08 settembre 2017

Biologico, tutti i numeri di un successo (annunciato)

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Splende il sole sul biologico, ed è anche caldo, un po’ come l’estate che sta per finire. A voler cercare qualcosa di negativo, qualche crepa, nel tentativo di lanciare comunque qualche allarme, si passerebbe in questo momento inevitabilmente per dietrologi o in malafede. Anche quest’anno la presentazione di trend e numeri del biologico al Sana di Bologna nel consueto appuntamento dal titolo “Tutti i numeri del bio”, ha donato una fotografia decisamente positiva. D’altronde che il settore sia non solo in salute, ma in grande forma, è cosa evidente da anni e prevedere che i dati sarebbero stati anche questa volta con segno “più” era in fondo abbastanza facile (ancor di più dopo le recenti anticipazioni). Sorprende, però, che si siano battuti nuovamente tutti i record, e questo, invece, non era così scontato.

Record per numero di ettari e operatori

La superfici bio in Italia nel 2016 sono salite a praticamente 1,8 milioni di ettari (+20,3%), gli operatori sono poco più di 72 mila (+20,3%).

Nel 2020 ci chiedevano di arrivare a 2,2 milioni di ettari e questo trend verrà raggiunto prima se si continua cosi. Tutti i record dell’anno scorso sono stati infranti. Oggi il 14,5% della superficie agricola italiana coltivata (SAU) è biologica. Effettivamente questo è il segno della consistenza del settore”

ha affermato Francesco Giardina del Sinab nel presentare le anticipazioni del Rapporto (clicca qui per scaricarlo intergralmente)

SuperficiBioItalia2016

Anche dal confronto con gli altri paesi europei (cresce praticamente ovunque il bio) l’Italia svetta: sul fronte operatori la Spagna, al secondo posto, è ben distante da noi con 39.744, mentre la seguiamo, ma non di molto, per quanto riguarda le superfici (comunque in calo in terra iberica).

Tornando a casa nostra, tre regioni, il consolidato terzetto composto da Sicilia, Puglia Calabria, sono saldamente in testa quanto a superficie bio, tanto che insieme rappresentano il 46% complessivo, così come nel numero di operatori. Una concentrazione che viene scalfita solo se si prendono in considerazione il numero di trasformatori e operatori, perché in questo caso, dietro la Puglia e davanti alla Sicilia troviamo la Toscana. Ma anche questa, volendo, è una notizia positiva perché significa che chi trasforma e vende non è solo nel Nord Italia.

Scendendo nel dettaglio delle singole colture, sono gli ortaggi  quelli che hanno fatto segnare la crescita maggiore in termini di superficie, con un soprendete +48,9%. Un dato, secondo Giardina, da sottolineare con grande evidenza perché se alcune colture certamente beneficiano di PSR e contributi che ovviamente incentivano gli agricoltori ad aumentare una specifica coltura, in questo caso “è un segno del mercato e della loro richiesta”. Stesso discorso per la frutta, le cui superfici in Italia nel 2016 sono cresciute del 26,6%.

Biologico nicchia? Non più e l’ortofrutta è sempre più protagonista

Benché il biologico rappresenti ancora solo il 3% di tutti gli acquisti alimentari, dal 2010 ad oggi la media di crescita delle vendite è stata del 12,5%. È un settore che, nel complesso, vale quasi 5 miliardi di euro: 2 miliardi arrivano dall’export (+15%), 3 dal mercato domestico (+14%).

MercatoBiologicoItalia_Valori

Sul fronte dei consumi, se nel 2016 in Gdo, il principale canale di vendita, il bio aveva fatto segnare un +20%, quest’anno le stime si attestano in lieve calo (ma sono aumentati molto di più i volumi) ma sempre in doppia cifra intorno al 15,2%.

VocabolarioConsumatoreÈ cambiato il vocabolario del consumatore” ha spiegato Antonella Giuliano di Ismea nell’introdurre alcuni dei dati di vendita del bio: salute e benessere, nonché qualità, nuovi mantra dei consumi in Italia, si traducono nella crescita di alcune specifiche categorie di prodotto e tra queste il biologico è probabilmente quello che meglio riesce ad intercettare tutti i nuovi bisogni dei consumatori italiani. E l’ortofrutta riesce a ritagliarsi un ruolo sempre più da protagonista all’interno del biologico: nel primo semestre del 2017 la vendita della frutta cresce del 19,3%, quella degli ortaggi del 12,7%.

Sul fronte dei canali di distribuzione, nel mondo della Gdo tutti hanno visto aumentare le vendite nel 2016, così come in questo primo semestre del 2017; chi ha decisamente incrementato le vendite di prodotti biologici l’anno scorso sono state le insegne del comparto discount (+32,4%), ed anche nei primi 6 mesi del 2017 guidano il gruppo con un +19,5.

Bio + Veg: l’unione funziona

Quest’anno la survey effettuata da Nomisma per Sana ha confermato la capacità del biologico di saper interpretare ancora di più i nuovi desiderata alimentari degli italiani: il numero di famiglie che in un anno ha acquistato almeno una volta un prodotto bio è giunto al 78%, un milione di acquirenti in più rispetto al 2016. Il 47%, dato ancor più sintomatico, lo consuma almeno una volta a settimana.

Ma chi è il consumatore tipo? Non è la prima volta che indagini di questo tipo cercano di rispondere a questa domanda e anche questa volta il quadro emerso non si discosta molto da una fotografia già nota: ha un reddito medio-alto, un titolo di studio dalla laurea in su, ha figli piccoli, molti millenials amano il bio. È però interessante notare anche altri fattori: il 67% di chi compra bio è vegetariano o vegano, il 54% è intollerante a qualche ingrediente, il 53% compra prodotti al 100% veg. Insomma, c’è una sovrapposizione notevole tra chi compra bio e chi compra veg (e in parte anche FreeFrom). Non a caso il 30% dei prodotti con ingredienti al 100% vegetali ha la certificazione bio e quando un prodotto veggie è anche bio cresce il suo appeal tanto che il 48% pensa che abbia anche qualità superiore.

“La sfida del bio andrà avanti e si potrà continuare a scommettere?” ha chiesto Silvia Zucconi di Nomisma prima di iniziare la sua presentazione. Nulla, al momento, sembra poter far rispondere negativamente.

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