23 settembre 2020

Crowdfarming: la piattaforma che avvicina produttori e consumatori

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Si chiama crowdfarming ed è il crowdfunding che mette in contatto diretto chi produce il cibo e chi lo consuma. Nella pratica, una piattaforma (ideata da una società spagnola) che permette ai produttori di mostrare i propri progetti ai consumatori finali. I quali, se convinti, possono contribuire economicamente, ricevendo in cambio i prodotti alimentari. Qualcosa in più di una piattaforma e-commerce, perché alle spalle c'è la filosofia crowdfunding, che pone le sue basi nella condivisione, nell'etica, nel sociale. E che permette di realizzare progetti senza ricorrere ai tradizionali canali di finanziamento.

Tra le proposte  presenti sulla piattaforma – produttori di olio, di vino, di pasta – anche una (italiana) legata al mondo dell’ortofrutta. E’ quella della azienda agricola Bio Agrumi Monasteri di Floridia (Siracusa), che propone di adottare un albero di agrumi. Ma prima di entrare nel merito, è doveroso un passo indietro: che cos’è il crowdfunding, a cui il crowdfarming si ispira?

Crowfunding, microfinanziamenti per piccoli, grandi progetti

Il crowdfunding, in italiano finanziamento collettivo, è un processo in cui un gruppo di persone sceglie di utilizzare il proprio denaro per sostenere il progetto di altri. Una forma di microfinanziamento in cui chiunque può essere coinvolto, con vantaggi per ambo le parti: l’ideatore del progetto non dovrà ricorrere a forme di finanziamento tradizionali, che spesso richiedono garanzie complesse; il sostenitore potrà beneficiare di una nuova forma di investimento, che non richiede l’immobilizzazione di ingenti capitali. Nei progetti crowdfunding, infatti, le somme in gioco sono spesso contenute. Vi è infine un altro tipo di beneficio: nella filosofia del crowdfunding è infatti insita la rilevanza etica, sociale e culturale dei progetti, che possono essere di diversa natura, scientifici, immobiliari, imprenditoriali. O, come nel caso del crowdfarming, volti alla valorizzazione della filiera agroalimentare e del territorio rurale.  Il progetto dell’azienda agricola Bio Agrumi Monasteri è proprio questo: permettere ai consumatori (non solo italiani) di conoscere gli agrumi siciliani, acquistandoli direttamente dal produttore. Contribuendo così a valorizzarli e a generare ricchezza (per esempio posti di lavoro) nella zona rurale di provenienza. 

Bio Agrumi Monasteri: “Adotta un arancio”

Renato e Angelo Gibilisco, della azienda agricola Bio Agrumi Monasteri

Il progetto crowdfarming proposto dall’azienda agricola Bio Agrumi Monasteri prevede l’adozione di un albero di arance (ma anche limoni, mandarini, pompelmi) coltivato secondo i dettami (e la normativa) dell’agricoltura biologica: in cambio si riceve il raccolto, in scatole da 10 chili. Non si tratta di un impegno di lungo termine: una volta ricevuto il raccolto si può decidere di rinnovare e prolungare l’adozione oppure di farla decadere.

L’azienda siciliana coltiva due varietà di arance biologiche – Navel e Valencia – oltre a limoni (Femminello Siracusano Igp), pompelmi (Star Ruby) e mandarini (Tardivo di Ciaculli).

Al momento è in atto una fase di conversione, che porterà la Bio Agrumi Monasteri a diventare un’azienda biodinamica. Dai 5mila metri quadri acquistati nel 1957, oggi gli ettari coltivati sono trenta: tutta la famiglia Gibilisco – Angelo e Valeria, con i figli Renato e Sara – sono quotidianamente impegnati in azienda: “Siamo felici di far parte di crowdfarming – si legge nella loro presentazione – perché vogliamo condividere la nostra vita in azienda con crowdfarmer di tutto il mondo e vogliamo dare loro l'opportunità di adottare i nostri alberi e di avvicinarsi all'agricoltura e alla natura”.

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