescita delle importazioni sulla scia della minore offerta nazionale e comunitaria, sembrano inevitabili. Va detto, però, che il prodotto italiano è di ottima qualità: calibro medio grande, buona pigmentazione della polpa, rapporto equilibrato tra acidi e zuccheri.

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