Nel 2022 la superficie a biologico in Italia è cresciuta del 7,5% rispetto all’anno precedente, raggiunge così la quota del 18,7% sulla sau (superficie agricola utilizzata) complessiva. Ma decresce l’incidenza degli ortaggi bio e anche i frutteti registrano un tasso di incremento inferiore rispetto a quello del settore, solo mille ettari in più rispetto al 2021.
E’ il quadro tracciato da Fabio Del Bravo, dirigente servizi per lo sviluppo rurale di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), intervenuto stamattina all’Aquila al convegno Appuntamento con il bio organizzato dall’Istituto e dal Masaf (ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare).
Una crescita insperata
“In pochi si aspettavano una crescita di questa entità – ha esordito Del Bravo – Siamo di fronte a uno degli incrementi più importanti registrati dal settore negli ultimi anni, si tratta di un inequivocabile segnale di vitalità del comparto“.
Come ha rilevato Del Bravo, circa la metà della superficie biologica italiana è interessata da prati e pascoli, ma sono molto buone anche le performance di uliveti e vigneti. “Gli ortaggi presentano invece superfici in riduzione, mentre i frutteti sono cresciuti, seppur di poco, rispetto al 2021”.
“Il biologico italiano presenta una crescita armonica, perché oltre alle superfici sono aumentati anche gli operatori coinvolti, +9% rispetto al 2021 – ha proseguito – Dal punto strutturale lo scenario è dunque confortante”.
Il problema dei consumi domestici
Meno incoraggiante è la situazione del mercato, che mostra una contrazione della domanda domestica, -3,6% sull’anno precedente. “Non è un problema solo italiano – ha rilevato – Anche Germania e Francia, mercati dunque molto ricettivi, mostrano una contrazione della domanda che supera il 4 per cento”.
“Crescono però i consumi di prodotti inusuali – ha aggiunto Fabio Del Bravo – Per esempio la passata di pomodoro bio registra incrementi superiori rispetto a quella tradizionale”.
I canali e il sentiment
Sul fronte dei canali distributivi, perdono terreno i negozi specializzati, mentre crescono i discount, sempre più attenti a proporre al consumatore referenze bio in tutti i reparti. “Di sicuro inatteso è l’interesse del canale Horeca – ha riferito Del Bravo – Il 13% dei bar e dei ristoranti italiani dichiara di voler usare i prodotti biologici come elemento distintivo della propria offerta”.
Positivo il sentiment delle aziende agricole bio in termini di prospettiva: “La Pac (Politica agricola comunitaria) inquadra il biologico come elemento strategico e dunque destinatario di importanti risorse – ha sintetizzato – Un atteggiamento che evidentemente piace agli agricoltori”.
Le criticità e gli elementi positivi
Se le criticità riguardano l’immobilità dei consumi domestici, la reperibilità dei fattori della produzione (sementi in primis), i cambiamenti climatici che hanno un impatto maggiore sulle colture bio rispetto a quelle tradizionali e la riduzione del differenziale tra prezzo dei prodotti bio, e prezzo dei prodotti convenzionali, a fare da contraltare ci sono alcuni elementi positivi: “Cresce la sensibilità dei consumatori riguardo alla sostenibilità – ha concluso Fabio Del Bravo – Così come il quadro normativo e l’orientamento della Pac giocano un ruolo essenziale sulla tenuta e lo sviluppo del settore”.
Il commento di Alleanza Cooperative
“I dati sui consumi dei prodotti biologici del 2022, che vedono scendere l’incidenza delle vendite bio sulla spesa agroalimentare complessiva dal 3,9% al 3,6%, rendono ancora più impellente la richiesta avanzata dalla cooperazione di promuovere e incentivare la crescita delle produzioni biologiche sul territorio, sostenendo contestualmente anche la domanda – ha dichiarato il coordinatore del settore Biologico di Alleanza Cooperative Agroalimentari Francesco Torriani – Un obiettivo duplice, che può essere conseguito solo puntando sull’aggregazione, poiché in un contesto caratterizzato da una riduzione del potere di acquisto delle famiglie, sono solo le filiere efficienti quelle in grado di mettere sul mercato prodotti di qualità a prezzi competitivi”.
Gli obiettivi
A Pietro Gasparri, dirigente del Masaf, il compito di ricordare gli obiettivi, ambiziosi, a livello nazionale ed europeo: “Se l’Ue punta al 25% della sau a biologico entro il 2030, l’Italia si è data la sfida della stessa quota entro il 2027 – ha commentato – Ma non basta. E’ fondamentale il consolidamento dei consumi, perché non vogliamo che gli agricoltori scelgano il metodo biologico solo per accedere ai contributi, desideriamo che si crei una cultura nei consumatori, occorre quindi investire in comunicazione e informazione”.
Tutti elementi contenuti nel Piano nazionale, il quale ha, tra gli altri, l’obiettivo di favorire la conversione da tradizionale a bio, l’incentivazione dei distretti e delle mense biologiche, la promozione della tracciabilità dei prodotti bio.
“L’agricoltura biologica da metodo di produzione è stata elevata a politica europea supportata da denaro, norme e indirizzi – ha chiosato Gasparri – In questo contesto un ruolo fondamentale è quello della legge 23 del 9 marzo 2022, un provvedimento atteso per più di un decennio che sta contribuendo in maniera fattiva allo sviluppo del comparto”.