Frutta a guscio ed essiccata

07 ottobre 2024

Carrubo, un mercato tutto da fare crescere

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Sta volgendo al termine la campagna di raccolta delle carrube in Sicilia, regione in cui si concentra quasi la totalità della produzione nazionale, con circa 5.500 ettari coltivati di cui il 90% nelle provincie di Ragusa e Siracusa.  Iniziata i primi di agosto, la raccolta si protrarrà fino alla metà ottobre. 

La produzione 2024

Dopo l’abbondante produzione dello scorso anno, che si è attestata intorno alle 40mila tonnellate, l’annata 2024 si prospetta inferiore alla media. “In gran parte è fisiologico. Di solito, ogni quattro anni il carrubo ha una produzione abbondante, una scarsa e due nella media, in un ordine che può variare”, spiega a myfruit.it l’agronomo Massimiliano Brugaletta, procurement specialist di Lbg Sicilia, azienda leader nel settore degli ingredienti alimentari.

Nonostante sia una pianta resistente, anche le avversità climatiche incidono sulla resa soprattutto se, come sta accadendo, si protraggono per lungo periodo spingendo la pianta verso l’autoprotezione e limitando il dispendio energetico nella fase riproduttiva.

Un mercato che punta alla stabilità

Il mercato del carrubo ruota oggi intorno alla farina ricavata dall’endosperma del seme: una sostanza addensante naturale, molto apprezzata per l’alta efficienza tecnologica alimentare, che viene utilizzata soprattutto nell’industria per dare consistenza e cremosità a prodotti come gelati, maionesi e salse. 

Un prodotto tuttavia non semplice da ottenere: “Ci vogliono impianti realizzati ad hoc, non facili da realizzare visto che non esistono fornitori specializzati. Vengono creati su specifica richiesta del cliente in relazione al prodotto che si vuole ottenere ed alla sostenibilità ambientale del processo di produzione che si vuole garantire”, osserva Brugaletta.

Negli ultimi anni il prezzo della materia prima è stato piuttosto altalenante. Tre anni fa sul mercato locale ha superato i tre euro, arrivando anche a 3,80. Un boom che ha mandato in tilt il sistema con lo spostamento degli acquirenti della farina di seme verso prodotti sostitutivi.

“I succedanei non sono sempre efficienti e sostenibili come la farina di seme di carrubo, ma le aziende sono corse ai ripari. Trascorso il tempo necessario per cambiare le formulazioni dei propri prodotti, hanno chiuso i contratti con i fornitori di tali prodotti. Il mercato quindi è crollato”, aggiunge Brugaletta, anche in qualità di vicepresidente del Distretto Frutta secca di Sicilia.

Il calo dei prezzi ha toccato il punto più basso lo scorso anno con 0,45 euro: troppo poco per soddisfare le necessità dei produttori. 

Da qui si può dunque solo ripartire. Per Brugaletta, l’obiettivo delle aziende dell’intera filiera è ora dimostrare al mondo la stabilità dei prezzi, così da tranquillizzare gli acquirenti, per lo più importanti e note multinazionali dell’industria alimentare, e fare in modo che tornino ad usare la farina di seme di carrubo nelle loro produzioni. 

Programmare produzione e costi non è però semplice: “Si tratta di una pianta arborea soggetta a variazioni di produzione su cui influiscono sia le caratteristiche intrinseche che l’alta variabilità climatica. È quindi molto difficile fare programmazione”, precisa. 

Sostenibile, ricco di nutrienti e con grandi potenzialità di crescita

Ma il carrubo ha dalla sua parte due importanti vantaggi: è una coltivazione sostenibile che produce un frutto ricco di elementi dall’alto valore nutraceutico.

È infatti una pianta che non prevede un elevato consumo di acqua, e quindi di energia, né di concime. È resistente, difficilmente si ammala e non richiede trattamenti. Spesso viene coltivata in terreni marginali.  Una coltura dunque dalle grandi potenzialità in un contesto segnato da siccità e cambiamenti climatici, con un consumatore sempre più attendo a cosa mangia.

L’Italia è un Paese che importa la maggior parte della materia prima necessaria alle aziende di trasformazione. “Abbiamo bisogno di accrescere la produzione. Le prospettive di crescita del mercato sono enormi e non dobbiamo sottovalutare l’importanza del carrubo da una prospettiva di salvaguardia ambientale e paesaggistica”, evidenzia l’agronomo. 

Pianta storica e caratterizzante del paesaggio mediterraneo, il carrubo può vivere centinaia di anni. Ne esistono esemplari millenari. “Alla luce dei tanti vantaggi di tale coltura, sotto diversi punti di vista, sarebbe auspicabile una legge che la tuteli e premi chi se ne prende cura. Le istituzioni e la politica dovrebbero promuovere la piantumazione di nuovi carrubeti e proteggere gli esistenti”, sottolinea Brugaletta che ha portato la richiesta anche al Senato. “È una follia, ad esempio, estirpare carrubeti per creare impianti fotovoltaici a terra, come sta accadendo. Sarebbe opportuno che le Istituzioni vigilassero”, commenta. 

Non solo farina di seme

La valorizzazione del carrubo di recente non si limita solo al seme, ma si sta ampliando anche alla polpa

Alla luce dell’aumento del prezzo del cacao, le aziende stanno cercando di capire come abbattere i costi. La sostanza che più si avvicina al cacao e che potrebbe essere usata come parziale surrogato è proprio la farina di polpa di carruba, dolce e di colore marrone. 

“Esistono già i primi prodotti sul mercato, ma si tratta di un processo lungo che va affinato per esaltare al massimo le caratteristiche organolettiche e migliorare gli aspetti microbiologici del prodotto. Si tratta di una prospettiva a cui il mondo guarda con attenzione”, afferma Brugaletta. 

Anche la polpa del carrubo vanta numerose proprietà benefiche: è ricca di sali minerali, povera di grassi e ricca di carboidrati. Contiene anche il D-pinitolo, una molecola responsabile degli effetti antidiabetici,  in grado di regolare il livello di zucchero nel sangue nei pazienti con diabete mellito di tipo 2.

“Siamo in un momento in cui dobbiamo ripartire – conclude Massimiliano Brugaletta -  Gli elementi e gli strumenti ci sono tutti”. 

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